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De Zerbi: “In Italia la sconfitta è vista come una tragedia, frena i giovani talenti”

Roberto De Zerbi riflette su settori giovanili italiani, sconfitta, pazienza e fiducia per far emergere i talenti del futuro.

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Roberto De Zerbi, allenatore italiano che ha costruito la sua carriera sia in Italia sia all’estero, parla con franchezza del calcio italiano e delle sfide nel lavorare con i giovani. “Sono italiano e seguo con grande attenzione il campionato, ma sto bene anche all’estero”, racconta al Corriere della Sera. La sua esperienza fuori dai confini nazionali gli ha permesso di confrontarsi con metodi diversi, approcciando il calcio con una prospettiva più ampia e aperta.

Per De Zerbi, questa visione internazionale non cancella però l’amore per il calcio italiano, che resta al centro del suo interesse. Il confronto con altri campionati gli ha permesso di osservare punti di forza e debolezze, fornendo una lente critica ma costruttiva su ciò che funziona e ciò che invece richiede miglioramenti, soprattutto nel lavoro con i giovani.

La gestione della sconfitta nei settori giovanili

Uno dei temi centrali della sua riflessione riguarda i settori giovanili italiani. De Zerbi sottolinea come il modo in cui viene vissuta la sconfitta possa influire sul percorso di crescita dei ragazzi: “Solo in Italia la sconfitta è percepita come una tragedia. I talenti spesso maturano più lentamente e vanno aspettati”.

Secondo l’allenatore, i giovani calciatori hanno una sensibilità particolare che richiede attenzione e supporto da parte dell’allenatore. Tuttavia, la responsabilità principale rimane sempre del giocatore stesso: “L’allenatore deve supportarli e capirli, ma il primo passo deve farlo il giocatore”. La pazienza e la fiducia diventano quindi strumenti fondamentali per permettere ai giovani di esprimere il proprio potenziale senza pressioni eccessive.

Riflessioni personali e rimpianti

De Zerbi non manca di condividere anche momenti di introspezione e rimpianti legati alla sua carriera. “Il mio rimpianto più grande è l’uruguaiano Schiappacasse, al Sassuolo. Non sono riuscito a tirargli fuori il massimo, e poi ho saputo del suo arresto per detenzione di arma da fuoco”, racconta con sincerità.

Queste esperienze lo hanno portato a riflettere sulla complessità del lavoro con i giovani talenti: non basta solo l’abilità tecnica o tattica, serve anche un approccio umano e consapevole, capace di sostenere i ragazzi nei momenti difficili, senza perdere di vista il loro sviluppo complessivo.

Amore per l’Italia e realismo

Nonostante le sfide, De Zerbi non nasconde il suo affetto per il calcio italiano e la sua volontà di contribuire alla crescita del sistema giovanile. Tuttavia, invita a guardare con realismo: talento e pazienza devono procedere di pari passo, e solo così i giovani possono esprimere al meglio le proprie capacità. Il messaggio è chiaro: coltivare i campioni del futuro richiede tempo, comprensione e fiducia reciproca.

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