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Amelia: “Il calcio italiano ha perso il suo DNA. Troppa tattica, ai giovani va insegnata la difesa individuale”
L’ex portiere Marco Amelia, oggi allenatore, ha parlato della crisi della Nazionale e degli insegnamenti da cambiare nei settori giovanili.
Calcio italiano in difficoltà: il pensiero di Marco Amelia
Dopo la sconfitta rimediata dalla Nazionale italiana contro la Norvegia a San Siro, tanti addetti ai lavori e opinionisti hanno espresso la loro opinione sulla necessità di apportare dei cambiamenti nel nostro calcio. Tra i pareri degli ex calciatori c’è anche quello di Marco Amelia, portiere con alle spalle tanti anni di Serie A e la soddisfazione del Mondiale vinto nel 2006 con la maglia azzurra.
Ancora nel mondo del calcio nel nuovo ruolo di allenatore, dopo aver appeso i guanti al chiodo, Amelia è intervenuto ai microfoni di Radio Sportiva commentando i recenti risultati negativi della Nazionale. Di seguito il suo pensiero, con un focus sulla fase difensiva e sul modo in cui viene insegnata nei vivai.
Le parole di Amelia
“Storicamente come Nazionale abbiamo sempre fatto bene la fase difensiva, sfruttando poi le caratteristiche dei migliori in avanti. Questa cosa l’abbiamo un po’ persa, cercando forse di imitare il modello spagnolo che non è nel nostro DNA. E non lo è neanche in quello della crescita formativa dei giocatori dei settori giovanili, che poi quando arrivano in prima squadra si pensa di cambiarli tutti. Bisogna tornare a insegnare la difesa individuale, la tattica individuale e sottolineo individuale a livello di vivaio. E poi dargli successivamente quello che serve per avere un atteggiamento collettivo di fase difensiva fatta bene. E sfruttare le qualità dei giocatori, che invece in Italia in fase di formazione si tendono a bloccare. Purtroppo a livello di settore giovanile c’è troppa tattica che blocca la qualità dei singoli” ha concluso Marco Amelia.
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