In questa intervista esclusiva con Andrea Cugola, responsabile organizzativo del vivaio arancio-blu, emerge una visione lucida e ambiziosa: costruire una filiera tecnica e valoriale che unisca tutte le categorie, dalla scuola calcio alla prima squadra. L’obiettivo non è solo formare buoni giocatori, ma uomini capaci di affrontare le sfide del professionismo con mentalità, dedizione e senso di appartenenza.
Cugola parla di un club che ha saputo adattarsi rapidamente alle esigenze del professionismo, investendo in strutture, staff qualificati e un metodo di lavoro condiviso. Ma soprattutto, racconta la volontà di creare un modello sostenibile e indipendente, in grado di diventare punto di riferimento per tutta la zona ovest di Brescia.

Ospitaletto Primavera. Foto: Francesca Fusari
Un progetto reso possibile grazie alla sinergia del direttivo, dove ogni figura apporta competenze e visione: dal direttore sportivo Paolo Musso, che cura con attenzione il rapporto tra la prima squadra e la Primavera, garantendo continuità tecnica e opportunità di crescita per i giovani, a Giovanni Brotto, responsabile del settore giovanile, con cui Cugola condivide quotidianamente obiettivi, metodi e strategie.
Come sta lavorando oggi l’Ospitaletto sul fronte del settore giovanile? Avete delle linee guida che orientano la crescita dei ragazzi e dello stesso club?
“Essendo da poco entrati nel professionismo, abbiamo dovuto – anche con una certa urgenza – adattare il nostro settore giovanile alle richieste e alle esigenze dei campionati nazionali. Questo ha comportato la necessità di ricostruire quasi tutte le rose da zero. Il lavoro svolto in estate nella costruzione delle squadre, per quelle che erano le nostre possibilità da neopromossi, è stato secondo me molto positivo”.
“L’obiettivo indicato dal presidente è quello di creare una filiera giovanile che, nel corso degli anni, possa dare soddisfazioni non solo in termini di risultati, ma soprattutto nella crescita e nella formazione di calciatori che possano contribuire alla sostenibilità del club. Vogliamo formare giocatori che possano arrivare in prima squadra o essere ceduti a società più importanti, così da garantire continuità e solidità al progetto”.
Qual è la filosofia che guida la squadra Primavera e che ruolo ha nel percorso formativo del vivaio?
“La Primavera è la squadra più vicina alla prima squadra e rappresenta il punto di contatto tra il settore giovanile e il mondo dei professionisti. Ogni giorno lavoriamo per mantenere questo legame. Abbiamo diversi giocatori che, pur allenandosi in pianta stabile con la prima squadra, scendono a giocare con la Primavera, come il portiere Andrea Bevilacqua o Lorenzo Mazza, che ha anche esordito in Coppa Italia contro l’Inter Under 23″.
“Allo stesso modo, altri ragazzi della Primavera vengono talvolta aggregati alla Serie C per gli allenamenti. La filosofia è la stessa che adottiamo in tutto il settore giovanile, con una maggiore attenzione alla formazione del giocatore, perché la Primavera è l’ultima tappa prima del salto nei professionisti”.
“Il nostro obiettivo è formare calciatori pronti non solo per la prima squadra, ma anche per altre realtà. È un percorso che richiede tempo, anche anni, e in questa fase affrontiamo un campionato – la Primavera 4 – molto fisico. Più che puntare ai risultati, vogliamo costruire giocatori con mentalità, conoscenze e principi che li accompagnino nel loro sviluppo.
Che obiettivi vi siete dati dal punto di vista dei risultati e della crescita individuale dei ragazzi?
I risultati sono secondari. Non vogliamo certo fare brutte figure, ma l’obiettivo principale di una neopromossa è disputare un campionato dignitoso. Non puntiamo alla promozione immediata: il nostro è un progetto biennale. Abbiamo una rosa giovane, con molti ragazzi del 2008 alla prima esperienza in questi campionati. Alcuni arrivano da società professionistiche della zona, altri dai dilettanti. Stiamo lavorando per costruire, prima ancora che il calciatore, la mentalità e i valori dell’uomo: serietà, impegno, dedizione e la capacità di superare i propri limiti. Questi principi vengono prima di tutto.
Come viene gestito il passaggio dei giovani calciatori dalle categorie inferiori alla Primavera e poi verso la prima squadra?
“È un processo complesso, soprattutto per chi arriva dai dilettanti, perché il mondo professionistico è completamente diverso. Anche noi abbiamo vissuto questo salto e sappiamo quanto sia impegnativo. L’obiettivo è riuscire a formare due o tre giocatori all’anno in grado di affermarsi in prima squadra o nei professionisti”.
“Non è un percorso automatico, soprattutto per un settore giovanile che è dovuto praticamente ripartire da zero per adeguarsi alle esigenze del professionismo. Tuttavia, cerchiamo sempre di valorizzare al massimo il potenziale dei ragazzi provenienti dai dilettanti. Abbiamo inserito uno staff tecnico altamente qualificato, con allenatori certificati, per ridurre il gap che inevitabilmente esiste tra dilettantismo e professionismo”.

Tifoseria Ospitaletto Primavera. Foto: Francesca Fusari
Quanto è importante per una realtà come la vostra creare una filiera tecnica e valoriale che unisca prima squadra, Primavera e tutto il settore giovanile?
“È fondamentale. Per questo abbiamo scelto allenatori che sposassero completamente il nostro progetto, senza anteporre il risultato personale all’obiettivo collettivo. Vogliamo tecnici disposti a far salire di categoria i ragazzi più meritevoli, così da accelerarne la crescita. Abbiamo, ad esempio, giocatori dell’Under 17 che hanno già svolto allenamenti con la prima squadra o con la Primavera. Siamo un’unica famiglia: tutti remiamo nella stessa direzione, quella di formare calciatori. In una società come la nostra, che vuole essere sostenibile, il settore giovanile rappresenta una risorsa fondamentale, su cui quest’anno abbiamo investito molto”.
Dal punto di vista delle strutture, state portando avanti progetti o miglioramenti per sostenere la crescita del vivaio?
“Sì, ci siamo ampliati. Oltre alla sede di Ospitaletto, utilizziamo la struttura di Cazzago San Martino e quella di Castegnato. A Castegnato disponiamo di due campi – uno in erba e uno in sintetico – dove si allenano la Primavera e le squadre nazionali Under 19 e Under 16. A Cazzago San Martino, invece, giocano le formazioni Under 17 e Under 15. Si tratta di impianti ottimi e vicini tra loro, entro un raggio di 5-10 km, il che agevola anche gli spostamenti delle famiglie. Cazzago ha ospitato squadre fino all’Eccellenza e Castegnato fino alla Serie D: sono strutture di livello su cui contiamo molto”.
Guardando al futuro, quale visione avete per il settore giovanile dell’Ospitaletto e che tipo di identità volete costruire?
Vogliamo creare un forte senso di identità. Di recente abbiamo organizzato la presentazione ufficiale del settore giovanile, con grande partecipazione e successo. L’abbiamo voluta prima della partita di Coppa Italia della prima squadra contro l’Inter Under 23, e ci ha fatto molto piacere vedere tutti i ragazzi restare sugli spalti a tifare. Vogliamo che il senso di appartenenza nasca fin dalla scuola calcio e accompagni i giovani fino alla Primavera. Anche i ragazzi che fanno i raccattapalle lo fanno con entusiasmo, perché si sentono parte del progetto.
Stiamo lavorando per costruire un vero sistema che coinvolga atleti, famiglie, società e territorio. Il nostro presidente tiene molto al legame con Ospitaletto e punta a valorizzare i ragazzi del paese, soprattutto nella scuola calcio, per creare un’identità forte e autentica. Ci piacerebbe mantenere e rafforzare questo legame tra i giovani del nostro territorio e la nostra società sportiva, in modo che fin da piccoli possano sentirsi parte integrante della comunità e crescere insieme ai suoi valori”.

Ospitaletto Primavera tifosi. Foto: Francesca Fusari
Nei mesi scorsi, dopo i problemi societari del Brescia, si era parlato anche di una possibile fusione o cambio di denominazione che avrebbe potuto coinvolgere l’Ospitaletto. Com’è andata realmente la situazione? Siete stati contattati?
Sì, il nostro presidente è stato contattato e ha avuto un colloquio con la sindaca di Brescia, in quanto rappresentante di una delle tre società professionistiche della provincia. Tuttavia, si è trattato di un semplice confronto istituzionale. La nostra volontà è chiara: vogliamo rimanere indipendenti e diventare un punto di riferimento per l’Ovest bresciano, mantenendo il nostro nome e la nostra identità, oggi rappresentata dal nuovo logo e dalla denominazione Ospitaletto Franciacorta.
Si ringrazia la società AC Ospitaletto Franciacorta per la gentile concessione dell’intervista.
Fonte fotografie: Francesca Fusari
Riproduzione consentita previa citazione della fonte Mondoprimavera