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Ciardi, Parma e una scelta per ricominciare: “Qui la piazza giusta”

Alessandro Ciardi, 10 dell’Italia U19 e del Parma: doppietta alla Moldavia, prima convocazione in A, crescita tra Inter e Salisburgo–Liefering. Obiettivo Europeo.

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Alessandro Ciardi Parma

Sul braccio sinistro Alessandro Ciardi ha tatuato una corona, un pallone e il numero 10. Non è estetica, è un patto: quella parte del corpo resterà dedicata solo al calcio, almeno finché non arriverà l’esordio in Serie A o un altro sogno realizzato. Classe 2007, centrocampista del Parma e numero 10 dell’Italia Under 19, Ciardi è uno dei volti più interessanti della nuova generazione azzurra.

La sua storia è fatta di scelte coraggiose, infortuni, ripartenze e una mentalità che, per dedizione e ossessione per il lavoro, richiama da vicino quella di Erling Haaland, il simbolo del modello Salisburgo da cui Alessandro è passato.

Mentre i grandi faticano, l’U19 vola

Nel momento in cui la Nazionale maggiore fatica e si complica il cammino verso il prossimo Mondiale, c’è un’Italia che viaggia forte e fa parlare di sé per motivi opposti: è l’Under 19 di Alberto Bollini.

Nell’ultima sosta gli Azzurrini hanno dominato il girone di qualificazione al prossimo Europeo, superando Moldavia, Bosnia-Erzegovina e Polonia e chiudendo al primo posto, conquistando l’accesso alla fase élite.

Tra i protagonisti del girone c’è proprio Ciardi, autore di una doppietta contro la Moldavia con la maglia numero 10 sulle spalle. Nome e numero riportano subito a un altro Alessandro, Del Piero. E non è solo suggestione: “Del Piero è sempre stato il mio idolo: personalità, numero 10, capitano, leader. Da bambino passavo ore a guardare i suoi video, lo faccio ancora oggi”, racconta.

L’Olimpico come un videogioco: la chiamata del Parma

La svolta del suo autunno arriva a fine ottobre: prima convocazione in Serie A, con il Parma di Carlos Cuesta, per la gara contro la Roma all’Olimpico. Tutto in pochi giorni, quasi troppo in fretta per essere vero.

“È stato totalmente inaspettato. Mi ero allenato una settimana con la prima squadra, ma continuavo a dirmi: ‘Dai, non mi chiameranno dopo appena sette giorni'”, spiega. Invece il tecnico colombiano lo inserisce nella lista dei convocati: “Quando mi hanno detto ‘Ale, sei convocato contro la Roma all’Olimpico’ è stata un’emozione grandissima. È solo il primo mattoncino, anzi forse metà: sarà completo quando esordirò. Ma già lì sembrava di essere in un videogioco”.

Il Parma è in lotta per la salvezza, ma la scelta di affidarsi a un allenatore appena trentenne indica una direzione chiara: coraggio e centralità dei giovani. “Cuesta è sempre presente, vive allenamenti e partite con una grande intensità e prova a spronarci al massimo”, dice Alessandro. E tra i compagni uno lo ha colpito più degli altri: “Pellegrino mi ha impressionato: appoggia perfettamente, fa sponde, tiene la palla. Lavora tantissimo, vedrete cosa diventerà”.

Salisburgo, Liefering e la mentalità alla Haaland

Per capire davvero Ciardi bisogna tornare al 2023, quando decide di lasciare l’Inter dopo undici anni di settore giovanile per dire sì al Salisburgo, la stessa cantera che ha fatto esplodere Haaland, Adeyemi e Szoboszlai.

“Il Salisburgo mi aveva convinto perché aveva un progetto su di me. Le strutture sono imparagonabili rispetto a qualsiasi centro sportivo in Italia”, racconta. In Austria, Alessandro si inserisce in un contesto in cui i giovani sono al centro del progetto: “Lì i ragazzi giocano in Europa League, tanti erano con me. Eravamo tutti stranieri, tutti nella stessa situazione: questo ha aiutato a fare gruppo. Le cose più complicate? La lingua tedesca… e il cibo, ovviamente”.

Gli infortuni frenano la sua crescita, ma Ciardi riesce comunque a giocare nella seconda serie austriaca con il Liefering, la seconda squadra del Salisburgo. A volerlo fortemente era stato Christoph Freund, oggi ds del Bayern Monaco. “Non mi pento della scelta: sono maturato andando via di casa. Ho sofferto la distanza quando sono arrivati gli infortuni, ma è stato fondamentale confrontarmi con una mentalità diversa”.

Al centro sportivo, ogni giorno, i pannelli di Adeyemi e Szoboszlai ricordano ai ragazzi che “il prossimo puoi essere tu”. E poi c’è l’ombra gigante di Haaland, passato di lì segnando 29 gol in 27 partite. “Ci raccontavano spesso aneddoti su di lui. La sua mentalità era impressionante: lavoro, lavoro, lavoro. Una volta doveva registrare un video di auguri per un ragazzo, ma ha detto: ‘Prima finisco tutto quello che devo fare’. Per lui anche quel video era lavoro, non ammetteva distrazioni. Era una macchina”. È quella stessa ossessione per il dettaglio che Alessandro prova oggi a replicare.

Dal parcheggio vicino al Monza agli addii all’Inter

Prima dell’avventura a Salisburgo, del Parma e dell’Italia U19, la storia di Ciardi parte da un parcheggio vicino allo stadio del Monza. “Ricordo il giorno in cui mio padre mi disse dell’Inter. Ero in un parcheggio a giocare e lui mi fa: ‘Ale, tante squadre mi hanno chiamato, ma la prima è stata l’Inter’. Non ci ho pensato due volte. Non ho mai sentito il bisogno di provare altrove: era la scelta giusta”.

Entra nel settore giovanile nerazzurro a cinque anni e ci resta per undici stagioni. L’addio non è semplice: “È stato difficile andare via, sia emotivamente che calcisticamente. Dovevo scegliere tra il cuore e l’ambizione di crescere e coronare un sogno”.

Il calcio è tutto per lui da sempre. Inizia nella Concorezzese, spesso con ragazzi più grandi di tre anni. “Non ho mai pensato a un piano B: il rischio è sedersi. Non potevo e non posso tuttora”, dice. Dietro ci sono i sacrifici di tutta la famiglia: “Finivo la scuola alle 16:30 e correvo al campo. I miei hanno fatto i salti mortali per portarmi sempre agli allenamenti, ma vedevano quanto mi divertivo”.

Un Europeo visto da casa e la rivincita con l’U19

Con la maglia azzurra, Ciardi ha un conto aperto. Nel 2024 è decisivo nelle qualificazioni all’Europeo Under 17, poi vinto dall’Italia in finale contro il Portogallo. Lui, però, quella coppa la guarda da casa per colpa di un infortunio.

“Mi sono sempre sentito parte del gruppo: il mister Massimiliano Favo mi chiamava ogni giorno, mi raccontava tutto. Mi ha anche chiesto di fare dei video per caricare i ragazzi”, ricorda. Quel trionfo storico – il primo Europeo U17 vinto dall’Italia – per Alessandro diventa benzina per il futuro: “L’Europeo U17 era il mio primo obiettivo, ora voglio vincerlo con l’U19 per riprendermi la mia rivincita”.

Per tornare al suo livello, Ciardi sfrutta il centro di riabilitazione RedBull a Salisburgo: “C’erano specialisti formidabili, piano piano sono riuscito a tornare su”. Oggi è uno dei punti fermi dell’U19 di Bollini, che ha già costruito un’identità forte: “Siamo sempre insieme, è come se ci conoscessimo da una vita. Hanno unito il gruppo dell’U20 con quello dell’U19, ma abbiamo fatto subito famiglia. La sera giochiamo sempre a ‘Lupus’. Tutti devono giocare, per forza”.

Credit: Luca Bozzetti

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