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Evani: “I giovani italiani bravi ci sono. Ma qualcosa si inceppa dopo la Primavera”

Alberico Evani invita a dare più tempo e fiducia ai talenti italiani e riflette sul ruolo (ancora incompleto) delle seconde squadre nel percorso formativo azzurro.

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Alberico Evani

La Nazionale e le difficoltà nel lanciare i giovani in Italia: parla Evani

Poche figure conoscono il calcio giovanile italiano e il mondo delle Nazionali come Alberico Evani. Ex centrocampista con una lunga e brillante carriera tra Milan e Sampdoria, oltre che protagonista in azzurro con la maglia dell’Italia, Evani ha poi dedicato gran parte della sua vita al ruolo di formatore e tecnico federale. Dal 2010 al 2017 ha infatti guidato le selezioni U18, U19 e U20, contribuendo alla crescita di diverse generazioni di talenti, prima di diventare vice allenatore dell’U21 e, successivamente, collaboratore e vice nella Nazionale maggiore.

Un percorso, il suo, che gli consente oggi di parlare con cognizione di causa delle difficoltà che i giovani italiani incontrano nel compiere l’ultimo passo verso il calcio dei grandi. Proprio su questo tema, Evani ha espresso una riflessione lucida e profonda, toccando due nodi cruciali: la mancanza di tempo e coraggio nel far crescere i ragazzi e il ruolo delle seconde squadre come anello (ancora incompleto) nel sistema di formazione. Di seguito le sue parole in un’intervista a Tuttomercatoweb.com.

Le considerazioni di Evani

Sulla difficoltà nel lanciare i giovani: “Dire che all’estero sono più pronti è il termine giusto e lo conferma il fatto che le nostre Nazionali, dall’Under 15 fino all’Under 21, sono le migliori in un vasto panorama. Ma qualcosa si inceppa quando devono fare lo scatto: lì arrivano delle difficoltà, forse date dal fatto che si dovrebbe avere più coraggio nel dare tempo ai ragazzi, tempo di sbagliare e di crescere. Perché c’è chi esce dalla Primavera e magari è già pronto per una big, e chi invece deve fare un percorso diverso per poi arrivare comunque a un ottimo risultato. La strada intrapresa però è quella giusta”.

Sulle seconde squadre: “Se sono funzionali? Avrebbero potuto esserlo se i giocatori che escono dalla Primavera proseguono la crescita attraverso un percorso formativo che li completa. Ma nelle Under 23 mi sembra di vedere altri tipi di giocatori”.

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