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Giovani in Serie B, ma fermi ai box: Bedin vuole riattivare il flusso verso la A
Il 28% dei giocatori in B sono Under 23, ma pochi salgono in A. Bedin annuncia nuove misure per riattivare il percorso di crescita.

Le parole di Bedin, presidente della Lega Serie B, sui giovani
Alla vigilia del campionato di Serie B 2025/26, il presidente Paolo Bedin ha tracciato un bilancio chiaro e senza giri di parole. Se da un lato la cadetteria continua a rappresentare un laboratorio prezioso per la crescita dei giovani talenti del calcio italiano, dall’altro emerge un dato preoccupante: quel laboratorio non sempre porta ai piani alti, anzi, il flusso verso la Serie A sembra essersi inceppato.
Under 23 protagonisti, ma senza sbocco
Il 28% dei calciatori scesi in campo nella scorsa stagione erano Under 23. Un dato che, in apparenza, certifica la vitalità e l’attenzione del campionato cadetto verso le nuove generazioni. Tuttavia, come ha sottolineato Bedin, “dobbiamo riattivare il flusso verso la categoria superiore”. La Serie B forma, valorizza, dà spazio ai giovani — ma troppo spesso questi non trovano continuità in Serie A, restando intrappolati in un limbo che rischia di frenare la loro crescita.
Un laboratorio anche per allenatori, dirigenti e arbitri
L’etichetta di “laboratorio” non si limita solo ai calciatori. Bedin ha ricordato con orgoglio che nel campionato 2024/25 hanno esordito ben 5 allenatori, numerosi dirigenti al primo incarico e altrettanti arbitri provenienti dal nuovo gruppo selezionato da Rocchi. La Serie B continua a essere terreno fertile per testare e far crescere figure professionali fondamentali per il sistema-calcio italiano. Tuttavia, il passaggio al livello superiore resta spesso l’eccezione e non la regola.
Una commissione per cambiare rotta
Per invertire la rotta e facilitare il salto di qualità, è stata istituita una commissione giovanile con il compito di studiare nuovi strumenti. “Lavorerà non solo sugli strumenti già in essere, ma anche su due o tre idee che saranno oggetto di riflessione nelle prossime assemblee”, ha detto Bedin. L’obiettivo è chiaro: trovare formule che incentivino la Serie A a scommettere davvero sui giovani cresciuti in B.
Un problema strutturale da affrontare subito
L’interruzione del flusso dalla Serie B alla Serie A non è solo una questione tecnica, ma anche culturale e strutturale. In un sistema dove l’immediatezza dei risultati ha spesso la meglio sulla progettualità, il rischio è che i giovani talenti restino promesse incompiute. Se la B continuerà a essere una fucina di qualità, servirà però una Serie A più coraggiosa, pronta ad aprire le porte alle nuove leve del calcio italiano.
La Serie B ha molto di cui essere orgogliosa. Ma l’orgoglio da solo non basta. Le parole di Paolo Bedin suonano come un invito all’intero movimento: trasformare il laboratorio in un ponte solido verso il vertice. Perché senza sbocchi, anche il talento rischia di diventare sterile.
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