ESCLUSIVA MP – Avellino, Capobianco: “Cerchiamo di trasmettere il senso d’appartenenza. Primavera 2? Un grande traguardo”
Giuliano Capobianco, responsabile del settore giovanile dell’Avellino, ha parlato ai nostri microfoni di obiettivi e senso di appartenenza.
Le parole di Giuliano Capobianco: responsabile del settore giovanile dell’Avellino
L’Avellino prosegue il suo progetto giovanile che, negli ultimi anni, ha raggiunto non pochi traguardi. Regalando al club biancoverde anche tante soddisfazioni, con molti giovani capaci di entrare a far parte delle rotazioni della prima squadra. Allenata, e portata alla vittoria del campionato, da mister Raffaele Biancolino: allenatore della Primavera nella stagione della promozione in Primavera 2. Abbiamo intervistato, per questo motivo, Giuliano Capobianco, Responsabile del Settore Giovanile biancoverde, per scoprire il lavoro che c’è dietro.
Capobianco, il senso d’appartenenza e il valore educativo
Direttore, partiamo dalle basi, su cosa si fonda il settore giovanile dell’Avellino? Quali sono i punti più importanti per rappresentare i colori biancoverdi?
“Siamo al sesto anno di attività, siamo partiti nell’anno della pandemia con tutte le difficoltà del caso. Ci eravamo prefissati dall’inizio di voler crescere, sempre di più, per poter competere nelle categorie nazionali. Abbiamo sempre chiesto il senso di appartenenza ai ragazzi: incarnare i valori dell’Avellino, della città, dell’Irpinia, è stata sempre la nostra volontà fin dall’inizio. Questo parte dalle scuole calcio, che ci fanno arrivare ragazzi pronti per le categorie nazionali. Abbiamo, poi, ottenuto la promozione in Primavera 2, ed è stato un grande passo, un grande salto, per noi. Abbiamo portato tantissimi giocatori in Primavera, ci sono stati degli esordi anche in prima squadra. Questo deve essere poi l’obiettivo: far crescere i ragazzi in maniera sana e fare in modo che possano, piano piano, scalare le varie categorie. Fino alla prima squadra, dove ci auguriamo anche quest’anno di vedere delle apparizioni”.
Mi ricollego al senso di appartenenza. La linea che si sta tracciando è proprio quella che mette al centro Avellino: come città, come squadra. L’indirizzo che si sta dando è quello di voler far sentire il peso di questa maglia. Con Biancolino che, dopo tutta la trafila con la Primavera, è arrivato in prima squadra. Con Molino allenatore della Primavera, con D’Angelo nuovo allenatore dell’under 15. Quanto è importante tutto questo? Non soltanto nell’ottica dei risultati calcistici, ma proprio nella costruzione del futuro calciatore ed uomo.
“Negli anni abbiamo sempre cercato di avere persone che, comunque, realmente potessero trasmettere determinati valori. Avere con noi chi ha già scritto pagine di storia di questa maglia è importantissimo: con i capitani delle varie categorie cerchiamo sempre di avere come capitano un ragazzo che ha fatto il percorso con noi. Crescere in questo senso. La stessa cosa la facciamo con le categorie nazionali, perché arrivare in primavera con quel senso di appartenenza è determinante. Ai ragazzi chiediamo innanzitutto di divertirsi e di affrontare la settimana in maniera sana: senza tralasciare impegni scolastici, senza tralasciare l’alimentazione e la salute quotidiana. Poi ci sono anche delle regole. Alla fine questo ci ha portato a ben figurare nel corso degli anni. E non succede senza regole e idee”.
Direttore, nel corso dell’intervista abbiamo parlato di tecnica, tattica, di progetto, ma anche di educazione. Che dovrebbe essere il principio fondante. Sfortunatamente, alcuni anni fa, sei stato vittima di minacce di morte da parte di un genitore. Purtroppo, nel mondo del calcio di oggi, questi episodi sono più frequenti del previsto. Ti senti di lasciare un messaggio? Per far comprendere il ruolo di voi addetti ai lavori.
“Tante cose si fa fatica a capirle dall’esterno. A volte, nel momento in cui un ragazzo trova poco spazio e fa uno scarso minutaggio, vieni visto come nemico dal genitore. Credo sia normale che ci sia un’aspettativa da parte di un genitore, ma dovrebbero cercare di farli stare sereni e tranquilli per fargli fare il loro percorso. Non è facile, noi siamo dei mezzi per far sì che si creino i calciatori. Noi addetti ai lavori dobbiamo prendere delle decisioni, non è affatto facile. Io, aldilà del passato, posso solo dire che i genitori debbano supportare i loro figli per far sì che si possano divertire. A noi non interessa la quantità di minutaggio, ma la qualità. Cerchiamo di dar spazio al merito, i ragazzi devono stare bene nel contesto in cui stanno e vivere bene la settimana”.
Si ringrazia l'Avellino per la concessione dell'intervista e della foto; e Capobianco per la disponibilità
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