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Capello: “Oggi i genitori pensano di avere un figlio fuoriclasse. Ai giovani dico che conta migliorare”
Fabio Capello riflette sul settore giovanile: spirito di squadra, crescita e altruismo devono tornare al centro del calcio dei ragazzi.

Durante la conferenza stampa del festival “CC’E – Calcio Comunità Educante”, tenutasi a Roma, è intervenuto un nome simbolo del calcio italiano: Fabio Capello. L’ex allenatore di Milan, Roma, Juventus e della Nazionale inglese ha voluto condividere un pensiero lucido e profondo sul ruolo formativo del calcio, con uno sguardo critico ma costruttivo verso il panorama giovanile odierno. Capello ha raccontato la sua esperienza diretta nel settore giovanile, sottolineando l’importanza dell’altruismo, dello spirito di squadra e del valore umano della crescita sportiva.
Una riflessione forte e chiara, che chiama in causa non solo i tecnici, ma anche le famiglie e il sistema educativo del calcio italiano. Le sue parole sono un invito a rimettere al centro il significato autentico del gioco, della fatica quotidiana e della solidarietà tra ragazzi. Di seguito il virgolettato integrale dell’intervento di Capello, incentrato sui giovani e il calcio.
Le dichiarazioni di Capello sui giovani
Sul calcio giovanile: “Il calcio è uno sport di squadra che unisce, tutti partecipano sia quando devono difendere sia quando devono attaccare. Poter giocare assieme è una cosa meravigliosa. Ho avuto la fortuna di fare il settore giovanile per cinque anni, vedere i ragazzi aiutarsi e crescere è stato bellissimo. Alcuni hanno fatto una carriera straordinaria, si vedevano giocatori con più qualità altri con meno, ma tutti si aiutavano e c’era un altruismo straordinario”.
Ancora sui giovani: “Adesso invece non è così, i genitori credono di avere un figlio fuoriclasse e i ragazzi non riescono a capire quanto sia bello giocare in un gruppo. L’esempio che porto è Bebe Vio, la dedizione e il carattere straordinario che ci mette nello sport è straordinario. Ha fatto dei sacrifici enormi, se fossi tornato ad allenare avrei messo il video di Bebe Vio che vince l’Olimpiade per far vedere ai giocatori la sua gioia e la sua emozione”.
Sul calcio come divertimento: “Giocare a calcio lo dovrebbero fare solo i professionisti, a pallone devono giocare tutti e il nostro obiettivo deve essere quello di far giocare tutti. Devono giocare i ciechi con il pallone che fa rumore, si gioca a pallone in spiaggia, si gioca in tutti i modi. La cosa bella è l’unione che ti dà il pallone, deve essere sportivo. Entrare decisi e poi darsi la mano e abbracciarsi, questo è il pallone e dovrebbe essere così anche il calcio. Ogni sport è una sfida con sé stessi, il calcio è una sfida di squadra, devi aiutare i compagni di squadra se vuoi vincere. Ai giovani ho sempre detto che l’importante non è il risultato, ma il miglioramento che si raggiunge con il lavoro quotidiano. In questo aspetto sono fondamentali gli allenatori, ma gli allenatori spesso pensano solo ai risultati”.
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