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Playoff Primavera 1, si entra nel vivo: il “power ranking” e le possibili mine vaganti

Playoff Primavera 1: l’ingombrante presenza dell’imprevedibilità
Le squadre impegnate nei Playoff Primavera 1 cominciano a posizionarsi ai blocchi di partenza. La stagione ha delineato dei rapporti di forza ben definiti, ma nulla è meno pronosticabile della fase finale di un torneo che si nutre della variabile dell’imprevedibilità. Ce lo insegnano le ultime stagioni, in cui è stata spesso un’outsider ad appropriarsi del trono del vincitore. Il Sassuolo riprova lo sgambetto partendo leggermente dietro nei “power ranking”, ma occhio ai due grandi titani in cerca di un successo che consolidi il proprio status di leader assoluti del campionato.
Roma, la ricerca di una vittoria in bilico tra sogno e ossessione
I giallorossi sono imbattibili?
Mai come quest’anno, il campionato ci aveva restituito una realtà così dominante all’interno di tutto il percorso stagionale. Al di là di qualche nota steccata, lo spartito della Roma ci ha trasmesso una sinfonia quasi perfetta. I giallorossi hanno una voglia matta di accompagnare le avversarie in un ballo con la morte, dando continuità ad un Primavera 1 passato sempre in testa e con pochissimi scivoloni. 83 punti conquistati, una voragine dalla seconda (distante 9 lunghezze) e una dimostrazione di forza certificata anche dai confronti con le passate stagioni. Per arrivare ad una forbice più ampia infatti, bisogna risalire la corrente fino all’annata 2018/19, con l’Atalanta allora avanti di 11 rispetto all’Inter.
Un gruppo apparentemente senza punti deboli
Nel corso dell’anno, è stato registrato anche il record per la vittoria più larga nella storia della competizione: si tratta del 9-0 contro l’Udinese del 22 aprile scorso. Supremazia accompagnata e alimentata da un gruppo che sembra non avere limiti: cerniera difensiva invalicabile, che può contare su solidità e leadership di Golic, Seck e Nardin. Fasce presidiate da due treni come Cama e Mannini, che foraggiano la proposta offensiva spesso anche innescando l’azione con il cambio di passo o l’intuizione in verticale. Al centro, il ragionier Romano porta equilibrio e detta i tempi alla zona fantasia, dove Levak, Di Nunzio, Graziani e Coletta compongono una macchina da gol impressionante da 37 centri e 15 assist.

Federico Coletta
Non a caso, i giallorossi hanno anche la maggiore produzione offensiva di tutto il campionato (91 timbri, media di 2,4 per partita). Vena realizzativa nella quale contribuiscono anche il killer instinct di Misitano (terza bocca di fuoco di un hydra da 14 reti a testa composto dall’italo-americano e il duo Graziani-Coletta). Il tutto porterebbe ad una logica conclusione: sono la squadra da battere. Frase che ha caratterizzato la maggior parte delle ultime stagioni giallorosse, con quel trofeo che però comincia a mancare da quasi un decennio (ultimo scudetto nel 2015/16) e che sta diventando un’ossessione sfiorata ma mai afferrata dalla Roma. Mai come in questo caso, può avere diritto di cittadinanza la frase: “sono i nemici di loro stessi”. Perché sembra effettivamente questa la situazione.
Inter, alla ricerca del colpo del K.O.
Descrivere la stagione dei nerazzurri appare molto semplice: partenza stentata, assetto ed equilibrio ritrovato col passare delle giornate e sulla coda dell’annata qualche piccola incertezza. Il secondo posto e la caratura tecnica del gruppo ci obbliga ad inserirli come prima avversaria credibile della Roma, ma l’Inter non ha dalla sua un bilancio positivo con le prime della classe. Con i giallorossi ha registrato 1 sconfitta e 1 pareggio; stesso bilancio con Juventus e Milan, mentre contro il Sassuolo e la Fiorentina sono arrivati 12 punti in 4 gare. Aggiustare qualche calo improvviso sul piano mentale e correggere il tiro in determinate dinamiche di gioco: sono questi gli ostacoli più grandi per Zanchetta.

Inter esultanza
L’organico, dal canto suo, ruggisce forte: Calligaris è sempre più leader tra i pali (10 clean sheet su 25 presenze, porta tenuta inviolata nel 40% delle apparizioni); Alexiou è il comandante della seconda difesa del campionato e in Re Cecconi ha trovato un altro ministro del reparto. Topalovic e Berenbruch sono invece i due indicatori della temperatura offensiva, con acuti di talento e giocate risolutive che producono 16 gol e 8 offerte ai compagni. De Pieri infine è sempre più incisivo in area (capocannoniere con 9 centri) e trova linfa vitale anche nella rifinitura (miglior assistman con 5 passaggi vincenti).
Playoff Primavera 1, il Sassuolo sente l’odore del sangue
Passiamo ai mattatori della scorsa edizione. I neroverdi non abbandonano quell’etichetta di outsider che forse ora li diverte un po’, perché li sgancia dalle pesanti responsabilità attribuite ai favoriti. Underdogs per eccellenza, gli emiliani hanno vissuto un altro anno sulle montagne russe: qualche improvviso giro della morte, periodi più lineari e poi ancora giù in picchiata. Il terzo posto però è anche un monito verso le altre: guai a dargli solo il peso di una sparring partner, perché il Sassuolo si presenterà alla fase finale con lo stemma dello scudetto sul petto e con la voglia di fare “back to back”.

Knezovic Sassuolo
I leader carismatici e tecnici sono chiari: Knezovic è catalizzatore e spesso fine ultimo del gioco; con 16 gol e 7 assist, il croato ha completato un processo di crescita folgorante e inatteso (per lo meno non di questa portata). Lo accompagnano Bruno, ormai veterano della competizione (98 partite giocate in Primavera 1), Minta con la sua freschezza e imprevedibilità e Leone, nel quale convive una duplice natura da incursore e mente pensante al centro della manovra. Per concludere, il giocatore che incarna maggiormente la natura di variabile impazzita, tipica del Sassuolo: Daldum, asso nella manica a partita in corso e jolly da poter gettare nella mischia qualora la situazione sia critica.
Fiorentina, il peso di non avere nulla da perdere
Per anni considerata la specialista delle coppe, la Fiorentina arriva per la prima volta dal 2018 ai playoff senza aver vinto la Supercoppa o la Coppa Italia Primavera. Situazione inedita per la viola, che può sfruttare la testa e le gambe più leggere per aggredire un Campionato che non entra nella bacheca dal 1983. 43 anni di digiuno che rappresentano comunque un tarlo pesante da allontanare dai pensieri. In ogni caso, la squadra ha dato risposte interessanti: nonostante una flessione evidente nel mese di febbraio (4 sconfitte consecutive, con tre scontri diretti falliti), le 4 vittorie nelle ultime 6 uscite hanno contribuito a far lievitare la classifica e a gonfiare anche un po’ l’autostima di un gruppo che sembra essersi ritrovato.

Fiorentina esultanza
Il quarto posto li obbliga al duello con la Juventus, in programma domani alle 18:00. Precedenti stagionali in perfetta parità, con 1 vittoria per parte e la differenza reti in perfetto equilibrio (4 gol fatti e altrettanti subìti). E’ evidente quindi che i ragazzi di Galloppa, forti dell’opzione del pareggio data dal miglior piazzamento in campionato, vogliano ripetere l’exploit del 2023 (magari con un esito diverso in finale). Un undici le cui chiavi sono chiaramente consegnate a Rubino, mattatore assoluto del campionato con una detonante stagione da 17 gol e 10 assist. Occhio però anche a Harder, Caprini, Braschi e Gudelevicious, zoccolo duro della squadra e abituati a gestire partite di questo peso specifico.
Juventus, un ritorno gradito ai Playoff Primavera 1
Dopo un anno di assenza ingiustificata, anche i bianconeri si siedono nuovamente al tavolo delle migliori 6. Lo fanno però al termine di una regular season per certi versi storica: si tratta del maggior numero di punti (63) raccolti dal 2005/06, annata che coincide con l’ultimo scudetto Primavera vinto. Per certi versi un exploit, considerando anche il ridimensionamento caratterizzato dal dodicesimo posto centrato nel 23/24. Alla base di questa risalita, un nucleo di giocatori che si vive quotidianamente da molti mesi, con pochi e mirati cambiamenti nel roster e con delle gerarchie consolidate.

Alessio Vacca, capocannoniere della Juventus con 16 gol stagionali
Bassino, Savio, Martinez, Boufandar, Ripani, Crapisto, Valdes Ngana, Pugno e Vacca. Non è un semplice appello, ma è il nucleo attorno al quale la Juventus ha ritrovato unità d’intenti, entusiasmo e gioco. A questi, si aggiungono l’istinto tra i pali di Zelezny, l’imprevedibilità di Biliboc, la costante crescita di Finocchiaro, la duttilità di Bassino e la sostanza di Keutgen. Un mix esplosivo di talento e solidità che è pronto a scuotere gli equilibri precari su cui si reggono i playoff.
Milan, playoff in salita ma occhio alle sorprese
Anche per i ragazzi di Giunti, si prospetta un primo turno molto complicato. La sfida al Sassuolo del 24 maggio alle 18:00 è il primo scoglio da superare verso il derby con l’Inter. Per vivere un’altra stracittadina però, c’è bisogno di riordinare le idee, confuse dopo una rincorsa folle e conclusasi al fotofinish della stagione. A pochi metri dal traguardo è arrivato infatti il sorpasso sul Verona al sesto posto, l’ultimo che garantisce la presenza nella “post season”. Tutto per inseguire un trofeo che sfugge da 60 anni, il digiuno più lungo tra le sei partecipanti ai playoff 2025.

Filippo Scotti
Una rincorsa che partirà da lontano, e che dovrà nutrirsi della leadership di Eletu (21 presenze, 2 gol e 4 assist), degli spunti di Bonomi (vice-capocannoniere con 10 centri) e Liberali (che con ogni probabilità verrà aggregato), ma anche degli impulsi intermittenti di Ibrahimovic. Lo svedese è tornato al gol dopo quasi tre mesi a secco; rottura prolungata che ha condiviso in parte con Filippo Scotti, anch’esso a segno nell’ultima di campionato dopo circa 47 giorni di digiuno.
Luca Ottaviano
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