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Torino, il 2026 per rialzare la testa: cosa deve cambiare per scacciare l’incubo retrocessione

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esultanza Torino

Torino, l’anno nuovo porterà con sé una fiducia rinnovata?

Il ragionamento parte da due grandi consapevolezze: il girone d’andata del Torino Primavera è da archiviare alla voce “incubi che diventano reali”; in più, avendo toccato varie volte il fondo, ora si può soltanto risalire. È vero: le prossime 21 partite di campionato assumono le conformazioni di un Gran Premio della montagna, con pendenze molto ripide e una classifica in cui lo strappo da ricucire comincia ad essere importante. Eppure, la speranza di centrare una clamorosa salvezza, rimane.

Torino versione 2026: c’è bisogno di un cambio di pelle

La prima parte di stagione ha certificato una dura verità: il ricambio generazionale, che avrebbe dovuto portare al “Toro” nuova linfa, per ora non ha funzionato. Ai blocchi di partenza infatti, i granata si presentavano con 12 volti nuovi su 31 componenti del gruppo provenienti dalle Under 17 e 18, che qualche mese fa avevano alzato lo Scudetto di categoria. Quel 38% di rappresentanza dal basso però, non ha avuto l’impatto che ci si aspettava. Partiamo dalle eccezioni: Manuel Carrascosa si sta ritagliando il suo spazio, ha giocato 11 partite consecutive da titolare e ha cominciato a consolidare uno status da semi-inamovibile nel pacchetto arretrato. Da segnalare anche l’exploit improvviso nelle ultime settimane di Romeo Sandrucci, che dal 12 dicembre ha messo a referto 2 gol e 2 assist in 3 presenze, firmato i pareggi contro Genoa, Lazio e Lecce.

Anche Lorenzo Ferraris sta alzando i giri del motore, e da novembre in poi ha trovato più minutaggio in un centrocampo ancora alla ricerca di una propria identità. Dagli altri, poco o nulla: qualche strappo di David Bonacina (2 assist nelle ultime 4 apparizioni) e un Andrea Luongo che sta provando ad imporsi come leader, senza aver trovato ancora la chiave per dare consistenza e continuità ai suoi spunti.

Timidi segnali di ripresa

L’eclissi totale è durata più del previsto, ma alzando lo sguardo si comincia nuovamente ad intravedere la luce del sole. Nulla di eclatante, ma quando il trauma è stato forte, si procede per piccoli passi, ricostruendo gradualmente identità e spirito di squadra. Il Torino non ha sicuramente trovato la cura per un girone d’andata sotto ritmo, vuoto nei contenuti e nel tono atletico e mentale. Eppure, le ultime uscite hanno mostrato uno scenario diverso: la vittoria continua a mancare dallo scorso 5 ottobre, una rottura prolungata di 10 partite. Dal 6 dicembre però, i granata hanno inanellato una striscia positiva di 4 partite senza sconfitta; 4 pareggi, che spostano poco in termini di classifica ma al contempo regalano dei segnali di timida risalita.

Affidandosi ad un attacco che a corrente alternata dimostra di avere armi per scardinare le difese (19 gol totali, 13esimo in tutto il campionato per produzione offensiva), ma non riuscendo ad invertire la tendenza nella propria metà campo. I ragazzi di Baldini infatti concedono troppo: peggior difesa del torneo con 32 reti incassate, 14 soltanto nelle ultime 6 uscite (media di circa 2,3 a partita).

Da chi ci si aspetta un salto di qualità

Ecco gli ultimi due ingredienti verso la rinascita. Partiamo dall’elemento essenziale: la vittoria, il successo in campionato che manca dal 5 ottobre e che porterebbe entusiasmo e voglia di credere in un’impresa. A questo si aggiunge un altro dettaglio importante: la crescita di alcuni leader; il progresso nel gioco passa infatti anche dai singoli, dalle giocate risolutive. Il solo Gabellini infatti, non può risolvere tutti i problemi, nonostante i 6 gol fatti e la leadership dimostrata nel corso delle prime 17 gare.

Servono le geometrie di Liema-Olinga, in evidente crescita nelle ultime 4 uscite con 1 timbro, 1 assist e tanta presenza fisica. Si sente perfino la mancanza della creatività di Perciun, ormai assente dal 23 novembre e fermo a 3 assist in 10 apparizioni. Infine, ci si aspetta qualcosa di più da Luongo, leader tecnico e accentratore in U17 ma ancora poco incisivo nel suo anno d’esordio in Primavera 1.

Luca Ottaviano

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