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“Magic Moment” Inter Primavera: dall’anonimato ai playoff, tutto in sei gare

L’Inter Primavera ha cominciato a correre e non sembra volersi fermare: dall’inizio da incubo ad un mese fenomenale, ecco cosa è cambiato

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Inter, tutto in sei settimane: come una stagione può cambiare prospettive

Un’estate accompagnata dall’estasi e dall’euforia per lo Scudetto, poi il ritorno brusco alla realtà: l’Inter Primavera sembrava aver perso inerzia ad inizio campionato. La fotocopia sbiadita, irriconoscibile, di una squadra che soltanto qualche mese prima aveva messo le mani sul campionato. Eppure, con un exploit altrettanto improvviso e detonante, i nerazzurri si sono ripresentati a bussare alle porte di playoff. Un cambio di passo mostruoso per i ragazzi di Carbone, che adesso sono lanciatissimi e pienamente consapevoli della propria forza.

Da brutto anatroccolo a cigno: Inter, in due mesi una trasformazione completa

Il processo di trasformazione dell’Inter, da realtà anonima e inconsistente a grande pretendente per recitare nuovamente un ruolo da protagonista in off-season, è stato folgorante. Ci serviamo dei freddi numeri per dare un po’ di profondità all’analisi: il 18 ottobre, all’ottava giornata contro il Napoli, i nerazzurri si presentavano già ad una sorta di ultima spiaggia. Nelle precedenti 7 partite6 punti raccolti, frutto di bilancio pessimo di 1 vittoria, 3 pareggi e 3 sconfitte. Ruolino di marcia in controtendenza con il peso specifico di una squadra abituata a ben altri palcoscenici: preoccupante in particolar modo una proposta offensiva estremamente singhiozzante, con sole 5 reti segnate (media di circa 0,7 per partita). In più, era allarmante il dato sulla mancanza di reazione di un gruppo in balìa del corso degli avanti, senza avere mai la forza di indirizzarli o di sovvertire la trama.

Poi, qualcosa cambia: Carbone comincia a trovare dei leader, e a plasmare intorno a loro una squadra che cresce in confidenza e tono all’interno dei 90 minuti. I primi segnali nella sliding door col Napoli (3-0 senza storia) sono accompagnati da un’inarrestabile corsa: l’Inter innesta le marce alte e dall’ottavo turno non fallisce un appuntamento. Così, una classifica angosciante si trasforma in qualcosa di stimolante da guardare: in un mese, i nerazzurri diventano uno schiacciasassi da 5 successi 1 pari in 6 partite. Cresce l’attenzione difensiva, il centrocampo è più dinamico e trova le giocate giuste, accompagnando una proposta offensiva molto meno prevedibile. Il resto lo fanno i lampi degli esterni e gli strappi della prima punta.

Tutto questo permette una totale inversione del senso di marcia: 15 gol fatti (2,5 a match) e soltanto 3 subìti (0,5 per partita); cifre che, rapportate a quelle delle prime settimane, restituiscono la dimensione dell’impressionante metamorfosi della squadra.

I volti del cambiamento

Una cerniera difensiva ermetica

Tutto questo sarebbe stato impossibile se i tasselli non si fossero incastrati nel verso giusto. Dal 18 ottobre infatti, lo spartito suona un’altra musica: martellante e ossessiva quando c’è da attaccare; melodica, armonica nella transizione e nella prima costruzione; dura, tenace quando la priorità è difendersi. In questo senso, è stato fondamentale il salto di qualità di molti interpreti. Tra i pali, Farronato Taho hanno collezionato 3 clean sheet nella finestra temporale di riferimento. Dietro, Mackiewicz Breda offrono solidità, mentre Bovio (di ritorno dall’ottimo Mondiale U17) è il “leader maximo”, ministro della difesa che è reduce da un derby in cui è stato gigantesco, semplicemente insuperabile. Sugli esterni, Marello è sempre più prepotente e decisivo: nelle ultime 6 uscite, 3 assist confezionati e una serie di giocate che lo rendono un attore principale nella proposta offensiva.

Leader tecnici tra centrocampo e attacco

Le chiavi del centrocampo invece, le ha prese Filippo Cerpelletti: con o senza fascia al braccio, gioca e incide con una leggerezza disarmante. Derby spaventoso per applicazione, in cui ha comunque disegnato l’assist dell’1-0; in più, a referto dal 18 ottobre in poi ha messo anche 2 reti, tra le quali spicca il pareggio in extremis al 94′ contro la Roma. A proposito di chi sa sentire i momenti della partita: Jamal Iddrissou ha finalmente completato la muta, trasformandosi in un sicario dell’area di rigore. Nello stesso periodo, ha collezionato 3 presenze timbrando 3 volte e marchiando a fuoco tutte le partite in cui lo hanno costretto ad allacciarsi le scarpe. Straripante in campo aperto, sta cercando anche di aggiungere concetti diversi al suo bagaglio tecnico, tra cui qualche rifinitura per i compagni (vedasi il servizio vincente contro il Frosinone).

Fantasia al potere sugli esterni

Carbone sta integrando nel suo gioco anche una ricerca sempre più consistente delle fasce. In questo senso, giocano un ruolo fondamentale le sgasate di Pinotti, che dal match contro il Napoli ha cambiato passo portando in dote 2 gol 2 assist, oltre ad estro e senso della giocata. Lievita anche il minutaggio per Anas El Mahboubi, usato ancora come coltellino svizzero a partita in corso ma sempre più concreto nel cercare i compagni e le soluzioni personali. In più, il ritorno di Mattia Mosconi porta concretezza (1 gol e 1 assist per lui), mentre Aymen Zouin (devastante contro Napoli e Frosinone) ha messo il mirino sull’Under 23 ed è reduce da due convocazioni consecutive in Serie C.

Zona playoff: le gerarchie molto fluide rafforzano la candidatura dell’Inter

Una crescita grandiosa, detonante, favorita anche da un grandissimo equilibrio nei rapporti di forza tra le prime della classe. I continui rovesci in vetta, con qualche scivolone inatteso delle big nelle ultime settimane, hanno rimescolato le carte. Adesso, l’Inter è a 22 punti, con un gap dal primato ridotto a 3 lunghezze: uno scenario che rende credibile perfino una folle rimonta con sorpasso, visto il passo non irresistibile tenuto dalle altre. È il lato affascinante di un campionato che, alla 13a giornata, condensa 12 squadre in 6 punti. Fiorentina avvisata…

Luca Ottaviano

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