Seguici su

NotizieJuventus

Juve Next Gen, il bilancio di Chiellini: “Il nostro bollino di riconoscimento è come Harvard”

Claudio Chiellini, in una recente intervista, ha tracciato un bilancio ampiamente positivo sui primi 7 anni della Juventus Next Gen.

Pubblicato

il

Juve Next Gen
Juve Next Gen

Juve Next Gen, i primi sette anni di vita

3 agosto 2018, data che per i colori bianconeri ha segnato un “prima” e un “dopo”: la nascita della Juve Next Gen ha scosso il club torinese dalle fondamenta, facendo da sliding door fondamentale anche nell’economia dell’intero movimento calcistico italiano. La squadra più titolata, che con visione e lungimiranza è arrivata prima di tutti gli altri su un concetto spesso relegato ai margini della narrazione: i giovani e il settore giovanile possono essere motore del futuro, catalizzatore biologico dei progressi e dei successi sul campo. E di recente è tornato sull’argomento anche Claudio Chiellini, Head of Next Gen che ha seguito il progetto dalle sue fasi embrionali.

L’Under 23 come fucina di talenti

Uno dei passaggi più importanti riguarda lo sfruttamento di una risorsa così preziosa. La Juventus ha trovato nella Next Gen dei diamanti grezzi con cui ha impreziosito la propria rosa, tirandoli a lucido, smussandone le imperfezioni e facendoli diventare pienamente consapevoli della propria forza. Dal 2018 ad oggi, sono stati 37 gli esordi in prima squadra: tra questi, spiccano i nomi di De Winter, Huijsen, Miretti, Fagioli e dell’attuale erede della 10 di Del Piero, quel Kenan Yildiz destinato a raccogliere un testimone pesante e a recitare il ruolo di leader tecnico del futuro. Tanta valorizzazione, ma anche molto mercato: l’Under 23 diventa in questo senso anche benzina per alimentare le entrate nella prima squadra.

Dai giocatori che hanno vestito la maglia della Next Gen infatti, la Juventus ha ricavato circa 200 milioni di euro nella finestra temporale dal 2018 ad oggi: numero sicuramente non banale, che racchiude anche qualche leggerezza nella gestione di alcuni profili. Il più eclatante è quello di Dean Huijsen: esordio a 18 anni in Serie C, poi apprendistato in prima squadra nella stagione successiva, con prestito di sei mesi alla Roma. Il potenziale è clamoroso, ma proprio all’ultimo gradino del suo percorso di crescita, lo spagnolo devia dalla strada principale: una sterzata che lo porta a Bournemouth per circa 19 milioni. 365 giorni dopo, parliamo invece di un titolare della difesa di Xabi Alonso al Real Madrid, di un predestinato che andava accompagnato con più pazienza verso la sua espressione massima del potenziale.

Next Gen: le cessioni più illustri

Sulla stessa lunghezza d’onda del centrale, troviamo molti altri volti noti che hanno arricchito il mercato in uscita della Juventus: Matìas Soulé è il più oneroso in assoluto, passato alla Roma nell’estate 2024 per circa 30 milioniDe Winter, con il suo passaggio al Genoa ha portato nelle casse bianconere circa 11 milioni, mentre Dragusin (sempre in direzione Liguria) è stato pagato circa 10 milioni. Chiudiamo questa breve rassegna con Nicolussi-Caviglia (3,5 milioni dal Venezia) e Fagioli, acquistato per circa 16 milioni tra prestito e riscatto dalla Fiorentina. Errori di valutazione? Soltanto il tempo esprimerà un verdetto inequivocabile; per ora, si può discutere soltanto riguardo all’eccessiva fretta, in qualche caso, nel lasciare andare talenti molto interessanti.

Il cambio di rotta decisivo

L’Head of Next Gen parla poi di una sliding door fondamentale, che ha dato più profondità e credibilità al progetto: “Nei primi due o tre anni l’obiettivo principale della seconda squadra, oltre a far crescere i giovani, era anche quello di provare a salire di categoria. L’arrivo in prima squadra era in quel momento un’utopia, sia per la composizione della rosa della prima squadra, sia per gli obiettivi che aveva la Juventus nella stagione 2018/19, l’estate dell’arrivo di Ronaldo. Negli ultimi anni invece è cambiato proprio l’obiettivo, cioè quello di far crescere internamente i giocatori e farli arrivare in prima squadra”.

Provando ad abbozzare un’interpretazione: l’Under 23 non è più soltanto un purgatorio, una zona di transito, ma è l’anello di congiunzione tra le giovanili e la prima squadra. Un ponte, un canale di comunicazione che non sia un luogo in cui parcheggiare il talento, bensì una palestra stimolante in cui affinarlo e misurarsi con un campionato per status e tono atletico e fisico più competitivo rispetto alla Primavera.

Il “bollino di Harvard” della Juventus Next Gen

Come un sigillo di garanzia, una caratteristica universalmente riconosciuta come simbolo di qualità. Per Claudio Chiellini, il tratto distintivo dei calciatori della Juventus Next Gen è la professionalità. “È un elemento che non viene riconosciuto da noi, ma dagli altri club: un calciatore che cresce nella Juventus, e poi esce, probabilmente non ha delle spiccate doti tecniche o uno spiccato senso del gioco come quello che esce da altre squadre (l’Ajax, il Barcellona e così via). Però ha una serietà, una professionalità e una voglia di emergere e migliorarsi che sono il segreto della Juventus da cento anni a questa parte”.

Luca Ottaviano

Continua a leggere le notizie di Mondo Primavera e segui la nostra pagina Facebook

Clicca per commentare

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *