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Sbravati: “Con i giovani serve accettare l’errore e alimentare il talento. Genoa club lungimirante nel lanciarli”
Jacopo Sbravati, allenatore della Primavera del Genoa, ha rilasciato una lunga intervista parlando di Primavera e del vivaio rossoblù.
Focus sul Genoa Primavera: parla mister Sbravati
Il Genoa protagonista nella puntata più recente di “È sempre Primavera”, rubrica di Radio TV Serie A. Tra gli interventi dei personaggi che lavorano all’interno del settore giovanile rossoblù, c’è stato ampio spazio anche per Jacopo Sbravati, allenatore della Primavera del club ligure. Il giovane tecnico, classe 1990, ha affrontato molti temi che riguardano le dinamiche del vivaio del Grifone, dagli aspetti sui quali lavorare con il suo gruppo, al campionato stesso, e non solo. Di seguito le parole di Jacopo Sbravati.
Le parole di Jacopo Sbravati
Sul suo percorso: “Sono arrivato al Genoa a tredici anni dopo aver fatto un percorso nel mio paesino, a Spotorno. Ho vissuto il Genoa prima da giocatore, con degli istruttori incredibili che mi hanno educato dal punto di vista sportivo e umano. Sono poi tornato, dopo alcune esperienze fuori, a ventiquattro anni, iniziando un percorso da tecnico culminato con l’attuale panchina dell’U20”.
Il lavoro con i ragazzi: “La gestione di un gruppo di giovani calciatori è sempre molto delicata. Dobbiamo creare un ambiente positivo e costruttivo e cercare di capire le loro eccellenze attraverso il dialogo. Capire dove possono migliorare attraverso lavori individuali e collettivi. E accompagnarli nella crescita, della quale fa parte anche l’errore che va accettato e preso come un’opportunità. Serve un approccio autorevole e non autoritario, fondamentale per portarli nel mondo dei grandi che ha altre priorità. Nella Primavera puoi iniziare ad introdurle”.
Sul talento: “C’è chi ha talento tecnico, chi fisico, chi caratteriale. Distinguerlo è importante, ma per noi lo è la gestione del talento. Per chi fa settore giovanile significa passare da dei dialoghi che alimentino il talento, così come dei lavori atletici, tecnici e tattici. E i ragazzi devono sapere che il talento da solo non basta”.
Sul Primavera 1: “È un campionato che ha cambiato forma, è molto competitivo. Ci sono venti squadre, un’età più alta e tre retrocessioni che coinvolgono la quartultima nel playout. Ci sono squadre giovani, come quelle dei club che hanno le Under 23, ma anche altre più avanti con l’età, fatte di tanti classe 2006. Si affrontano partite di ogni genere, più sporche o più giocate, e questo è più formativo per i ragazzi perché li avvicina al mondo dei grandi. Ma al tempo stesso fa perdere di vista altre priorità, come quelle di aspettare alcuni ragazzi che hanno bisogno di più tempo”.
Una novità per i giovani: “Prima di ogni partita facciamo il punto con il nostro addetto all’arbitro, Crispo, che è stato un assistente importante in Serie A. Parliamo della terna che troveremo ed è una novità che ha creato tanta curiosità nei ragazzi. È interessante anche il post partita perché andiamo a vedere i comportamenti dei nostri ragazzi nei confronti della terna, proprio a livello di educazione. Si va a fare una valutazione anche su questo aspetto”.
Tanti prodotti del vivaio in prima squadra: “Questo è motivo di grande stimolo per tutti. Vedere Ekhator, Venturino e Fini, ma anche Masini e Marcandalli, che ci sono stati qualche anno prima, è uno stimolo per gli allenatori e i ragazzi stessi. In Italia ci sono poche società come il Genoa che danno ai ragazzi del settore giovanile delle opportunità a quel livello. È un’eccellenza, una politica della nostra società che è molto lungimirante. Confidiamo che potranno essercene di nuovi”.
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