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Nazionali Giovanili

Italia U21, Dagasso, da jolly a titolare designato: “Un anno fa sognavo, oggi sono pronto”

Italia U21: la notte di Cremona lancia Matteo Dagasso. Da jolly a titolare per Baldini: equilibrio, inserimenti e leadership in vista della Polonia.

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Matteo Dagasso Italia U21

La notte di Cremona: Dagasso da jolly a titolare designato

Un mese fa, a Cremona, ha cambiato il copione di una sera che sembrava scritta. L’Italia U21 si inceppa contro l’Armenia: primo tempo inchiodato sullo 0-0, aspettative di goleada rimandate. Silvio Baldini pesca dalla panchina Matteo Dagasso e il ragazzo di Pescara riscrive la trama: gol che sblocca, recupero palla che avvia il 2-0 (rifinitura di Bartesaghi per Camarda) e assist per il 3-0 dello stesso attaccante leccese. Game, set, match. Più che un lampo, la dimostrazione che il suo calcio sa incidere in dieci minuti e governare l’inerzia per il resto della gara: letture rapide, scelta di tempo negli inserimenti, pulizia tecnica nelle giocate chiave.

Da alternativa a prima scelta

Oggi Dagasso è molto più di un’alternativa. Complice l’assenza di Cher Ndour, il C.T. lo ha indicato senza giri di parole come “prima scelta”, esattamente come a Cremona. Venerdì, nel big match in Polonia, il suo nome è cerchiato in rosso per una maglia dal 1’. Non è solo fiducia contingente: è la risposta a settimane di allenamenti di alto livello e a una continuità mentale che convince lo staff. La sensazione è che, in un gruppo ricco di qualità, Dagasso offra equilibrio e verticalità, l’ingrediente che mancava per alzare il ritmo tra le linee.

Identikit tattico

Mezzala per vocazione, con Modrić come stella polare, è il prototipo del centrocampista moderno: elastico nei compiti, ordinato nei principi. Con Zeman prima e Baldini poi ha imparato a vivere più ruoli nella stessa partita, da incursore a trequartista, fino a scivolare basso quasi da terzino in alcune fasi. Ama il primo controllo orientato, il passaggio che rompe la pressione e l’attacco dello spazio sul lato cieco del mediano. E pensare che dodici mesi fa lo scenario era ben diverso: “Un anno fa iniziavo il ritiro col Pescara in C, tra tante difficoltà. Poi quella cavalcata bellissima fino alla promozione in B e la chiamata in Under 21”.

La mano di Baldini

Il filo conduttore è sempre lui, Baldini: “Qui ho ritrovato la stessa persona conosciuta a Pescara. Ha idee chiare e un’attenzione maniacale allo stile di vita del calciatore. Lavorare con lui e con uno staff che lo segue da tempo è un piacere”. Il “segreto” del gruppo? “Stiamo benissimo insieme, dentro e fuori dal campo. Passiamo tempo, parliamo di calcio e non solo: fa la differenza”. Un contesto che responsabilizza e pretende: intensità in settimana, lucidità la domenica.

Radici pescaresi e orizzonte

A Pescara il paragone scivola naturale verso chi da lì è arrivato all’Europeo vinto nel 2020: Marco Verratti. “Ho avuto la fortuna di conoscerlo, è passato a salutarci al campo. Per noi ragazzi pescaresi è un simbolo, un idolo”. Per Dagasso non è un’etichetta, ma un promemoria: crescere senza saltare tappe, giocare semplice quando serve, osare quando serve di più. Venerdì, in Polonia, tocca di nuovo a lui riscrivere la trama.

Foto: Luca Bozzetti

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