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Scalera, il calcio come scuola di vita: la doppia identità professore-allenatore

Giuseppe Scalera, le sliding door che cambiano una carriera
L’arte di sapersi reinventare: se fosse una materia scolastica, in cattedra ci sarebbe Giuseppe Scalera. La cattedra appunto, quell’ambiente naturale in cui era riuscito a trovare il proprio equilibrio dopo una carriera calcistica durata ben poco tra i professionisti. Oggi, a 27 anni, l’ennesima porta girevole: il Bari è pronto a consegnargli le chiavi della propria Under 14 da allenatore. I colori biancorossi, che diventano una seconda pelle da mostrare con orgoglio.
Scalera, nelle vene scorre sangue biancorosso
E’ la sua città, ma rappresenta anche una palestra di vita dove sta provando ad arricchire la propria storia. Cresciuto (persino calcisticamente) a Bari, il classe 1998 ha frequentato le giovanili del club pugliese fino al 2016. L’esordio ufficiale arriva nel Trofeo Berlusconi, a 17 anni e contro l’Inter: un sogno che si avvera, al quale si unirà anche il debutto in Serie B. E’ il 17 dicembre 2016 e Colantuono gli regala 90 minuti davanti al pubblico della sua città, nel contesto di un 2-1 casalingo contro l’Avellino. Il suo bottino nel campionato cadetto però si ferma a 208 minuti totali in 3 presenze, prima di cominciare una breve girandola di prestiti.
Costantemente con la valigia in mano nel periodo tra il 2017 e il 2022 cambierà 7 squadre diverse: brevi le parentesi alla Fiorentina e all’Andria, poi la Pistoiese, il Pescara, la Sambenedettese e la Viterbese, tutte condensate in un’annata. Infine, una stagione a Gravina, prima del ritiro dal calcio giocato che arriva nel luglio 2022.
La carriera con l’Azzurro dell’Italia
In Nazionale invece, il cammino è meno tortuoso: il picco massimo lo raggiunge con l’Under 20. Nel 2017 infatti, gioca da protagonista il Mondiale U20, confezionando anche 1 assist e fermandosi soltanto in semifinale, d’avanti all’Inghilterra di Solanke, Calvert-Lewin, Lookman, Tomori e Konsa. Insomma, col senno di poi i “tre leoni” avevano costruito una corazzata, ma anche gli azzurrini potevano contare su nomi oggi protagonisti con la Nazionale Maggiore. Scalera infatti, ha diviso il campo con Pessina, Orsolini, Dimarco e Mandragora. Una classe, quella del 1997-98, che stava per laurearsi con il massimo dei voti alla prova finale della maturità calcistica.
Nel suo bagaglio di conoscenze rientrano anche Barella e Frattesi da compagni di squadra. I clienti più scomodi? Saint-Maximin e Marcus Thuram, affrontati proprio nel Mondiale U20. “Una partita folle fu quella contro la Francia. Nella seduta video il ct mi mostrò il mio avversario: era un certo Saint-Maximin, mi chiesi ‘Come diavolo lo fermo ora questo?’. Era fisicamente enorme e velocissimo, un fenomeno. Ci davano per spacciati, la Francia aveva stravinto il girone. Penso di stargli attaccato, in modo da non potergli concedere spazio per correre in profondità. Primo pallone che tocca, si gira sulla palla in un nanosecondo e mi dà 3 metri. Ok… allora gli concedo spazio almeno poi posso fermarlo ogni volta che si gira: gli arriva palla, ma si allarga e sono costretto al fallo. Capii che l’unico modo per fermarlo era menarlo… Vincevamo 2-1, l’allenatore capì che avevo compreso come fermarlo e lo sostituì, io ero esausto ma… entrò un certo Marcus Thuram. Una bestia, un armadio, e io ero stremato”.
Il Bari nuovamente nel futuro
A dire il vero, quel cordone ombelicale non lo ha mai tagliato. Anche durante la sua carriera da professore, affiancava la cattedra al fascino magnetico del prato verde, in veste di collaboratore tecnico dell’Under 16 del Bari. Oggi invece, la chance da primo allenatore del club che lo ha cresciuto, che gli ha passato il testimone dell’Under 14. Un obiettivo da spuntare nelle ambizioni post calcio giocato, mentre è ancora ben riposto nel cassetto un altro sogno proibito: sentire l’inno della Champions League al San Nicola…
Luca Ottaviano
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