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Juventus e Milan, la programmazione sopra il risultato: partenza a rilento, ma la chiave è costruire
Juventus e Milan, due big del Primavera 1, sono partite a rilento in campionato ma l’obiettivo è quello di costruire il futuro.

Juventus e Milan, creare talento vale più dei tre punti?
“Tra la partenza e il traguardo, in mezzo c’è tutto il resto”: prendiamo in prestito questi splendidi versi di Niccolò Fabi per parlare di due realtà che hanno fatto del costruire la propria ragion d’essere. I numeri, una volta tanto, ci aiutano a fotografare una situazione di difficoltà per due giganti che si sono scoperti di argilla nelle prime settimane del Primavera 1. Juventus e Milan sono state risucchiate in zone di classifica che solitamente non gli appartengono: bianconeri fermi a 4 punti, rossoneri distanti solo 3 lunghezze e ancora alla disperata ricerca di continuità. Eppure, la linea tracciata sembra essere un’altra, in controtendenza rispetto alle altre. Come se il risultato passasse in secondo piano, rispetto ad un elemento come la valorizzazione del talento.
Due tra le squadre più giovani del campionato
Basterebbe solo questo elemento per ribaltare la narrazione: specialmente in Primavera, avere un anno di esperienza in più fa tutta la differenza del mondo. Ebbene, nel caso di Juventus e Milan il continuo ricambio generazionale è la chiave per rinnovarsi e costruire talento da lanciare in orbita Under 23 o addirittura prima squadra. Le due squadre si presentano in campo nel 25/26 con un undici dall’età media di 17,8 anni; sono più “giovani” soltanto le formazioni di Monza (17,5 anni) e Inter (17,7).
Dinamica che può essere tradotta al meglio guardando all’ultima settimana di campionato. In particolare, i bianconeri contro il Bologna schieravano quattro ragazzi classe 2007, due classe 2008 e un classe 2009. Dall’altra parte della barricata, i rossoblù mandavano in campo 5 classe 2007 e 6 classe 2006: la differenza è sostanziale, specialmente nella consapevolezza e nel bagaglio di conoscenze.
Lo stesso schema è applicabile per i rossoneri: contro il Frosinone c’erano in campo cinque classe 2008 e quattro classe 2007. Numeri che vanno al momento a braccetto con una crescita a rilento, ma che dimostrano l’audacia di prendere una scelta controintuitiva, che possa pagare sul lungo periodo. In sostanza, Juventus e Milan accettano la variabile della sconfitta all’interno della propria equazione, mettendo il risultato a breve termine gerarchicamente indietro rispetto alla costruzione dei giovani talenti.
I nuovi leader pronti a prendersi Juventus e Milan sulle spalle
Testa e coda: gli impulsi più interessanti, in entrambi i casi, li stanno dando i portieri e gli interpreti offensivi. I volti della Juventus, nonostante le due sconfitte con Genoa e Bologna, sono stati Destiny Elimoghale e Sebastiano Nava. Il classe 2009 ha messo un altro tassello importante nel suo percorso, ovvero il primo gol in carriera in Primavera; l’estremo difensore del 2008 ha raccolto tre palloni dalla rete, ma ha calato parate nel contenuto e nella forma notevoli, tenendo i suoi per ampi tratti in linea di galleggiamento. C’è attesa invece per la definitiva esplosione di Maxime De Brul, 16enne difensore belga che nell’ultima uscita ha palesato ancora qualche limite nelle letture e nella tenuta del campo aperto.
In casa Milan, Longoni è ormai una certezza, tra parate di riflesso, uscite sempre più competenti e solidità tra i pali. Lontani sta affinando l’istinto da killer dell’area di rigore: con 3 reti già realizzate il classe 2008 è capocannoniere e uno dei leader tecnici e carismatici. Lorenzo Ossola invece, in questa nuova versione da finta mezzala con licenza di galleggiare tra le linee, sta trovando nuova linfa per la sua vena creativa (2 assist) e anche maggiore presenza in area avversaria.
Un avvio sbiadito da dover riscattare
I margini di crescita e il potenziale però vanno confermati necessariamente con un passo diverso in campionato. La vetta della classifica dista 9 punti per la Juventus, mentre il Milan la guarda da una posizione leggermente più vicina (6 lunghezze). Insomma, il cambio di marcia è in ogni caso auspicabile, in particolar modo per dare quell’iniezione di fiducia che può servire a gruppi così giovani per credere nel proprio talento e trasformarlo in qualcosa di sempre più concreto. Una missione non impossibile, considerando il materiale a disposizione delle due squadre.
Luca Ottaviano
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