Seguici su

Youth League

Youth League, lezioni d’Europa: perché le italiane fanno fatica?

Napoli, Inter, Juventus e Atalanta faticano in Youth League. Analisi delle difficoltà dei settori giovanili italiani in Europa.

Pubblicato

il

Inter Youth League

Youth League, lezioni d’Europa: perché le italiane fanno fatica?

Napoli, Inter, Juventus, Atalanta: quattro squadre diverse fra loro, con formazione giovanile che si differenzia per tanti aspetti, ma con un qualcosa che le accomuna. Cosa? La difficoltà nel raggiungere la prima vittoria stagionale in Youth League: la competizione europea per i settori giovanili delle prime squadre impegnate in Champions. E, dunque, perché quattro delle squadre più importanti in Italia hanno difficoltà ad imporsi con i propri settori giovanili nella competizione europea di maggior importanza? Cercheremo di analizzarlo in questo articolo.

Napoli, Inter, Juventus e Atalanta: italiane a secco di vittorie

Due gare. Ancora poche per dare sentenze definitive, ma abbastanza, forse, per cercare delucidazioni sulle difficoltà che le italiane stanno vivendo sulla loro pelle. 2 sconfitte per la Juventus (contro Villarreal e Borussia Dortmund), così come per l’Atalanta (contro PSG e Club Brugge), 1 sconfitta e 1 pareggio per il Napoli (contro M. City e Sporting Lisbona) e 2 pareggi per l’Inter (contro Ajax e Slavia Praga).
Partiamo da una base semplice. Nonostante il difficile approccio ai palcoscenici europei, per le squadre italiane giocare in Youth League, e fronteggiare settori giovanili di alto livello, rappresenta un processo di crescita non indifferente. Intesa, propriamente, come crescita osmotica: interfacciarsi con realtà giovanili di questo tipo consente ai giovani di migliorare e assorbire il più possibile da chi si trovano a fronteggiare. Oltre alla possibilità di poter fare esperienza. In questo contesto anche per gli allenatori, e le società stesse, attenzionare da vicino modi di fare calcio diversi (e di vedere) è, senza dubbio, un’incredibile opportunità per migliorarsi e “rubare” caratteristiche, tecnico-tattiche o societarie, da riproporre.

Sotto questo punto di vista, concentrandosi sulle positività, le italiane impegnate in Youth non hanno sfigurato, anzi. Hanno dato attestato anche di poter dire la loro. Sintomo, comunque, di un movimento che nonostante le difficoltà stia cercando di migliorarsi sempre di più. Anche per merito dei club, che hanno iniziato a credere esponenzialmente nella formazione di giovani talenti. Basti pensare che Inter, Juventus e Atalanta hanno costruito, e portato avanti, il progetto legato alle under 23 (che figurano nei campionati di Serie C).

Le difficoltà: quali sono gli scogli?

Tuttavia, questo inizio a rilento da parte dei club italiani riapre un dibattito che, probabilmente, non smetterà mai di cessare. Quello legato ai frutti che dovrebbero portare i settori giovanili. Innanzitutto, quello che risalta di più agli occhi è la difficoltà di dare ai giovani la possibilità di confrontarsi fin da subito con categorie superiori, nonostante magari abbiano le potenzialità per farlo. Questo rende, il più delle volte, i ragazzi impreparati ad eventi del genere. Dovendosi confrontare con giovani che, in alcuni casi, le loro possibilità di relazione coi grandi le hanno già avute.

A questo va aggiunta anche la potenziale cultura del calcio italiano, che predilige molto di più la tattica alla fantasia del singolo calciatore. E in contesti di questo tipo, in cui tatticamente non si è perfetti in ogni caso, la giocata del singolo è più determinante. E all’Italia, di per sé, la tecnica individuale sta un po’ sfuggendo dai radar dell’attenzione. Questa libertà di giocate individuali rappresenta un pallino per molti club esteri, un po’ meno per quelli italiani. A cui sembrerebbe mancare, ogni volta, quel di più che la sola tattica non riesce a dare. C’è poi da analizzare anche la situazione riguardante le Under 23. Perché, seppur è vero che consentano ai club di sviluppare in modo migliore i propri talenti facendoli confrontare subito in categorie professionistiche, portano via dalla Primavera elementi che potrebbero senza alcun dubbio dimostrarsi fondamentali in queste competizioni. Questo, ovviamente però, non rappresenta un aggravante o un deterrente, ma semplicemente un punto di partenza per un ragionamento ulteriore. Che il sistema italiano sia troppo compartimentato e poco fluido?

Il confronto con le squadre estere

Guardando all’estero sembrerebbe, infatti, esserci più mobilità tra le categorie. Un esempio lampante è quello dello Slavia Praga, ultima avversaria dell’Inter, che nonostante abbia i propri giovani anche nella squadra B (partecipante nel campionato di secondo livello nazionale) e quella U20 (che partecipa nel campionato di terzo livello nazionale), per la Youth League, attinge da queste per dare più profondità e qualità alla rosa. Dando ai giovani la possibilità di giocare di più e sentirsi importanti in più categorie. In questo contesto, probabilmente, la compartimentazione delle categorie italiane rappresenta un enorme scoglio: mentre al di fuori si cerca di rendere i ragazzi disponibili il più possibile ad impegni ufficiali, in Italia: un Primavera sembrerebbe essere unicamente un Primavera; un ragazzo dell’Under 23 un giocatore di Serie C e così via…

Mentre in Repubblica Ceca sembrerebbe esserci una propensione maggiore ad un passaggio tra livelli, dei calciatori più giovani, in Italia ciò normalmente non avviene. Al di fuori del contesto Inter, che quest’anno ha visto nascere il suo club B, squadre come Atalanta, Juventus e, in passato, Milan, non hanno (quasi mai) cercato l’apporto dei ragazzi dell’Under 23. Ciò che emerge, quindi, è che in Italia sembrerebbe esserci un confine netto. Una distinzione che creerebbe un effetto culturale profondo: altrove la crescita sembrerebbe un continuum; qui, invece, a compartimenti stagni. Una possibilità di questo calibro, d’altronde, permetterebbe di crescere più in fretta: consentendo, ai giovani calciatori, di acquisire già ritmi da “grandi”. Permettendogli anche di responsabilizzarsi più velocemente. Basti pensare a quello che potrebbe comportare, per un giovane prospetto, affrontare sulla sua pelle una settimana in cui il sabato si gioca in campionato e il mercoledì in Europa.

Andando poi ad interfacciarsi con realtà più strutturate di quella ceca, quello che emerge è una problematica economica non indifferente. Una disponibilità diversa per lo sviluppo dei settori giovanili. Come in Inghilterra: paese in cui federazione e sponsor finanziano la creazione di centri sportivi, rendendo centrale la formazione dei calciatori futuri. Diverse vedute, invece, in nazioni come l’Olanda e il Portogallo, da sempre fonti di talenti: paesi in cui il tempo è essenziale e la paura del “lancio” dei giovani talenti non esiste, soprattutto per via di un aspetto culturale che in Italia, purtroppo, c’è e sembrerebbe prevaricante.

Cosa imparare e come migliorare?

Due domande importanti, che dovrebbero centralizzarsi teoricamente e cercare di portare ad uno sviluppo pratico. Il confronto, dei club italiani con realtà consolidate a livello giovanile, è indubbiamente un punto di partenza fondamentale. Perché permette di ragionare sulle migliorie da apportare: sia macroscopicamente, sia per i singoli. Per compiere un salto di qualità è fondamentale interrogarsi, e farlo sempre, per raggiungere un livello che vada bene con gli standard con cui ci si trova a “battagliare” in campo.

Il miglioramento parte da qui. Perché volendosi soltanto concentrare sulla “cultura del risultato” italiana, perderemmo probabilmente il focus sulle problematiche principali. Il calcio italiano sta cambiando e con questo anche i settori giovanili, che iniziano ad acquisire maggiore importanza. Ma per arrivare ad essere fieri di ciò che si vede bisogna andare oltre: meno paura, più coraggio. In campo, ma non solo. Bisogna concentrarsi anche sulle scelte che non concernono il rettangolo verde. Perché il progresso non è strettamente legato al pallone da gioco.

Continua a leggere le notizie di Mondo Primavera e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *