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Casu, giovani e l’importanza dello psicologo dello sport: “Ognuno ha un percorso da seguire”

Ai nostri microfoni, lo psicologo dello sport Federico Casu ha parlato dei giovani e dell’importanza dell’aspetto mentale nel calcio.

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Federico Casu
Federico Casu mental coach

Ai nostri microfoni, lo psicologo dello sport Federico Casu ha parlato dei giovani e dell’importanza dell’aspetto mentale nel calcio.

La cura dell’aspetto mentale nello sport non è più un tabù. Immaginate lottare contro voi stessi. Contro la paura di non poter rendere al massimo. Il trauma di un infortunio, le critiche severe o addirittura le offese ricevute sui social media. Nel professionismo esistono tante pressioni che, se non gestiste nel giusto modo, possono compromettere la salute psicologica e la carriera del calciatore stesso. Per non parlare dei giovani talenti, spesso soggetti ad aspettative eccessive.

Insomma, tutti problemi che non possono essere più sottovalutati. La soluzione è semplice: farsi affiancare da persone competenti, in grado di aiutare un giocatore a ritrovare se stesso. “Ognuno ha un suo percorso da seguire”. In questo contesto si inseriscono figure come Federico Casu, psicologo dello sport che, in esclusiva ai nostri microfoni, ha parlato dell’importanza di questo ruolo nel mondo del calcio e non solo.

Casu, percorso e metodologia di lavoro

Quello dello psicologo dello sport è un ruolo sottovalutato e poco conosciuto. Di cosa si occupa esattamente?

La differenza sostanziale tra la mia professione e quella del mental coach sta proprio nella formazione. Mi sono laureato all’Università di Cagliari e lo scorso anno ho concluso il primo master in “Psicologia del Calcio” a Coverciano. Mi occupo in primis del benessere dell’atleta, sia dal punto di vista umano che dal punto di vista sportivo”.

Che tipo di lavoro cerca di portare avanti con i singoli calciatori?

Soffermandoci sulle sedute individuali, il focus è quello di trattare le dinamiche personali che poi influenzano in maniera diretta il rendimento sul campo. Spesso questi elementi sono ignoti all’atleta, ma tante altre volte sono gli stessi sportivi a chiedermi di poter lavorare su un aspetto che in quel momento li sta ostacolando. I più diffusi tra questi sono gli obiettivi da raggiungere, la gestione delle aspettative e l’importanza di un percorso personalizzato”

Sta seguendo qualche giocatore o qualche situazione in particolare?

Attualmente collaboro con la FIGC nel settore tecnico. Inoltre sono un docente nei corsi Licenza D e UEFA C e mi sto occupando di una società di ragazzi con disabilità. Collaboro anche con società sportive, concentrandomi sulle dinamiche di gruppo ed extra-gruppo: ad esempio lavoro con le famiglie dei ragazzi appartenenti ai vari settori giovanili, con lo staff dirigenziale e lo staff tecnico sotto vari punti di vista”. 

I benefici di questo ruolo e il “fattore” giovani

Quanto influisce l’aiuto di uno psicologo dello sport nella crescita di un giovane calciatore? 

“Tanto. Nei settori giovanili l’influenza da parte delle famiglie o comunque delle figure adulte è determinante: le aspettative nei confronti del ragazzo spesso sono alte. Il mio consiglio è quello di fare sempre riferimento a una figura professionale prima che il problema, dal punto di vista psicologico, emerga. Iniziare a lavorare prima, magari anche in un’ottica di preparazione mentale, influisce in modo molto positivo sulla crescita di un atleta e noi abbiamo gli strumenti per poterlo fare.  Lo psicologo dello sport dovrebbe essere necessaria in ogni vivaio”.

Sono diversi gli esempi di ragazzi che, dopo essersi messi in evidenza a livello giovanile, una volta arrivati in prima squadra non sono riusciti ad esprimere il proprio talento…

“Ciò in parte è dovuto alla pressione psicologica e quindi nel non saper gestire le aspettative su quello che potrebbe essere. Il professionismo è una centrifuga per lo stato emotivo di un calciatore. Il mio consiglio in questi casi è quello di orientarsi un passo alla volta e di dividere il proprio traguardo in tanti piccoli obiettivi. Bisogna soprattutto godere dei successi e dei passi avanti, anche se piccoli. L’arma fondamentale per combattere la pressione è il riconoscimento di una crescita graduale e costante. Ognuno di noi ha un percorso diverso e non c’è un tragitto giusto o sbagliato. Di conseguenza non si devono fare paragoni con gli altri sportivi. È necessario orientarsi alla prestazione e non al risultato, porsi obiettivi di performance e di crescita continua e costante attraverso autoanalisi, crescita tecnica, tattica, atletica e mentale”. 

Il rischio di dipendenza e un episodio particolare

Ci sono casi in cui un calciatore diventa dipendente dallo psicologo dello sport?

L’obiettivo di chi svolge questa professione è quello di creare i presupposti affinché un atleta riesca a superare in autonomia i propri ostacoli. Personalmente, nel momento in cui mi rendo conto che l’atleta sa gestire le proprie emozioni e i propri problemi senza l’aiuto della mia figura, capisco con piacere che è necessario interrompere il percorso. L’importante è evitare legami di dipendenza”.

Ha qualche aneddoto particolare da raccontare?

“Senza citare il diretto interessato, uno dei risultati di cui più mi compiaccio è quello di aver trasformato le pressioni e le aspettative di uno sportivo in prima squadra, in puro divertimento. I risultati si sono visti anche in campo, poiché anche il rendimento del giocatore è migliorato. All’inizio di tutto, anch’io facevo fatica a credere che il mio lavoro potesse cambiare in una maniera così radicale la carriera di uno sportivo, ma solo lavorando e sperimentando direttamente ciò che ho studiato, sono riuscito a capirne il potenziale”. 

RIPRODUZIONE CONSENTITTA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE MONDOPRIMAVERA.COM

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