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Serie A senza giovani? Calcagno lancia un piano per cambiare tutto

Calcagno (AIC) propone sgravi fiscali per chi investe nei giovani italiani. Riforme, debiti e futuro della Nazionale al centro del dibattito.

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Umberto Calcagno
Umberto Calcagno

Il calcio italiano sta vivendo un momento di forte contraddizione. Mentre i club di Serie A investono sempre più spesso all’estero, trascurano il settore giovanile nazionale e la valorizzazione del talento locale. Un trend che rischia di compromettere anche il futuro della Nazionale. A denunciarlo è Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC), in un’intervista rilasciata a Tuttosport. Calcagno ha lanciato l’allarme: l’ampliamento delle competizioni internazionali, come il nuovo Mondiale per Club, sta sottraendo ricchezza ai campionati nazionali e indebolendo il sistema interno. Di fronte a un mercato globalizzato e sempre più orientato verso l’estero, la Serie A sembra aver abbandonato l’idea di investire nel vivaio e nei giovani italiani. Per invertire la rotta, l’AIC ha proposto al Ministro dello Sport Andrea Abodi un nuovo incentivo fiscale per favorire l’utilizzo dei giovani cresciuti nei settori giovanili dei club.

Il Mondiale per Club e il rischio di impoverimento dei campionati nazionali

Tutto parte dalla riforma del Mondiale per Club, che secondo Calcagno andrebbe giocato in “una finestra più umana”, ovvero in un periodo che consenta ai calciatori almeno tre settimane di riposo a fine stagione. Ma il vero nodo, avverte il presidente dell’AIC, è un altro: “La vera questione è legata alla creazione e all’ampliamento di nuove competizioni internazionali, che spostano la ricchezza lontano dai campionati nazionali. Dobbiamo anche porci il problema di come redistribuire i proventi che generano”. L’espansione di tornei globali sta dunque alterando gli equilibri finanziari, concentrando risorse nei club più ricchi e penalizzando le realtà minori. In questo contesto, diventa essenziale garantire una redistribuzione più equa dei ricavi e sostenere le categorie inferiori come la Serie B e la Serie C, oggi trascurate dal mercato e dalla politica sportiva.

La crisi del vivaio italiano e la proposta di sgravio fiscale

Uno dei temi centrali sollevati da Calcagno riguarda l’involuzione del settore giovanile in Italia. “Dobbiamo rivitalizzare il mercato interno verso la Serie B e la Serie C, oggi spendiamo soprattutto all’estero”, ha sottolineato, aggiungendo che questa scelta avrebbe “un impatto molto superiore all’eventuale riforma della legge Melandri”. Il problema, però, è anche culturale e normativo: non si può obbligare per legge l’impiego di calciatori italiani, poiché “sarebbero leggi illegittime”. Eppure, esempi come quello della Spagna dimostrano che si può costruire un modello virtuoso in grado di coniugare competitività internazionale e valorizzazione della filiera interna. “La Nazionale italiana attinge a un numero troppo limitato di calciatori selezionabili in massima serie”, ha ribadito Calcagno, ponendo l’accento sulla necessità di invertire la rotta. Da qui, la proposta al Ministro Abodi di uno sgravio fiscale per i club che impiegano giovani del proprio vivaio, un incentivo concreto per stimolare l’investimento nella formazione.

Debiti, ricavi e il piano strategico per un calcio più sostenibile

A completare il quadro è la riflessione sul modello economico del calcio italiano, spesso sbilanciato verso una crescita insostenibile. “Non dobbiamo solo inseguire i ricavi, ma anche razionalizzare i costi”, ha dichiarato Calcagno, facendo riferimento al Piano Strategico deliberato nel marzo 2024 dalla FIGC sotto la guida del presidente Gabriele Gravina. “Abbiamo un debito spaventoso, e in Italia maggiori ricavi hanno sempre comportato più indebitamento”, ha aggiunto. Un’ammissione che fotografa perfettamente il paradosso italiano: aumentano le entrate, ma aumentano anche le passività, senza un reale miglioramento nella qualità del prodotto sportivo e nella crescita dei giovani. Il calcio italiano, dunque, è chiamato a una riflessione profonda: senza un deciso cambio di rotta e una valorizzazione sistematica del talento locale, non solo la Serie A, ma anche la Nazionale rischiano un declino irreversibile.

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