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Cannavaro, Ferrara e Vieri in coro: “Troppa tattica in allenamento. E la tecnica non si insegna più”

Cannavaro, Vieri e Ferrara lanciano l’allarme: “Nel calcio moderno si fanno solo schemi, ma manca la tecnica. I giovani non si allenano più sui fondamentali”.

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Cannavaro-Vieri Golden boy 2025
Cannavaro-Vieri (Golden Boy 2025)

Buffon, Vieri, Cannavaro e Ferrara denunciano la crisi della tecnica nei giovani calciatori. Il calcio italiano deve cambiare rotta

Solomeo, il piccolo borgo umbro diventato sinonimo di bellezza, artigianalità e pensiero profondo grazie all’estetica filosofica di Brunello Cucinelli, ha ospitato un confronto inedito e prezioso tra alcune delle leggende del calcio italiano. Il pretesto è stato l’evento organizzato da Tuttosport per presentare la marcia d’avvicinamento al Golden Boy, il premio che celebra i 100 talenti under 21 più promettenti del panorama mondiale. Ma tra una riflessione e l’altra sul futuro, è esploso un dibattito acceso sul presente, che ha mostrato – ancora una volta – quanto il calcio italiano stia facendo i conti con un passaggio generazionale complicato.

È stato Gigi Buffon, oggi Capo Delegazione della Nazionale, ad aprire la discussione, lanciando una provocazione sul palco: “Cosa stiamo insegnando ai giovani?”. Da lì è partito un confronto acceso ma lucido, in cui si sono alternate le voci di Fabio Cannavaro, Christian Vieri e Ciro Ferrara. Voci che, oltre alla gloria, hanno in comune un’altra cosa: sono stati formati in un’epoca in cui la tecnica individuale era ancora il fondamento dell’educazione calcistica.

Cannavaro-Vieri Golden boy 2025

Cannavaro-Vieri Golden boy 2025

Cannavaro: “Prima impari a marcare, poi fai la zona. Ora si parte dagli schemi

Fabio Cannavaro, Pallone d’Oro 2006 e simbolo della difesa italiana, non usa mezzi termini: “Oggi viene data troppa importanza all’estetica del risultato. In Spagna questa cultura c’è sempre stata, da noi invece è una forzatura. E soprattutto, mancano gli istruttori come quelli di un tempo”.

Un’affermazione che tocca una delle corde più sensibili della cultura sportiva italiana: la formazione dei tecnici. L’ex difensore, che ha allenato anche in Cina e in Arabia Saudita, rivela un dettaglio emblematico: “Io ho fatto la mia prima lezione tattica a 23 anni con Ancelotti! Oggi i ragazzi crescono dentro lavagne, ma non sanno marcare un uomo. La tattica è importante, ma prima devi imparare a marcare, a difendere nell’uno contro uno. Oggi fanno solo schemi, ma manca la base: la tecnica”.

Una critica, la sua, che va dritta al cuore della trasformazione del calcio contemporaneo. L’ossessione per i moduli, per il pressing organizzato e per il possesso palla ha forse soffocato quella componente istintiva, creativa e personale che fa la differenza nei momenti decisivi.

 

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Vieri: “Non si allena più il tiro in porta. Io facevo tecnica ogni giorno, fino a 36 anni”

Christian Vieri, uno degli attaccanti più potenti e prolifici della sua epoca, ha portato sul palco un aneddoto tanto surreale quanto preoccupante: “Ultimamente ho parlato con un tecnico di Serie A e gli ho chiesto perché i suoi attaccanti tirassero sempre in tribuna. Mi ha detto: ‘Non li alleniamo più sui tiri’. Non ci potevo credere!”.

Il tono è quello dello stupore, ma il messaggio è grave. L’allenamento individuale, quel lavoro quotidiano su tecnica e precisione, è stato progressivamente sostituito da sessioni tattiche collettive, in cui il gesto tecnico viene subordinato al sistema. “Io, fino a 36 anni, facevo tecnica ogni giorno: sfide col portiere, calci piazzati, controllo e precisione. Ora tirano solo a 100 all’ora!”, sbotta Vieri, facendo emergere un paradosso: i calciatori moderni sono spesso più forti fisicamente, ma meno padroni del pallone.

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Ferrara: “Noi crescevamo con Maradona. Oggi è tutto diverso”

A chiudere la riflessione, con la saggezza dell’uomo di campo che ha vissuto tutte le transizioni del nostro calcio, è Ciro Ferrara. Il suo è un intervento che ha il sapore della malinconia: “Diciamoci la verità. Erano anni in cui l’Italia aveva il meglio del meglio. Ogni domenica dovevi vedertela con gente come Van Basten, il mio incubo. E ti preparavi con allenamenti duri, contro Maradona, Careca, Carnevale…”.

Il confronto tra epoche è impietoso, ma reale. Ferrara non cade nella trappola del “si stava meglio quando si stava peggio”, ma sottolinea come il contesto competitivo di un tempo fosse formativo in sé: “Anche i difensori come Maldini, Baresi e Bergomi si formavano allenandosi contro i migliori”. Oggi, invece, spesso i giovani si ritrovano in ambienti iper-protetti, privi di veri riferimenti tecnici nel quotidiano.

Fabio Cannavaro

Fabio Cannavaro

Il vero nodo: l’identità tecnica del calcio italiano

In controluce, le parole dei quattro campioni dicono una cosa sola: il calcio italiano ha perso parte della sua identità formativa. Inseguendo i modelli stranieri – il tiki-taka spagnolo, il gegenpressing tedesco, il modello accademico inglese – si è smarrita la centralità della tecnica individuale, del gesto unico, della creatività improvvisa.

La domanda, allora, è inevitabile: possiamo ancora produrre un Baggio, un Del Piero, un Totti? O un difensore capace di marcare a uomo come Cannavaro? Se i ragazzi non imparano più a “giocare per strada” o a prendersi rischi, possiamo davvero sperare che emerga il talento puro? In un calcio che oggi forma atleti e sistemi, ma fatica a produrre fuoriclasse, le parole di Buffon e compagni sono più che un nostalgico ricordo del passato: sono un monito per il futuro. Perché, come ha detto proprio Buffon in chiusura, “I giovani non vanno solo guidati. Vanno ispirati”. E forse è questo ciò che manca davvero.

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