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Baresi, il consiglio ai giovani: “Il talento da solo non basta: servono altre cose”
Franco Baresi, ex difensore e bandiera del Milan, ha parlato del suo percorso calcistico dando alcuni consigli ai giovani di oggi.

Franco Baresi, leggenda del calcio italiano e storico capitano del Milan, ha preso parte a un incontro pubblico al teatro Careni di Pieve di Soligo, condividendo con il pubblico momenti toccanti della sua carriera e riflessioni profonde sul significato di essere uomo e calciatore. Bandiera rossonera per oltre due decenni, Baresi è stato il simbolo di una delle epoche più vincenti della storia del Milan, indossando la fascia da capitano fin da giovanissimo.
Durante l’evento, Baresi ha parlato con grande sincerità del proprio percorso, evidenziando quanto il talento, da solo, non basti a raggiungere grandi traguardi. Di seguito le sue parole, riportate da Tuttomercatoweb.
Franco Baresi e il talento: il suo consiglio ai giovani
“In carriera ho avuto fortuna, il talento non basta. È importante non dimenticare mai da dove si arriva, le proprie origini, chi ti ha sostenuto durante il cammino. Ho avuto un’infanzia non facile, ma sono riuscito a trasformare dolore e rabbia in determinazione e caparbietà. Di certo ho avuto anche la fortuna di incontrare le persone giuste nel momento giusto. Persone che mi ha hanno inculcato valori importanti, come educazione e rispetto”.
Inevitabile un passaggio sul suo legame indissolubile con il Milan: “Il Milan è per me una seconda famiglia, un’àncora di salvezza. Quando ero ragazzino sono stati attenti a quello di cui avevo bisogno, l’aspetto umano è fondamentale, perché prima dell’atleta c’è la persona. La prima volta a San Siro? Ricordo un’emozione grandissima, pensate che sono passato da un paese di diecimila abitanti alla metropoli che è Milano. Lo stadio l’avevo visto solo in tv, non avrei mai pensato di giocarci, di diventare quello che sono diventato e di vincere quel che ho vinto”.
Infine, ha ricordato anche il momento in cui gli fu affidata la fascia da capitano, a soli 22 anni, in uno dei periodi più difficili per il club: “Non è stato un momento facile, perché andammo in serie B. Ma ho capito strada facendo quanto importante sia fare attenzione al bene della squadra più che al proprio personale. Io non parlavo moltissimo, ma ha cercato di dare l’esempio con i fatti”.
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