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Genoa, idee e futuro: il lavoro sui giovani un esempio per il calcio italiano
Il Genoa con il lavoro di Sbravati e ora Trapani vuole mandare un segnale concreto verso i giovani e il settore giovanile.

Genoa, il settore giovanile come colonna portante del progresso
Volare dove osano le aquile, o in questo caso, i grifoni. Che il Genoa sia una fucina di talenti molto attenta al proprio settore giovanile è ormai indubbio. E il lavoro del club sulla crescita dei propri ragazzi è interessante anche perché si pone come cambio di paradigma rispetto a un calcio italiano sempre più improntato sul breve periodo. Con Sbravati prima e Roberto Trapani ora, nel ruolo di responsabile del settore giovanile, si sta portando avanti un’idea concreta che trova esaltazione e conferma anche in prima squadra.
L’arrivo di Vieira ha velocizzato il processo, ma anche con Gilardino e andando più a ritroso con Juric e Gasperini è stato fatto. Il processo ha bisogno di tempo, di idee e di continuare a seguire la propria strada anche quando le cose non vanno bene. Non è questione di risultati ma di progetto sportivo e il Genoa sta dimostrando di avere le idee chiare.
Dal mercato al campo: un successo non sempre immediato
“L’ossessione per un immediato quanto effimero successo? La lasciamo agli altri”. Questo sembra trasparire dal modello strategico scelto dal Genoa e applicato sui propri ragazzi. Lo conferma la stessa scelta di affidarsi a Roberto Trapani: il responsabile del settore giovanile è infatti un classe 1992, una carta d’identità ingannevole se rapportata alla freschezza e alla visione di un ragazzo che già nel 2019 entrava nel vivaio del Milan. Orientare lo sguardo sul “domani” e non sull’ ora e subito: questo è il diktat anche in sede di mercato; rinforzare le fondamenta del futuro è un lavoro certosino, che richiede visione sul lungo periodo. “Non prendiamo un giocatore per vincere nell’immediato, vogliamo calciatori che secondo noi saranno futuribili in un contesto di Serie A al Genoa”, dice a The Voice Genoa.
Linea molto chiara, che ha riscontro sul campo ed è tradotta molto fedelmente da ciò che il “grifone” sta facendo in Campionato. Soltanto nel 24/25, Vieira ha lanciato 5 prodotti del settore giovanile: esordio assoluto per Honest Ahanor (talentuosissimo esterno classe 2008 acquistato in estate dall’Atalanta per 17 milioni), Jeff Ekhator (24 presenze totali per il classe 2006), Federico Accornero (fantasista del 2004 poi girato in prestito alla Carrarese). Con loro, debutto anche per Alessandro Venturino bagnato dalla prima doppietta in carriera, e gioia personale perfino per Patrizio Masini, che dal momento del suo esordio è diventato una colonna portante del centrocampo.
Creare valore per il futuro
Il percorso nel vivaio acquisisce quindi più spessore e credibilità: non è più una rimessa nella quale parcheggiare il talento, ma un catalizzatore biologico nel percorso di crescita dei ragazzi. Un luogo di passaggio, in cui si affina il proprio carattere e il proprio bagaglio tecnico per arrivare un domani alla prima squadra, che in questo caso è il fine ultimo e non un’utopia. E l’innescarsi di questo cambio di prospettive crea valore per il club: i ragazzi che completano questo processo faranno parte del Genoa del futuro, oppure verranno venduti a cifre irrinunciabili.
Quest’ultimo è il caso di Honest Ahanor, ma anche di Pietro Pellegri (che all’età di 17 anni è stato venduto per 20,9 milioni), Niccolò Rovella (26 milioni dalla Juventus nel 2021) e Andrea Cambiaso (13 milioni sempre dalla Juventus nell’estate 2022). O ancora, riavvolgendo il nastro, si può citare il nome di Rolando Mandragora, capostipite in questo tipo di operazioni con 9 milioni entrati nelle casse del Genoa nel 2016. Un modus operandi che denota una mentalità ad ampio respiro internazionale, nel contesto di un campionato che guarda sempre di più al risultato nel breve termine.
I confini tra prima squadra e settore giovanile si assottigliano
Questo elemento è probabilmente uno dei più interessanti. Quando si lavora con questo tipo di imprinting, inevitabilmente si restringe la forbice nella distanza che c’è tra prima squadra e vivaio. Il mondo dei grandi non è più un puntino lontano da guardare con soggezione, ma un obiettivo concreto sul quale puntare grazie al proprio talento. Due orbite che entrano in contatto creando valore e spessore per il futuro. E il progetto non arresta la propria corsa, divenendo un modello che potrebbe ispirare il resto delle squadre di Serie A.
Il Genoa infatti, in un’estate in cui ha perso diamanti grezzi come Ahanor e De Winter (circa 37 milioni di euro), ha decuplicato gli investimenti per il settore giovanile, stanziando circa 2 milioni su 24 calciatori. Tra questi, i più interessanti potrebbero essere: Christian Galvano, classe 2008 arrivato a titolo gratuito dal Brescia e già infuocato con una doppietta all’esordio in Under 18; Adam Zulevic, 1 metro e 98 di tecnica e potenza per l’attacco della Primavera; Gael Lafont, classe ed eleganza tipica francese al servizio della mediana; Matteo Pallavicini, riscattato dalla Juventus e partito fortissimo con 1 assist nelle sue prime 3 presenze in Primavera 1.
Luca Ottaviano
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