Primavera 1
Primavera 1, tra favorite e…mine vaganti: il “power ranking” del campionato

Primavera 1, parte il conto alla rovescia
-5 giorni all’inizio del Campionato Primavera 1 25/26. Un’annata che segna cambiamenti importanti nello status di alcune squadre e, di riflesso, negli equilibri del torneo. Tra realtà che sono diventate consuetudini ai piani alti, e outsider che vogliono cedere a qualcun altro il ruolo di sparring partner, entrando sul ring con ambizioni diverse. Proviamo a delineare i rapporti di forza della competizione ai blocchi di partenza.
Roma e Inter, due lati della stessa medaglia
Due rivali… inseparabili
Da una parte i campioni in carica, dall’altra i dominatori incontrastati della regular season, che non riescono però a capitalizzare durante i playoff. L’ossessione che logora contro l’abitudine a rimanere sotto traccia, per poi affondare il morso decisivo quando conta. Roma e Inter sono legate da un filo ininterrotto, visto che da qualche stagione ormai il fallimento della prima fa da apripista al successo della seconda. I giallorossi hanno uno dei settori giovanili più interessanti del nostro campionato, dominano il Primavera 1 a tratti con manifesta superiorità, ma si inceppano nelle curve finali, presentandosi col motore in panne ai playoff.
Lo scudetto non arriva dalla stagione 2015/16, ancora in piena era Alberto De Rossi, che da quando ha abdicato non ha avuto una linea di successione solida. Ricambi continui alla ricerca, quasi ossessiva, di una guida tecnica che potesse rimettere nella stessa frase le parole “Roma” e “vittoria”. Ci ha provato Federico Guidi, fermandosi però all’ultimo ostacolo proprio contro l’Inter. Gianluca Falsini ha avuto momenti ancor più tracimanti, ma in semifinale il suo gruppo ha accusato la pressione e si è sciolto come neve al sole. Dall’altra parte della cornetta, pronto a ricevere la notizia, c’era ancora l’Inter; come se i nerazzurri si insinuassero nei pensieri dei giallorossi anche a distanza, ingombrando i pensieri di una squadra che si inceppa proprio quando c’è bisogno dell’ultima sgasata.
Le prospettive per il 25/26
Il ritorno di Guidi e un gruppo da compattare attorno a nuovi leader, darà linfa per alimentare un’altra rincorsa allo scudetto, qualcosa che sembra aver assunto le conformazioni di un sogno proibito. La necessità però, sarà quella di trovare altri protagonisti che riescano a far pesare meno la mancanza di Mannini, Graziani, Misitano, Levak e Golic.
Dall’altra parte, la sicurezza dei campioni in carica e l’apertura di un nuovo ciclo: Carbone raccoglie il testimone da Zanchetta e dovrà innescare un progetto magari diverso nella forma, ma (sperano i nerazzurri) simile nel contenuto. Il gruppo perderà colonne portanti come Berenbruch, Spinaccé, Re Cecconi, Calligaris, Topalovic e Mosconi, diretti in U23. Il mercato ha tolto anche profili come De Pieri, Aidoo e Quieto. Insomma, la squadra avrà un volto totalmente nuovo: un restyling tecnico e negli interpreti, per rimanere competitivi non devitalizzando il talento.
Fiorentina e Sassuolo: non chiamatele Outsider…
Avrebbero il curriculum perfetto per essere considerate “mine vaganti”. Eppure, il campo onora a cadenza regolare il lavoro delle due squadre. I neroverdi hanno vinto il Campionato nel 2024, mentre la viola è da anni stabilmente ai piani alti, ha vinto 3 delle ultime 5 Coppe Italia Primavera e 2 Supercoppe Italiane consecutive tra il 2022 e il 2023. Lo scudetto non arriva dal 1983: che sia l’annata giusta per invertire anche questa tendenza?
Perderanno l’uomo copertina, il bomber Tommaso Rubino; di conseguenza, ci si aspetta un’annata super da Braschi, Leonardelli e Kouadio, chiamati a fare i leader. Un profilo da tenere d’occhio? Eman Kospo, roccioso centrale classe 2007; scuola “Masia”, con il Barcellona ha alzato al cielo la Youth League 24/25. Dominante sulle palle aeree, forte anche nell’uno contro uno e ordinato nella lettura degli spazi.
Sponda Sassuolo, riconfermato Bigica, ma il gruppo cambia pelle: fuori Bruno, Leone e Knezonvic, accentratori assoluti. Senza di loro, ci si aspetta un ulteriore step da Vedovati, al quale si chiederanno gol pesanti, e da Brajan Gjyla, fantasista classe 2007 con grande fantasia e senso della giocata.
Milan e Juventus, alla ricerca di un’identità
Due squadre accomunate da un elemento, perché alla domanda: “Cosa vuoi fare da grande?”, non avrebbero risposta. Il Milan è reduce da due sesti posti e altrettante uscite al primo turno dei playoff, mentre la Juventus negli ultimi 4 anni ha ottenuto tre quinti posti e un dodicesimo. Entrambe vogliono invertire questa pericolosa tendenza, e per alzare l’asticella si affidano a due nuove guide tecniche come Giovanni Renna (sponda rossonera) e Simone Padoin (scelta di continuità, visto che era il vice di Magnanelli la scorsa stagione).
Il ricambio generazionale implicherà una fase di rodaggio iniziale, ma il cambio di passo è necessario e le due compagini sembrano averlo intuito.
Atalanta e Torino, il limbo non può essere eterno
Dopo anni di una bellezza quasi accecante, la “Dea” sembra aver spento la luce. Dal 22/23, un quindicesimo posto, un’uscita al primo turno dei playoff e un sedicesimo piazzamento. Bosi però può contare su molti volti nuovi, desiderosi di aprire un capitolo diverso, con lo sguardo proteso verso i vertici della classifica. Le certezze saranno gli spunti di Baldo e Steffanoni e le letture di Ramaj, sempre più ministro della difesa. Le novità più interessanti potrebbero essere Pietro Parmiggiani, centrale classe 2006 in arrivo dal Milan, e Oleksandr Dragan, centrocampista di intensità e muscoli proveniente dall’Under 18.
Per i granata, il digiuno da playoff va necessariamente interrotto. La rottura prolungata va avanti ormai da due stagioni, ma la parentesi del 22/23 sembra un caso isolato considerando l’andamento delle ultime sei stagioni (due tredicesimi posti, un dodicesimo, un ottavo e un decimo). Arrivano però in soccorso le nuove leve dell’Under 17 e Under 18, campioni in carica dei rispettivi tornei. Profili molto interessanti come il bomber Falasca, Conzato, Luongo, Bonacina e Ferraris, si uniscono ad un gruppo squadra che poteva già contare su Cacciamani, Siviero, Gabellini e Desole. Insomma, lo scheletro comincia ad intravedersi, e i segnali incoraggianti ci sono: manca soltanto il verdetto del campo.
Luca Ottaviano
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