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Avellino, la lungimiranza porta lontano: una crescita tra idee teoriche e sviluppo pratico

Il progetto Avellino punta sui giovani, la crescita del vivaio e l’ambizione di un centro sportivo a Montefalcione.

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Avellino
Credit: Us Avellino Youth

Avellino, una crescita che parte da lontano

Si cresce nelle difficoltà: è con questo mantra di vita che si può riassumere il progetto, ambizioso, dell’Avellino. Che, da dopo il fallimento del 2018, è ripartita concentrando l’attenzione su tutti i fronti: non lasciando nulla al caso. E se con la prima squadra il club biancoverde, grazie a investimenti importanti (oltre che ad un progetto che, man mano, è venuto a delinearsi), è riuscito a raggiungere la Serie B, con il proprio settore giovanile è riuscito ancor di più a far comprendere quanto siano importanti le idee. Che sfuggono dal solo aspetto economico. Progettazione, fiducia nelle scuole calcio della Provincia, voglia di valorizzare i giovani e il desiderio (ardente e sentimentale) di voler costruire uomini prima che calciatori. Dandogli il supporto di uno staff che ben sa cosa significhi indossare la maglia verde. 

Il punto di partenza e l’arrivo in Primavera 2: la crescita

Nel 2018, come detto, l’Avellino viene dichiarata fallita. Il club riparte dalla D e, dopo un anno di purgatorio, torna in Serie C nella stagione successiva. La vera svolta avviene nel 2020: anno in cui, dopo vari passaggi di proprietà, la società viene ceduta totalmente ad Angelo Antonio D’Agostino. La rinascita del club irpino parte da qui: dopo un lungo e travagliato periodo, l’Avellino ha di nuovo un proprietario pronto a far di tutto per riportare il Lupo dove gli compete. E pronto, anzitutto, a dar lustro anche ad un settore giovanile che negli anni precedenti non era mai riuscito ad imporsi come avrebbe dovuto. 

In una lunga intervista rilasciata in esclusiva al nostro portale, il responsabile del settore giovanile biancoverde, Giuliano Capobianco aveva parlato così del punto di partenza, esplicando le difficoltà incontrate nel momento di insediamento: “Siamo partiti con Youth, grazie alla famiglia D’Agostino, che mai ha fatto mancare il suo supporto, nell’anno della pandemia. Nonostante le enormi difficoltà, ci eravamo prefissati l’obiettivo di crescere sempre di più. Il nostro reale obiettivo è stato sempre quello di portare il settore giovanile in alto, per farlo competere e figurare a livello nazionale”. Per far ciò la società irpina ha puntato su vari aspetti fondamentali: 

  1. La Cantera: le scuole calcio affiliate al club portano calciatori già pronti alla società biancoverde, che crede nelle strutture calcistiche della Provincia. Un binomio che permette all’Avellino di avere con sé ragazzi con già esperienza giovanile alle spalle. 
  2. Il senso di appartenenza: il club ha sempre chiesto di incarnare i valori dell’Irpinia, dando ai giovani dei punti di riferimento importanti per far percepire ciò. Le scelte dei vari allenatori, come Biancolino, Molino, D’Angelo, Fusco e Pianese, si inseriscono in questo contesto. Scelte che portano con sé la volontà di costruire, oltre che un progetto tecnico solido (con uomini da sempre parte del mondo del calcio), una famiglia. Pronta a fare di tutto per raggiungere gli obiettivi prefissati.
  3. La fiducia nei giovani e nel percorso educativo di questi. Il supporto: l’Avellino consente ai propri ragazzi di crescere senza pressioni. Aiutandoli anche nel loro percorso di vita, che comprende l’istruzione, l’educazione e, in alcuni casi, anche l’ambientamento in un luogo diverso. 

Tutto questo ha portato l’Avellino, nel corso dei 5 anni della proprietà D’Agostino, a raggiungere la promozione in Primavera 2. Con mister Biancolino in panchina, ora allenatore della prima squadra, e con Mario Aiello in dirigenza, ora direttore sportivo della prima squadra, i biancoverdi sono riusciti ad acciuffare un obiettivo importantissimo per una società instauratasi da poco. 

Il primo anno in Primavera 2: le difficoltà

Nel primo anno nel campionato di secondo livello, tuttavia, sono emerse alcune difficoltà. Con mister Biancolino chiamato in prima squadra, dopo l’esonero di Michele Pazienza, a prendere le redini è stato mister Pianese. L’impatto con la nuova categoria, la maggiore formazione delle squadre avversarie e alcuni limiti tattici dovuti al cambio di allenatore hanno portato l’Avellino a soffrire il nuovo campionato. Tant’è vero che, nel corso del finale di stagione, la società irpina ha compiuto una scelta importante: Luigi Molino promosso ad allenatore della Primavera dall’Under 17, facendo fare il percorso inverso a Corrado Pianese. Un segnale che, però, ha evidenziato un cambio di mentalità: ridimensionare, ma non distruggere. 

E la scelta ha ben ripagato: con la Primavera di mister Molino che ha raggiunto la salvezza anticipata, permettendo ai Lupi la permanenza in Primavera 2. Difficoltà superate con idee e praticità: il giusto mix, quello che porta a raggiungere i successi. Da considerare, poi, nel percorso di crescita, anche i tanti giovani che sono riusciti a ritagliarsi spazio in prima squadra. Nella stagione della promozione in Serie B. Tanti di questi protagonisti, con mister Biancolino, della cavalcata in Primavera 2: Campanile (oggi al Ragusa, in prestito, in Serie D), Arzillo (in prestito alla Casertana in Serie C), De Michele, Fusco (ora alla Folgore Caratese), Mutanda (in prestito alle Dolomiti Bellunesi in Serie C). Sinonimo di un progetto che vede nel settore giovanile un punto di partenza per la squadra del futuro

L’assestamento: il presente

Ed ora, sotto il segno della continuità tecnica, l’Avellino Primavera ha iniziato in modo più che positivo la nuova stagione: risultando ancora imbattuta dopo 6 gare ufficiali. Le cui prime due, culminate con 2 vittorie, in Coppa Italia Primavera (contro Reggiana e Padova) hanno permesso ai Lupacchiotti di giungere alle fasi finali della competizione. L’inizio in campionato, dall’altro lato, è stato più che sufficiente. Seppur con qualche lacuna venuta a palesarsi, l’Avellino Primavera ha collezionato 6 punti in 4 partite (1 vittoria e 3 pareggi): dimostrando compattezza nei momenti difficili, coesione e profondità di organico (cosa che, difficilmente, si era vista nella annate precedenti). Oltre che grandi qualità tecniche. 

La società lavora duramente per regalare a mister Molino, e agli altri allenatori Youth, un vivaio su cui poter lavorare bene. Permettendo così ai tecnici delle varie categorie di valorizzare i giovani nel modo migliore possibile: dando spazio a tutti, ma anche creando un clima positivamente competitivo per innalzare l’attenzione. I risultati, nonostante sia ancora troppo presto per dar giudizi, sono già visibili. Perché nel calcio giovanile la crescita svincola dal mero risultato calcistico. E l’Avellino sembrerebbe aver assimilato nel miglior modo questo concetto. 

Il focus sui giovani: i protagonisti

La squadra ha vissuto un cambio generazionale, com’è naturale che sia. Spiccano tanti 2008, protagonisti nell’organico presente. Delishi, D’Auria, Donato e Manzo tra questi, rappresentano una colonna importante della squadra e in questo avvio di campionato hanno già lasciato il segno con prestazioni importanti. Molti anche i 2007: con Amiranda, Santoro, Giunto, Di Costanzo e De Michele a rubare la scena. Giocatori con qualità tecniche sbalorditive ed essenziali nel sistema di gioco di mister Molino.

L’Avellino, sotto questo punto di vista, cerca di formare calciatori utili alla prima squadra. Per caratteristiche e dedizione. I giovani della Primavera 2 sanno che, prima o poi, potrebbe arrivare il loro momento. Biancolino li osserva, Molino li forgia. E, anche per questo, gli stimoli sono in aumento per i Lupacchiotti, che attendono il loro momento cercando di fare il massimo e di assorbire il più possibile dalla guida tecnica. 

Lo sguardo al futuro: le sfide

Ad oggi, però, quali sono le sfide ancora aperte? La società biancoverde lavora con diligenza, consapevole che per crescere bisognerà abbattere le difficoltà che ancora oggi sussistono. Prima di tutto, quella infrastrutturale: l’Avellino vive il problema sulla sua pelle. I biancoverdi hanno la possibilità di dare un terreno di gioco ai propri calciatori grazie al supporto della Provincia: con Venticano, Atripalda ed Avellino che aiutano con le loro strutture. Tuttavia, ad oggi, manca un reale centro sportivo che aiuterebbe, e non poco, la gestione del vivaio e non solo. Ma la società è stata chiara: il centro sportivo si farà. Il Presidente D’Agostino ha più volte chiarito che i lavori partiranno a breve e la struttura sorgerà a Montefalcione. Per questo, dunque, non resta che aspettare. 

L’altra sfida, invece, sarà quella di formare giovani già pronti per la prima squadra. Perché, seppur è vero che molti ragazzi abbiano fatto parte delle rotazioni, bisogna anche chiarire che i prodotti del vivaio non siano mai stati dei punti di riferimento. L’obiettivo sarà dunque: formare, far esordire e consolidare. Perché solo così, poi, si potrà dire di esser riusciti a pieno nella missione

L’ultima (ma non ultima per importanza) sfida è quella che l’Avellino sta cercando di mandare avanti: dare tempo e protezione ai ragazzi. Bisogna concedere la possibilità di sbagliare ai giovani e proteggerli, quando è necessario, dalle pressioni e dalle aspettative. Ma questa, più che una sfida per la società biancoverde… è una sfida per il calcio italiano e per i tifosi.

Credit foto: Us Avellino Youth

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