Nazionali Giovanili
“Avete voglia di imporvi?”: Barzagli lancia messaggio chiaro ai giovani
Andrea Barzagli, collaboratore tecnico dell’Italia U21, ha parlato a La Gazzetta dello Sport mandando un messaggio chiaro ai giovani.

Barzagli racconta le sue emozioni al debutto con l’Italia U21 ma lancia anche un messaggio
Campione d’Europa con l’Italia U21 nel 2004, campione del mondo nel 2006, otto volte vincitore della Serie A con la Juventus: Andrea Barzagli ha costruito una carriera che parla da sola. Eppure, nonostante un curriculum che basterebbe per ottenere un ruolo di primo piano nel calcio italiano, l’ex difensore ha scelto una strada più umile e silenziosa. Invece di pretendere un posto in prima fila, ha preferito mettersi alla prova, imparare da chi il mestiere di allenatore lo conosce a fondo. Lo ha fatto partendo da Silvio Baldini, tecnico noto per il suo carattere forte e il suo calcio coraggioso ora ct dell’Italia U21. Un vero apprendistato.
Barzagli è oggi parte dello staff tecnico della Nazionale Under 21, dove ricopre il ruolo di assistente. Venerdì ha vissuto la sua prima vera esperienza in panchina, in occasione della sfida contro il Montenegro. “Molto coinvolto, perché ti fai prendere dalla partita e subentra il lato emotivo. Cerchi di essere tranquillo, razionale, ma non è facile. Per me è tutto nuovo, perché è una situazione che puoi conoscere ma da calciatore. Da allenatore è completamente diverso”.
Una telefonata che cambia le prospettive
Il nuovo percorso di Barzagli è cominciato quasi per caso, grazie a una proposta ricevuta dalla FIGC. Una proposta che ha acceso in lui una curiosità nuova, quella di scoprire il calcio da una prospettiva diversa da quella del campo. “Da una chiamata della federazione. Mi è stato chiesto se volevo iniziare un percorso e mi era venuta voglia di provare. Non avendo alcuna esperienza mi serviva entrare in uno staff”.
Quello di Barzagli non è stato un passaggio automatico dal campo alla panchina. È stato piuttosto un salto nel buio, un tuffo in una realtà che conosceva solo in parte. E la voglia di imparare è ciò che lo sta guidando, giorno dopo giorno, in questa nuova avventura.
Il rapporto con i giovani: sfida e responsabilità
Nel suo nuovo ruolo, Barzagli si confronta quotidianamente con ragazzi giovani, spesso giovanissimi, che stanno muovendo i primi passi nel calcio professionistico. Ragazzi nati e cresciuti in un mondo completamente diverso da quello che lui ha conosciuto da giocatore. Cambiano i tempi, cambiano le abitudini, cambiano anche le difficoltà da affrontare. “La diversità è soprattutto fuori dal campo: i cellulari hanno stravolto la vita di tutti, non solo nel calcio. Le dinamiche più o meno sono le stesse. Bisogna far capire a questi ragazzi che stanno attraversando un periodo di crescita in cui devono avere un obiettivo: nella vita, non solo nel calcio”.
Barzagli sottolinea l’importanza di accompagnare i giovani non solo dal punto di vista tecnico-tattico, ma anche umano. Serve empatia, capacità di ascolto e soprattutto, come insegna Baldini, un contatto continuo, fatto di carezze e rimproveri. “Con loro bisogna avere un contatto, c’è bisogno di dargli una pacca, di sgridarli, di incitarli. Baldini gli dice che dipende da loro, non dalle troppe voci che hanno intorno e che farebbero meglio ad ascoltare”.
Giovani e Serie A: un rapporto complicato
Uno dei temi caldi nel panorama calcistico italiano è da anni lo scarso utilizzo dei giovani nelle prime squadre di Serie A. A fronte dell’arrivo di molti giocatori esperti, spesso i talenti nostrani faticano a trovare spazio. Un problema strutturale, ma anche culturale, secondo Barzagli. “In un club possono esserci dinamiche per cui servono giocatori che rafforzino la mentalità, che diano sicurezze. Mi stupisce semmai il fatto che tanti nostri ragazzi non giochino. Ma la stessa domanda andrebbe fatta a loro: ce l’avete questa voglia di imporvi?”.
Non basta avere talento: serve determinazione, spirito di sacrificio, fame. Ed è proprio questa la scintilla che Barzagli cerca di accendere nei giovani con cui lavora, invitandoli a lottare e a non aspettarsi regali. “Le lamentele lasciamole ai giocatori ‘arrivati’, come facevo io alla fine della mia carriera. All’inizio prendi le legnate e lotti da solo”.
Baldini, maestro di calcio (e di vita)
Il rapporto con Silvio Baldini è uno degli aspetti più affascinanti di questa fase della carriera di Barzagli. Per l’ex difensore, l’ex tecnico di Palermo ed Empoli è molto più di un semplice allenatore: è un punto di riferimento, un mentore. Baldini incarna una filosofia di calcio e di vita che affascina Barzagli e lo spinge a voler imparare ogni giorno di più.
“Molto moderno nelle idee di gioco, vuole un calcio aggressivo, in avanti. Lo sto ascoltando molto soprattutto per il rapporto che ha con i ragazzi”. Un calcio propositivo, ma soprattutto un modo diretto e umano di relazionarsi con i calciatori. Baldini non cerca scuse, non alimenta alibi. Vuole che i giovani prendano in mano il proprio destino.
I talenti dell’Under 21: occhi su Marianucci (ma non solo)
Tra i ragazzi dell’Under 21, Barzagli osserva con attenzione il reparto che più gli è congeniale: la difesa. E, anche se non ama fare paragoni diretti, non può fare a meno di citare alcuni nomi che lo hanno colpito per maturità e potenzialità. Uno su tutti: Marianucci. “Devo dire che tutti i nostri centrali sono profili interessantissimi, strutturati, molto attenti e partecipi. Marianucci ha un portamento in campo importante, ha un bel piede”. Ma non è il solo. La linea difensiva azzurra sembra offrire diverse opzioni di qualità, come conferma lo stesso Barzagli: “Chiarodia è un ragazzo molto bravo, ancora un po’ timido. Ma potrei citare anche Mane, Leoni che è in Nazionale o Guarino”.
Andrea Barzagli non cerca cloni, ma sogna che qualcuno tra i suoi ragazzi possa seguire un percorso simile al suo: costruito sul lavoro, sull’ascolto e sulla capacità di rimettersi in gioco. E lui, oggi, è il primo a dare l’esempio. Da campione del mondo a giovane allenatore, pronto a imparare. Una nuova avventura è appena cominciata. E Barzagli, come sempre, preferisce parlare poco e lavorare tanto.
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