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“Giocavamo per divertirci”: la lezione di Antognoni ai giovani
Giancarlo Antognoni racconta il suo ruolo nell’Under 21 e riflette sulle differenze tra i calciatori di ieri e di oggi.

Antognoni, le parole sui giovani e le differenze con il passato
Nella cornice di un calcio in continua evoluzione, le parole di Giancarlo Antognoni, rilasciate oggi alla Gazzetta dello Sport, risuonano come un ponte tra due epoche. Il campione del mondo del 1982, oggi capo delegazione della Nazionale Under 21, offre uno sguardo lucido e affettuoso sul presente dei giovani calciatori italiani e sul valore dell’esperienza trasmessa alle nuove generazioni.
Giovani che crescono, mentori che restano
“Stare insieme ai giovani mantiene giovani”, afferma Antognoni, con quella pacatezza che lo ha sempre contraddistinto dentro e fuori dal campo. Un’affermazione che va oltre la retorica e si traduce in un impegno concreto: seguire la crescita dei talenti, alimentare la loro energia, condividere sogni e traguardi. La sua presenza nella Nazionale Under 21 non è soltanto simbolica, ma rappresenta un vero e proprio investimento sul capitale umano del calcio italiano.
La maturità precoce dei calciatori di oggi
Antognoni non si rifugia nella nostalgia. Anzi, riconosce con lucidità come i ragazzi di oggi siano “più maturi e consapevoli” rispetto alla sua generazione. L’accesso alle tecnologie, la velocità del mondo moderno e le nuove dinamiche sociali hanno accelerato il processo di crescita. I giovani calciatori sono più informati, più attenti, spesso più professionali già in tenera età. Una generazione che, se ben guidata, può riscrivere le pagine più luminose della Nazionale.
Tra ingenuità e felicità: il calcio di ieri
Allo stesso tempo, Antognoni non rinnega il passato. Anzi, rivendica con orgoglio l’ingenuità come cifra di autenticità. “Giocavamo per divertirci e questo ci dava una grande felicità”, ricorda. Un calcio più romantico, forse meno strutturato, ma animato da una passione pura, capace di creare un senso di appartenenza profondo. Quel tipo di calcio che oggi si rischia di perdere sotto il peso delle aspettative, dei social, delle pressioni mediatiche.
Due mondi, un’unica passione
Le parole di Antognoni non sono un semplice confronto tra epoche, ma un invito a integrare il meglio di ieri e di oggi. L’esperienza deve camminare accanto alla modernità, la tecnica accanto alla passione. Se i giovani sono cresciuti più in fretta, hanno però ancora bisogno di figure che li guidino, non solo tatticamente ma anche umanamente. Antognoni, con la sua storia e il suo stile, è una di quelle figure. E il calcio italiano, per tornare ai vertici, dovrà saper valorizzare sia le promesse del futuro che i custodi del passato.
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