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De Zerbi e la crisi del calcio italiano: “Il talento scarseggia, la colpa è del sistema”

De Zerbi analizza la crisi del calcio italiano: “Manca talento, il sistema è in difficoltà”. Critiche dure nel podcast Supernova.

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De Zerbi analizza la crisi del calcio italiano: “Manca talento, il sistema è in difficoltà”. Critiche dure nel podcast Supernova

Nel corso di una lunga intervista rilasciata al podcast Supernova di Alessandro Cattelan, Roberto De Zerbi, attuale tecnico dell’Olympique Marsiglia, ha espresso un’analisi lucida e senza sconti sulla crisi della Nazionale italiana. Un intervento che arriva in un momento di grande dibattito, dopo anni segnati da delusioni cocenti, come le due mancate qualificazioni ai Mondiali del 2018 e del 2022. L’allenatore, da sempre considerato uno dei tecnici più attenti alla crescita individuale dei calciatori, ha puntato il dito non su un singolo colpevole, ma su un intero sistema in difficoltà.

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“Fa ancora più male lavorare all’estero e vedere l’Italia fuori dai Mondiali”

“Da italiano che lavora all’estero fa ancora più male. Ti prendono per il culo per una cosa simile”, ha detto senza mezzi termini De Zerbi, mettendo subito sul tavolo l’orgoglio ferito di chi rappresenta l’Italia al di fuori dei suoi confini. La doppia esclusione dai Mondiali non è solo una delusione sportiva, ma una ferita culturale e identitaria, che si fa ancora più bruciante per chi come lui vive il confronto quotidiano con i grandi sistemi calcistici europei. L’umiliazione sportiva, come suggerisce il tecnico, non si ferma al campo ma si estende al prestigio complessivo del movimento italiano.

Non è più il tempo di Totti e Del Piero

“La penso diversamente da quello che si sente in giro. Questo è un periodo storico dove facciamo fatica a sfornare giocatori di un certo livello. Si starà sbagliando qualcosa o di dire di chi è la colpa. Sicuramente non è colpa degli allenatori che passano da quella panchina, perché di cose diverse può fare poco”. In queste parole c’è tutta la frustrazione di chi osserva un sistema in declino strutturale, incapace di generare quei fuoriclasse che un tempo rappresentavano il marchio di fabbrica del calcio italiano.

De Zerbi, cresciuto nell’era dei Totti, Del Piero, Inzaghi, Vieri, Di Natale, ha sottolineato l’evidente differenza con la realtà attuale, dove i nomi spendibili a livello internazionale si contano sulle dita di una mano: “Oggi le ha la Francia e la Spagna: noi abbiamo qualche giocatore forte come Barella, Bastoni, Tonali, Locatelli, ma per il resto facciamo fatica ad avere giocatori di alto livello”. L’allarme è chiaro: non si tratta solo di una questione generazionale, ma di un problema sistemico, educativo, forse persino culturale.

Norvegia, il punto più basso

Commentando la prestazione dell’Italia in una recente partita contro la Norvegia, De Zerbi ha rincarato la dose: “Con la Norvegia sembrava che la squadra non avesse neanche amor proprio, ma anche quello fa parte del livello di un giocatore”. Il riferimento è preciso: se una squadra manca di orgoglio, di reazione emotiva, non è soltanto una questione psicologica. È una carenza strutturale, che riguarda la formazione del calciatore nel suo insieme, mentale e tecnico.

La Norvegia, ha aggiunto De Zerbi, è oggi una squadra solida e con individualità superiori: “L’Italia è andata in Norvegia trovando un clima diverso e una squadra forte, con elementi come Haaland, Odegaard e Nusa che la nostra Nazionale non ha”. Parole che fanno riflettere: per anni l’Italia ha guardato con una certa condiscendenza alle cosiddette “piccole nazionali”, ma oggi si ritrova a rincorrere Paesi che hanno saputo investire con intelligenza nei vivai, nella modernizzazione dei metodi e nella costruzione di identità tecniche forti.

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È colpa di tutto il sistema

A conclusione del suo intervento, De Zerbi ha lasciato un giudizio tanto duro quanto realistico: “A parte 4/5 calciatori si fa fatica a trovare talento. Il livello oggi è basso ed è colpa di tutti quelli che fanno parte del sistema”. Un’accusa generalizzata ma ben argomentata, che coinvolge federazione, club, settori giovanili, stampa e tifosi. Il calcio italiano, per De Zerbi, non può continuare a vivere di nostalgie e illusioni: servono riforme, investimenti nella formazione, visione a lungo termine. Il messaggio è chiaro e diretto: l’Italia non può più permettersi di credere che il talento emerga spontaneamente. Deve ricominciare a costruirlo.

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