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Zalewski, qualità e talento: il gol al Toro è bello, ma non è una novità

Zalewski torna al gol e lo fa bellissimo, ma non è un evento unico…
Quello di Nicola Zalewski durante Torino-Inter è un autentico diamante, creato dai piedi sapienti di un ragazzo messo fin troppo in discussione in questi ultimi anni. Come si direbbe oggi, “l’ha fatto bruttino”: sterzata col tacco per ritrovare il contatto visivo con la porta, corpo orientato per far girare il destro e compasso aperto con il mirino sul secondo palo.
Il polacco torna al gol 706 giorni dopo l’ultima volta: una rete che diventa la terza in 93 partite di Serie A. Medie sicuramente lontane da quel profilo da spacca-partite con cui si era affacciato al calcio che conta, esordendo e graffiando la semifinale di ritorno di Europa League contro il Manchester United, nel 2021. Nel mezzo infatti, tante peripezie e molti stravolgimenti a livello tattico, che lo hanno dirottato dalla sua vera zona di caccia: in Primavera, Alberto De Rossi nella sua Roma lo usava come primo ispiratore dietro la punta, aggiustando il suo raggio d’azione ed esaltando la sua propensione offensiva. Con Mourinho invece, il nativo di Tivoli è diventato a tutti gli effetti un incursore di fascia.
Perché la super giocata contro il Torino non è un caso isolato
In parte lo abbiamo già accennato: Nicola Zalewski mostrava delle caratteristiche durante il suo percorso nelle giovanili. Eppure, l’impatto con un tecnico esigente in fase di copertura, gli ha fatto perdere metri nel raggio d’azione, togliendolo dall’orbita centrale del campo e facendolo gravitare in zone di campo dove servono rapidità e falcata. Un processo di transizione che però ha mostrato delle crepe, visto che il classe 2002 non ha mai preso confidenza con la corsia, scivolando indietro nelle gerarchie a Roma sia nei confronti di Matias Vina che in quelli di Spinazzola al suo rientro.
Dalla notte al giorno, se si tenta di delineare un confronto coi tempi delle giovanili: il meglio infatti lo ha espresso nell’arco temporale tra il 18 settembre 2020 e l’1 novembre 2020; un mese di onnipotenza tecnica, galleggiando tra le linee e diventando un vero e proprio game changer. Nel periodo di riferimento, l’allora diciottenne mette a referto 6 gol e 2 assist in 6 presenze, facendo da fluidificante e catalizzatore biologico di un sistema offensivo da 21 reti segnate durante quello spezzone di campionato Primavera 1. Una macchina perfetta, di cui il “polacco di Tivoli” era l’innesco.
La redenzione doveva passare per un cambio di prospettive?
La stagione di Zalewski è stata, citando una celebre massima di Gonzalo Higuain, “una montagna russa”. Una sceneggiatura degna di un thriller di David Fincher: prima la Turchia a tentarlo, con il Galatasaray pronto all’affondo decisivo. Poi il plot twist, come John Doe in “Seven”: la scelta di rimanere, nonostante il contratto in scadenza a giugno 2025. Infine, l’ennesima sliding door: il passaggio all’Inter nel mese di gennaio per cercare minuti e ritrovare sicurezza. E forse, a giudicare dall’impatto avuto, serviva cambiare aria: finora, in 352 minuti di Campionato ha trovato 1 assist decisivo nel derby e la perla dell'”Olimpico Grande Torino”, che rimette i nerazzurri ad un solo punto di distanza dal Napoli.
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