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Giovani e Serie A: “Il futuro passa dal coraggio dei club. Camarda? Se il Milan ci avesse creduto…”

Di Gennaro rilancia il dibattito sui giovani italiani nel calcio: “Servono coraggio, seconde squadre e meno paura di farli giocare”.

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Di Gennaro
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L’analisi di Di Gennaro sui giovani in Serie A con il caso Camarda

Il calcio italiano continua a interrogarsi sul futuro delle nuove generazioni. La recente polemica tra Pantaleo Corvino, responsabile dell’area tecnica del Lecce, e l’ex attaccante Francesco Graziani, ha riacceso un dibattito annoso ma ancora irrisolto: perché i giovani italiani faticano a emergere? Sul tema è intervenuto anche l’ex calciatore e opinionista Antonio Di Gennaro, ai microfoni di TMW Radio, offrendo spunti interessanti e una lettura critica dello stato attuale sui giovani in Serie A.

Coraggio e visione: serve farli giocare

Secondo Di Gennaro, la questione non è tanto la mancanza di talento, quanto il coraggio di investire e puntare davvero sui giovani italiani. “I giovani italiani ci sono, bisogna avere il coraggio di farli giocare. Se il 68% di stranieri gioca in Italia, un motivo ci sarà. Se vengono gli stranieri forti ok, ma se valgono come o meno dei nostri, qualcosa non quadra”.

Una critica netta e diretta al sistema, ma anche a una certa mentalità conservatrice che fatica ad aprirsi alla valorizzazione del patrimonio tecnico nazionale. Di Gennaro sottolinea come in Italia ci sia una tendenza consolidata a preferire l’acquisto di stranieri – spesso mediocri – piuttosto che lanciare i ragazzi cresciuti nei settori giovanili.

L’esempio dei talenti emergenti: Pio Esposito e Camarda

Tra i giovani che, secondo Di Gennaro, meritano fiducia ci sono due nomi su cui si concentrano molte attenzioni: Pio Esposito e Francesco Camarda. Il primo, attaccante di proprietà dell’Inter, ha impressionato nella passata stagione con la maglia dello Spezia; il secondo, talento precoce classe 2008, è in forza al Milan ma attualmente in prestito al Lecce.

“Pio Esposito per me andrà in nazionale, sperando che possa fare il suo percorso all’Inter. Ha giocatori forti davanti, ma se è rimasto ha la possibilità di fare qualcosa. Come Camarda a Lecce, che ora ha una chance”. Le parole di Di Gennaro sono cariche di fiducia nei confronti di due prospetti che, se ben gestiti, potrebbero rappresentare il futuro della Nazionale. Ma per farlo, servono opportunità reali, minuti in campo e un progetto tecnico alle spalle.

Una generazione meno forte, ma non priva di talento

Di Gennaro non nega che oggi manchi una generazione particolarmente brillante, come quelle del passato, ma invita comunque a non fare di tutta l’erba un fascio. I giocatori ci sono, ma vanno “costruiti”, seguiti, valorizzati. “Non c’è la generazione forte come visto in passato, ma giocatori ne abbiamo. Serve lavorarci sui giovani, sulle seconde squadre per valorizzare i nostri ragazzi”.

Il riferimento alle seconde squadre è centrale. L’Italia, rispetto ad altri paesi europei come Spagna e Germania, è in grave ritardo nella strutturazione di un sistema che permetta ai giovani di competere a un livello intermedio tra la Primavera e la Serie A. Una “terra di mezzo” che troppo spesso non esiste, costringendo i ragazzi a salti nel vuoto o prestiti poco formativi.

Settori giovanili da ripensare

L’analisi si sposta poi sul lavoro che viene fatto all’interno dei settori giovanili. Per Di Gennaro serve un cambiamento radicale, a partire dalle figure che formano i calciatori. “Nei settori giovanili servono allenatori aziendalisti che devono far crescere il prodotto, non che pensino ai risultati”.

Una riflessione che punta il dito contro il risultato a tutti i costi, una logica che spesso compromette la crescita del talento. L’allenatore delle giovanili dovrebbe avere come obiettivo la crescita del giocatore, non la vittoria del campionato Primavera. Solo così si può costruire un vero percorso formativo.

Fisicità vs tecnica: un equilibrio da ritrovare

C’è anche un passaggio importante sull’aspetto tecnico, che Di Gennaro lega a un impoverimento del coraggio e della creatività. “I nostri hanno paura a dribblare, e si va tanto sul fisico. In Italia si va troppo sul discorso fisico”.

La tendenza a privilegiare calciatori atletici e strutturati, a scapito della tecnica individuale, ha impoverito il nostro calcio sotto il profilo della fantasia. Una trasformazione silenziosa, ma pericolosa, che rischia di snaturare la tradizione calcistica italiana, da sempre legata all’intelligenza tattica e alla qualità nei piedi.

Il coraggio delle scelte: il caso Camarda

Un passaggio simbolico è riservato al giovane Camarda, che secondo Di Gennaro sarebbe dovuto rimanere in rosa al Milan. “Io Camarda, se ci credo, lo tenevo in rosa al Milan. Noi abbiamo paura di farli giocare”. Il messaggio è chiaro: se si crede davvero in un talento, bisogna investire su di lui. Tenerlo in rosa, farlo crescere al fianco dei campioni, e dargli spazio, anche gradualmente. Altrimenti, si rischia di perderli o bruciarli.

Una svolta possibile, ma serve volontà

Il dibattito lanciato da Corvino, riacceso da Graziani e arricchito oggi dalle parole di Di Gennaro, mostra come il tema dei giovani sia ancora centrale nel calcio italiano. Le soluzioni esistono: secondi squadre, fiducia nei vivai, formazione di qualità, meno paura di rischiare. Ma serve una volontà politica e tecnica chiara, perché – come afferma Di Gennaro – senza un intervento “dall’alto”, nulla cambierà davvero. “Se non intervengono dall’alto, non cambierà mai nulla”. Il tempo stringe e il futuro del calcio italiano passa anche – e soprattutto – da qui: dal coraggio di investire nei propri ragazzi.

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