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Marotta rilancia: i giovani devono essere al centro dei progetti. E l’Italia può solo beneficiarne
Marotta spiega la scelta di affidarsi a Chivu e lanciare Pio Esposito: un segnale identitario per lanciare un messaggio al calcio italiano.

Il rilancio di Marotta per l’Inter e il calcio italiano
La voce di Beppe Marotta, presidente dell’Inter, risuona chiara e determinata ai microfoni di Radio Anch’io Lo Sport, dove ha commentato con soddisfazione il nuovo corso nerazzurro. Un cambio di paradigma che non si fonda su rivoluzioni, ma su scelte strategiche, ponderate e soprattutto coraggiose. Due nomi su tutti emergono dalle sue parole: Cristian Chivu e Pio Esposito. Due volti diversi, due percorsi distinti, ma un unico punto di origine: il vivaio dell’Inter.
“Siamo molto contenti di aver lanciato due espressioni del nostro settore giovanile. Da una parte Chivu e dall’altra Pio. Questo ci lusinga molto – ha dichiarato Marotta –. Si dice che manca coraggio per lanciare i giovani, mi pare invece che anche i grandi club stiano seguendo questa politica”. Una riflessione che si intreccia con un’evidenza sempre più forte nel panorama calcistico italiano: la necessità, e finalmente la volontà, di dare spazio ai giovani, non solo come soluzioni d’emergenza, ma come cardini su cui costruire progettualità solide.
Un nuovo ciclo in punta di piedi
L’Inter, dopo aver raccolto successi e mantenuto alta la competitività negli anni recenti, ha scelto di aprire un nuovo ciclo, ma senza clamore. Nessuna rivoluzione fragorosa, nessun ribaltone in stile “anno zero”. Piuttosto, una transizione graduale che affonda le radici nell’identità stessa del club. L’idea è chiara: valorizzare le risorse interne, dare continuità alla cultura tecnica costruita negli anni e creare un legame sempre più stretto tra il settore giovanile e la prima squadra.
L’approdo di Cristian Chivu sulla panchina della prima squadra è un segnale forte in questa direzione. Ex difensore tra i più apprezzati dell’epoca del Triplete, Chivu ha fatto la sua gavetta con pazienza e dedizione, portando la Primavera nerazzurra a successi nazionali e guadagnandosi la fiducia della dirigenza. Il suo salto in prima squadra, dopo la parentesi a Parma, è una scommessa, certo, ma anche un messaggio: si può crescere “in casa” e arrivare ai vertici senza scorciatoie.
Pio Esposito, il ritorno del talento
L’altro nome evocato da Marotta, Pio Esposito, rappresenta l’altra faccia di questo progetto: quella dei giovani cresciuti nel vivaio, mandati a maturare altrove, e ora pronti a indossare con orgoglio la maglia dell’Inter. Il giovane attaccante, fratello di Sebastiano (anch’egli prodotto nerazzurro), è reduce da un paio di stagioni positive in prestito, nella quale ha mostrato crescita, personalità e un potenziale ancora tutto da esplorare. Ora, il rientro alla base con l’obiettivo dichiarato di diventare protagonista.
Non è un caso isolato: l’Inter, negli ultimi anni, ha investito con costanza nello sviluppo del proprio settore giovanile, cercando non solo di formare buoni calciatori, ma uomini in grado di affrontare le pressioni dell’élite calcistica. L’inserimento graduale di questi giovani nel contesto della prima squadra rappresenta una nuova frontiera nella gestione sportiva del club.
Giovani e senatori: un equilibrio necessario
Marotta ha voluto anche sottolineare come il rinnovamento non debba escludere l’esperienza. “Accanto a giocatori che arrivano in Italia a fine carriera ma che possono dare un’impronta importante, c’è il coraggio di lanciare giocatori che possono essere fondamentali per il futuro della nazionale”. L’equilibrio tra senatori e giovani promesse è il vero segreto per costruire squadre competitive e durature. L’Inter sembra averlo compreso, puntando su figure esperte capaci di fare da guida e su ragazzi pronti a raccoglierne l’eredità.
Il calcio italiano verso una nuova maturità
Quello dell’Inter è un percorso che si inserisce in un trend più ampio. Sempre più club di vertice stanno riscoprendo il valore del vivaio, non solo come fonte di plusvalenze, ma come serbatoio tecnico e culturale. È una via necessaria, in un’epoca in cui la sostenibilità e l’identità diventano parole chiave. L’auspicio, espresso da Marotta, è che anche la Nazionale possa beneficiarne. Perché il talento, in Italia, non manca. Serve solo il coraggio di crederci.
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