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Falsini: “A vent’anni non sei più giovane. Devi giocare”. E l’esempio Donnarumma…

L’ex Roma Gianluca Falsini parla del futuro dei giovani italiani: Premier, Comuzzo, Esposito, Donnarumma e nuove sfide da allenatore.

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Gianluca Falsini (Roma)
Gianluca Falsini

Falsini a Radio Sportiva commenta il sistema calcio italiano legato ai giovani

Nel panorama calcistico italiano si è tornati a parlare con sempre maggiore insistenza di giovani, valorizzazione del talento e coraggio delle società nel lanciarli. Gianluca Falsini, ex calciatore e oggi allenatore con una lunga esperienza nei settori giovanili di club come Empoli e Roma, è intervenuto ai microfoni di Radio Sportiva per fare il punto su un tema centrale per il futuro del nostro calcio. La riflessione parte da una domanda ormai ricorrente: l’attenzione al calcio giovanile nasce da una vera convinzione o da una semplice necessità economica?

“Al di là della necessità o virtù, che ha una valenza minore”, sottolinea Falsini, “c’è una volontà crescente di far giocare i giovani nelle prime squadre”. Un cambio di mentalità che, però, non sempre si traduce in scelte coerenti e strutturate. Il caso emblematico resta quello dei tanti ragazzi italiani che scelgono (o sono costretti) a cercare spazio all’estero, spesso in Premier League, dove il calcio giovanile è supportato da un sistema economico e tecnico più solido.

Talenti italiani in fuga: una questione sistemica

L’elenco dei talenti tricolore che in questa estate hanno attirato le attenzioni di grandi club europei è lungo: Ahanor, Pio Esposito, Leoni, Comuzzo, Camarda. Giovani che rappresentano sia un valore tecnico che un potenziale economico importante. Ma perché molti di loro guardano subito oltre i confini italiani? Falsini risponde con realismo: “Mi dispiace solo che molti vadano all’estero, ma in questo momento il miglior campionato del mondo è la Premier League”.

Il caso di Leoni al Liverpool è emblematico: “Giocare anche solo una porzione di partite lì, per lui e per noi, sarebbe uno step up importante”. Il nodo resta la mancanza di coraggio da parte delle dirigenze italiane, spesso restie a lanciare giovani per paura di bruciarli. Eppure, ricorda Falsini, servono solo visione e programmazione: “Come fu per Donnarumma al Milan con Mihajlovic. All’inizio sbagliava, ma poi si è rivelato il portiere della Nazionale per 15-20 anni”.

Comuzzo e la scelta controcorrente

Il discorso si lega a un altro tema delicato: la scelta dei giovani tra carriera e guadagno. Falsini commenta positivamente il caso di Comuzzo, difensore della Fiorentina che ha rifiutato le ricche offerte dell’Al Hilal per restare in Italia: “Ha fatto una scelta intelligente. Meglio restare in un campionato come il nostro, più probante dal punto di vista tecnico”.

Pur riconoscendo il netto miglioramento del calcio saudita, Falsini non ha dubbi: per crescere, un giovane deve confrontarsi con i ritmi e le difficoltà del calcio europeo. “Mi auguro che Comuzzo giochi presto in Nazionale e apra un nuovo ciclo. Altri paesi fanno esordire i sedicenni in prima squadra: dobbiamo fare lo stesso, senza paura”.

Dalla Primavera alla Serie A: un salto non banale

Uno dei temi più caldi resta la transizione dal settore giovanile al professionismo. Falsini lo conosce bene e non nasconde le difficoltà: “È un salto enorme. Dobbiamo distinguere tra i fenomeni – come Yamal, Cubarsì, Donnarumma o Dawson dell’Arsenal – e i ragazzi forti ma non eccezionali, che hanno bisogno di uno o due anni di apprendistato”.

Falsini cita anche il ruolo dei “tardivi”, quei giocatori che maturano più lentamente e devono farsi le ossa in categorie inferiori prima di tornare in Serie A. “Pio Esposito è un buon esempio: ha fatto un’ottima stagione allo Spezia, ma ora tornerà all’Inter. Giocherà? Difficile dirlo. Ma un talento come lui deve giocare. Se fa solo dieci partite, ha perso un anno”. In Italia, il concetto di “giovane” è spesso abusato: “A vent’anni non sei più così giovane. Altrove, a quell’età, o sei pronto o sei fuori”.

Verona, la scommessa continua

Falsini conosce bene anche la realtà dell’Hellas Verona, dove ha giocato e allenato nel vivaio. Commenta così il lavoro del tecnico Paolo Zanetti e del ds Sean Sogliano: “Sono due fenomeni. Ogni anno ripartono con 7-8 scommesse, e alla fine riescono sempre a salvarsi. Non è facile costruire ogni estate una squadra quasi da zero”.

La citazione di Ghilardi, giovane italiano che si è imposto a Verona prima di approdare alla Roma, è un altro esempio virtuoso. “Forse il tifoso dell’Hellas storce il naso vedendo ogni anno una squadra nuova, ma alla fine il progetto regge. Zanetti è bravissimo nel valorizzare i giocatori, anche quelli che arrivano da contesti poco noti”.

Juve Stabia, il trampolino giusto per Mannini

Nella parte finale dell’intervista, Falsini si sofferma su un altro tema a lui caro: i giovani in Serie C. Parla in particolare di Mattia Mannini, ragazzo cresciuto nel vivaio della Roma e ora alla Juve Stabia. “È la piazza giusta per lui e per Reale. Hanno un DS giovane e preparato come Lovisa e un allenatore come Ignazio Abate, che lavora molto bene con i giovani”.

Dopo una stagione straordinaria, culminata con la promozione in B, la Juve Stabia riparte con l’ambizione di valorizzare altri giovani. Falsini è convinto che per Mannini e compagni sia l’occasione ideale per spiccare il volo: “Difficilmente ripeteranno quella stagione, ma il contesto resta perfetto per crescere”.

Verso il grande salto: la voglia di prima squadra

In chiusura, spazio anche al futuro personale di Gianluca Falsini. Dopo quattro anni alla Roma, il mister si dice pronto per nuove sfide, anche lontano dai vivai. “Il ciclo era finito, anche a livello umano. Ora voglio allenare una prima squadra. Non deve per forza essere nel settore giovanile. Sono un allenatore ambizioso e voglio migliorarmi ancora”.

Un’affermazione che sintetizza il pensiero di chi conosce a fondo il calcio giovanile, ma ha anche la maturità e la determinazione per portare quel bagaglio in una dimensione nuova. “Se arriverà una proposta giusta, la prenderò in considerazione con grande entusiasmo”.

Servono coraggio e visione

Le parole di Gianluca Falsini ci restituiscono un’istantanea lucida del calcio italiano giovanile: c’è qualità, c’è voglia, ma manca ancora un sistema capace di credere davvero nei giovani. Serve più coraggio, più programmazione e meno paura di rischiare. Solo così si potrà costruire un futuro solido, con più Comuzzo, più Donnarumma, e magari anche più allenatori capaci di credere nei ragazzi come lo è stato, e lo sarà, Gianluca Falsini.

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