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La prima volta non si scorda mai: alla scoperta di Massimo Pessina, tra aneddoti e curiosità
Dai campi dell’Oratorio Fiorine al Dall’Ara: Massimo Pessina, 2007, debutta in Serie A contro il Napoli e vive la sua favola rossoblù.
La prima volta non si scorda mai: esordio per Massimo Pessima
Originario di Songavazzo, comune italiano di appena 729 abitanti della provincia di Bergamo, il 25 dicembre 2007 aprì per la prima volta gli occhi presso l’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano un comune mortale di nome Massimo, “Pessina” il cognome. Così come tanti bambini di qualsiasi età, cullava il sogno di diventare un calciatore e da buontempone scelse di fare il centravanti. Il padre, però, ebbe un passato da modesto portiere alla Pro Vercelli, per cui il passaggio di consegna fu inevitabile. A soli 9 anni passò nel vivaio bluceleste dall’Oratorio Fiorine di Clusone per una manciata di palloni. In che senso? A raccontarlo fu Simone Grossi, responsabile dell’attività di base dell’Albinoleffe.
“Parlai con il parroco. Alla fine ci accordammo per dieci palloni in cambio del portiere. Li avrebbero voluti della misura 4, ma noi avevamo solo i 5…”. Dopo sei anni nella cantera Zanica, misero gli occhi su di lui diverse società lombarde (Atalanta, Milan e Inter), ma fu il Bologna dell’allora responsabile del settore giovanile, Daniele Corazza, a strapparlo. Una volta narrato il progetto, non esitò a dire “si”.
Bologna e il connubio con i portieri
Bologna ha un legame indissolubile con il ruolo del portiere. Un amore sbocciato con le prodezze del bolognesissimo Gianluca Pagliuca. Ma che trova le proprie fondamenta a partire dagli anni venti con Mario Gianni, artefice di dodici stagioni di cui tre da scudettato. Carlo Ceresoli, Anselmo Giorcelli, Franco Mancini e tanti altri, arrivando ai giorni d’oggi con il polacco, senatore del gruppo, il “cinno” Federico Ravaglia e… Massimo Pessina. Cresciuto con Buffon come idolo, seppur abbia riconosciuto in Neuer un nuovo modo di interpretarne il ruolo; arrivato a Bologna con la stigmate del campioncino, si è ritagliato un ruolo autoritario con l’Under 17 di Denis Biavati, conquistandosi perfino la Nazionale di categoria. L’anno seguente fece da spola tra Under 18 e Primavera, finendo per occupare lui il ruolo di vice Bagnolini, quando costui veniva aggregato in prima squadra. Dopo l’esordio in Serie A sotto la gestione di Sinisa, furono due le stagioni per Bagnolini per mettere nuovamente piede in campo. Tra l’altro sempre a Marassi, nell’anno della conquista della Champions. In pianta stabile con i grandi, ecco che è spettato a Massimo Pessina prendere il suo lascito, presentandosi ai nastri di partenza con il titolo di campione d’Europa con l’Italia Under 17 di Massimiliano Favo. Dopo un’annata complicata dal punto di vista corale più che personale, in estate si è optato per accelerare i tempi, fidandosi di Happonen per la Primavera e lui per la Prima squadra.
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L’azzurro come colore ricorrente
L’azzurro è il colore del cielo, ma anche del mare, trasmette pace e serenità, ma rappresenta anche la Nazionale sportiva italiana, da cui deriva proprio il nome “Azzurri”. A prescindere che sia giovanili o prima squadra indossare la maglia della Nazionale, rappresentare il proprio Paese, è sinonimo di grande soddisfazione e orgoglio. E Massimo Pessina lo ha fatto alla grandissima. Dopo un’alternanza tra i pali con Alessandro Longoni (classe 2008 del Milan), un brutta commozione cerebrale dell’estremo difensore meneghino ha spianato la strada al buon Pessina, il quale ha mantenuto la porta inviolata sia in semifinale che nella finalissima con il Portogallo. Laureato campione d’Europa, poi, ha tenuto a galla la Primavera del Bologna. Mettendoci le mani – in tutti i sensi – sul playout vinto contro l’Empoli allo Stadio Renato Dall’Ara. Scattata l’ora di gioco, infatti, fu il portierone rossoblù a rendersi di nuovo protagonista in positivo, neutralizzando il penalty calciato da Konaté. Prima del gol salvezza di Castaldo (compagno anche in Nazionale) al 93′. Dopo l’Italia e l’Empoli ecco di nuovo il colore azzurro in uno dei momenti topici fin qui della sua carriera -ancora da sbocciare: l’esordio in Serie A contro il Napoli (“gli azzurri”).
Lo ha voluto il destino
Come di consuetudine per mister Italiano e il vice Daniel Niccolini, nessuna conferenza stampa per questioni tempistiche a cavallo tra il post Europa League e la gara in preparazione al campionato. Ergo, sciogliere i dubbi è ancor più difficile. Alla vigilia di Bologna-Napoli, una volta comunicati i convocati, ecco che all’appello manca qualcuno. Quel qualcuno – oltre al già previsto Ciro Immobile – è Federico Ravaglia, a causa di una distorsione alla caviglia sinistra. A farne le voci c’è Pessina, con Happonen – protagonista sabato pomeriggio con la Primavera – come terzo. Al Dall’Ara si presenta il Napoli campione d’Italia in una sfida da masterclass di questa Serie A. Al quinto minuto ecco quello che non ci si aspetta: Skorupski accusa un risentimento muscolare alla coscia destra, esita un paio di minuti per poi richiamare l’attenzione dello staff medico. Italiano non ha altre soluzioni, i cameraman inquadrano la linea di centrocampo perchè è pronto a togliersi la pettorina Massimo Pessina. La lavagnetta luminosa indica il cambio: fuori l’uno, dentro il venticinque. Nessun brusio, il pubblico ha piena fiducia nel ragazzino, seppur in pochissimi lo abbiano visto all’opera. L’abbraccio con lo staff e il polacco. Il primo pallone toccato con il cronometro che segnava “8,54” e la prima parata al 18′ sul destro di Elmas. Le uscite alte nella ripresa, la postura del corpo di chi è sicuro di sé e la porta inviolata a confezionare i tre punti. Davanti alla propria gente, contro i campione in carica. Eroe a maggio, favola a novembre, sempre al Dall’Ara. Lo ha voluto il destino.
Tra l’emozione di tutti
Al triplice fischio, nel bel mezzo del clima festoso del Dall’Ara, a catturare gli occhi degli spettatori sono state le lacrime del diciassettenne tra i pali, consapevole di aver appena realizzato uno dei suoi sogni, forse il più grande. Bagno di folla dei compagni, i quali lo hanno ripetutamente sollevato al cielo, esattamente come fosse un trofeo. A questo, hanno fatto seguito i complimenti via social del compagno di reparto, Lukasz Skorupski, e le parole del vice allenatore, Daniel Niccolini, il quale ha inaugurato così l’analisi post-partita. “Vedere Pessina piangere a fine partita, dopo l’esordio a 17 anni, mi ha emozionato. Sono veramente contento per lui”. Insomma; il Bologna ha vinto su tutti i fronti, anche se la nota più passionale ed emotiva ce l’ha regalata questo minorenne con i guanti: Massimo Pessina.
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