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Inter, Chivu è l’uomo giusto per la panchina? La tifoseria è spaccata
Christian Chivu torna all’Inter, raccogliendo l’eredità di Simone Inzaghi in panchina. La tifoseria però è divisa in maniera netta.

Chivu raccoglie il testimone da Inzaghi: è la scelta giusta?
Dopo settimane di tira e molla, con voci che si rincorrevano sul potenziale arrivo di Cesc Fabregas, l’Inter ha virato fortemente su Christian Chivu. Sarà lui l’uomo che concretizzerà il passaggio di consegne da Inzaghi, ormai approdato in Arabia sulla panchina dell’Al-Hilal. Una transizione abbastanza netta, scelta divisiva che ha polarizzato le opinioni nell’ambiente nerazzurro. Sarà l’uomo giusto per risollevare una squadra reduce da un’umiliazione in finale di Champions League?

Chivu
Chivu è sinonimo di lavoro con i giovani
L’operazione dell’Inter ricorda, in piccolo, quel processo di transizione avviato da una Nazionale come la Spagna, o da club come il Barcellona. Bandiere del passato nel rettangolo verde, che cominciano a lavorare nel settore giovanile e gradualmente vengono promossi ai piani superiori. E’ successo con De la Fuente nel passato recente della “roja”, con Luis Enrique e Guardiola nel caso dei “blaugrana”: una scalata verso la prima squadra che si compone di passaggi intermedi in cui affinare il proprio pensiero calcistico e tradurlo in margini di miglioramento. Allo stesso modo, l’Inter sta cercando di applicare lo stesso paradigma: nel passato di Chivu infatti, c’è una parentesi nella Primavera nerazzurra ancora più massiccia.
Il rumeno ha infatti percorso ogni step nelle giovanili, dall’U16 passando per Under 17 e Under 18, concludendo con la Primavera. Un apprendistato di 6 stagioni, all’interno del quale è arrivato anche il coronamento del suo percorso con lo Scudetto Under 19 del 2022. Affidandosi a Chivu quindi, l’Inter non sembra compiere quel salto nel vuoto che in molti tifosi pensano: l’allenatore conosce perfettamente gli equilibri, le ambizioni e lo status di una piazza del genere, su tutti i suoi livelli. E questo è certificato sia dai risultati sportivi che dalla crescita dei singoli: da Casadei a Fabbian, passando per Gnonto o i fratelli Carboni.
I giovani talenti cresciuti dalle mani sapienti del rumeno
Un bacino da cui attingere che per il futuro prossimo dei nerazzurri potrebbe essere preziosissimo. Chivu ha impresso a fuoco il suo marchio in ogni strato del settore giovanile, plasmando un capitale umano dal grande potenziale per l’immediato avvenire e anche qualche talento che ora sta cominciando a brillare altrove.

Francesco Pio Esposito
Sotto la sua guida, sono cresciuti a partire dall’Under 16 giocatori come Wilfried Gnonto, Cesare Casadei, Giovanni Fabbian, Franco Carboni, Mattia Zanotti e Alessandro Fontanarosa. Blocco al quale si aggiungeranno i riflessi del portiere Alessandro Calligaris, le geometrie di Aleksandar Stankovic, la freschezza nella doppia fase di Thomas Berenbruch e Abenezer Akinsanmiro, e i due baby fenomeni Valentin Carboni e Francesco Pio Esposito.
Nomi che certificano e danno profondità al lavoro svolto, senza svilirlo o depotenziarlo. Nel futuro dell’Inter quindi, non ci sarà una ricerca ossessiva della vittoria sul breve periodo, ma un tentativo di porre le basi per il futuro con un gruppo più fresco e un’età media da abbassare (quest’anno la più alta in Italia con 29,1 anni di media e la maggiore anche in Europa, con un’età media di circa 30 anni).
Le reazioni a caldo della tifoseria
Ambizione che dovrà però conquistare una parte nutrita del tifo. Una grande fetta della tifoseria infatti, trova nella scelta di affidarsi al rumeno un ridimensionamento sia tecnico che nelle ambizioni. I social si dividono, tra coloro che pensano si stia tornando “all’epoca di Stramaccioni”, e altri che la ritengono un’opzione sbagliata perché “Ci voleva un nome vincente dopo un’annata finita bruscamente”. Altri ancora, disegnano un parallelo con la stagione del Napoli 23/24, definendolo come un “Garcia-Mazzarri-Calzona 2.0”.
Dall’altra parte, c’è chi trova delle affinità tra questa scelta e quella della Spagna di affidarsi a De la Fuente, oppure quella del Barcellona di puntare su allenatori formati dal periodo nella Masìa (come Luis Enrique e Guardiola). Anche la chiave di lettura dell’allenatore che conosce l’ambiente viene sollevata come un elemento a favore della sua candidatura. Ora, per forza di cosa l’ultima parola passa ora al campo.
Luca Ottaviano
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