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Fabio Grosso: “Basta paragoni, non aiutano i giovani”
“Stop ai paragoni col 2006”. Dopo il ko con la Norvegia, Fabio Grosso invoca equilibrio: proteggere i giovani e farli crescere.
L’eroe di Berlino e l’etichetta che non passa: le parole di Fabio Grosso
Fabio Grosso sa benissimo cosa significhi vivere con l’etichetta del 2006 addosso. Lui, l’eroe di Berlino, l’uomo del rigore decisivo nella finale contro la Francia, è abituato a vedere il proprio nome associato perennemente a quella notte. Ma proprio per questo oggi chiede una cosa chiara: lasciare in pace la Nazionale di Gattuso, smettere di guardarla attraverso il filtro continuo del Mondiale di Germania. Perché il passato è glorioso, ma non può diventare una gabbia per chi sta provando a costruire un nuovo presente.
“Basta paragoni: non aiutano i giovani”
“Continuare i paragoni col passato e con la Nazionale del 2006 non aiuta i giovani”, ribadisce ai microfoni di Radio anch’io lo sport. Grosso insiste su un concetto: “Credo tanto nelle qualità dei ragazzi, dobbiamo essere bravi noi a metterli nelle condizioni giuste per potersi esprimere”. È il manifesto di un ex campione che difende il nuovo corso azzurro, consapevole però delle difficoltà del momento e della pressione che circonda ogni partita dell’Italia.
Il tonfo con la Norvegia e l’incubo playoff
L’Italia arriva dal tonfo di Milano contro la Norvegia, una sconfitta pesante non solo per il risultato ma per ciò che comporta: ancora una volta il cammino verso i Mondiali in Usa del prossimo anno passerà dai playoff, con tutte le insidie del caso e il fantasma delle eliminazioni recenti. Grosso non si nasconde: “La situazione è complicata, lo sappiamo tutti. Ma dire continuamente quello che ci manca non aiuta a ottenere quello che serve”. Tradotto: serve lucidità, non allarmismo.
Equilibrio, responsabilità e niente processi sommari
Il tecnico del Sassuolo invoca equilibrio e responsabilità da parte di tutti: ambiente, stampa, tifosi. “Dobbiamo riconoscere che in questi ultimi anni ci sono delle mancanze evidenti – e non mi riferisco solo ai giocatori – ma bisogna lavorare per riempire questi vuoti, come la nostra Nazionale merita”. Niente processi sommari, niente slogan facili, niente caccia al colpevole del giorno: per Grosso la strada è quella del lavoro quotidiano, non della nostalgia permanente del 2006.
Pio Esposito, il simbolo di una generazione
Nel suo discorso c’è spazio anche per i singoli, a partire da Pio Esposito, il ragazzo che a San Siro aveva illuso gli azzurri con il gol del momentaneo vantaggio contro la Norvegia. “Esposito è la dimostrazione che ci sono ragazzi bravi”, sottolinea. “È giovane, è forte, si sta affacciando a livelli altissimi sia con l’Inter sia con la Nazionale. Esposito è una cosa bella nel nostro calcio”. Un esempio concreto che smonta la narrazione di un movimento senza talenti.
Ripartire dai giovani per tornare grandi
Il messaggio è preciso: il problema non è l’assenza di talento, ma la capacità di farlo crescere, proteggerlo e accompagnarlo. “Diciamo spesso che abbiamo bisogno di ragazzi nuovi”, ricorda Grosso. “Lui è la dimostrazione che i ragazzi ci sono e sono anche bravi. Partiamo da loro per ricostruire qualcosa di bello”. Da qui l’appello finale: alzare l’asticella, puntando su entusiasmo ed energia fresca. “Dobbiamo alzare il nostro livello e possiamo farlo mettendo dentro ragazzi che vogliono ambire a palcoscenici importanti”. È la ricetta di un ex campione del mondo che sceglie di guardare avanti, più che allo specchio del 2006.
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