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Mondiale U20, l’Africa brilla con Marocco, Sudafrica e Nigeria

Marocco, Sudafrica e Nigeria brillano al Mondiale U20. Analisi delle performance delle nazionali africane e dei talenti emergenti.

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Mondiali U20 Cile 2025

Africa protagonista al Mondiale U20: Marocco, Sudafrica e Nigeria si prendono la scena

Che fosse un continente in crescita calcistica lo si era già intuito, ma questo Mondiale U20 lo sta confermando in maniera lampante: le nazionali africane stanno vivendo un torneo da protagoniste. Marocco, Sudafrica e Nigeria hanno superato la fase a gironi e si sono conquistate un posto tra le migliori sedici del mondo, lasciando a casa l’Egitto, unica del continente a fermarsi prima del tempo. Un risultato che non solo certifica l’ottimo lavoro svolto nei settori giovanili africani, ma che alimenta anche un’ambizione concreta: quella di arrivare fino in fondo e scrivere una nuova pagina di storia. L’unica nazionale africana ad aver vinto finora un Mondiale U20 resta il Ghanacampione nel 2009. Ora, più che una suggestione, l’idea che un’altra squadra africana possa ripetere quell’impresa è diventata una possibilità reale.

Marocco: re del gruppo di ferro

La vera rivelazione della fase a gironi risponde al nome del Marocco. Inserita in un gruppo di ferro (Gruppo C) con Brasile, Spagna e Messico, la nazionale nordafricana non solo ha conquistato la qualificazione, ma l’ha fatto da prima della classe, lasciando tutti a bocca aperta. Dopo un esordio da urlo contro la Spagna, battuta 2-0 con una grande prestazione, è arrivata l’impresa più clamorosa: vittoria 2-1 contro il Brasile, grazie ai gol di Maamma e Zabiri. Con sei punti in tasca e già certa del passaggio del turno, la sconfitta per 1-0 contro il Messico all’ultima giornata è passata quasi inosservata: un piccolo passo falso che non macchia minimamente un cammino straordinario. I Leoni dell’Atlante sono pronti a graffiare ancora.

Sudafrica: dopo la Francia, una rimonta che vale gli ottavi

Il Sudafrica, inserito nel Gruppo E, ha saputo reagire con carattere ad una partenza complicata. La sconfitta all’esordio per 2-1 contro la Francia, pur onorevole, aveva subito messo in salita il cammino della nazionale. Ma i Bafana Bafana U20 non si sono persi d’animo. Alla seconda giornata è arrivata la prima svolta: un netto e convincente 5-0 contro la Nuova Caledonia, che ha restituito fiducia e rilanciato la corsa. Poi, nell’ultima gara, è arrivato il colpo da squadra vera: contro gli Stati Uniti, sotto 1-0, il Sudafrica ha tirato fuori orgoglio e qualità, completando una rimonta da applausi per il 2-1 finale che li ha spediti agli ottavi come secondi del girone. Un percorso fatto di cuore, risposte forti e tanta fame: non sarà facile fermarli.

Nigeria: che sofferenza, ma agli ottavi ci arriva

La Nigeria ha fatto più fatica rispetto alle altre africane, ma alla fine ce l’ha fatta. Inserita in un complicato Gruppo F, la squadra allenata da Zubairu ha iniziato il suo Mondiale con una sconfitta di misura (1-0) contro la Norvegia. La reazione però è arrivata, seppur con brividi annessi: la vittoria per 3-2 contro l’Arabia Saudita è arrivata in pieno recupero grazie ad rigore trasformato con freddezza da Bameyi. Nell’ultima gara, altro match da cardiopalma: contro la Colombia, la Nigeria rischia grosso ma trova ancora il gol del pareggio all’86’, sempre dal dischetto, ancora con Bameyi. Terza nel girone sì, ma tra le migliori quattro, e dunque qualificata.

Marocco, il futuro è già presente: possibile incrocio con l’Italia ed una generazione che fa sognare

C’è una squadra che, più di tutte, sta portando in alto il nome dell’Africa in questo Mondiale U20, ed è il Marocco. Prima nel girone più difficile del torneo, con due scalpi pesantissimi come Spagna Brasile, la nazionale nordafricana ora sogna in grande. Ma il sogno marocchino potrebbe presto incrociarsi con il nostro. Se l’Italia supererà gli Stati Uniti agli ottavi, e il Marocco farà lo stesso contro la Corea del Sud, sarà sfida diretta ai quarti. Un confronto ad alta quota tra due realtà in rampa di lancio, ma con visioni e percorsi completamente diversi. Da una parte la tradizione e la tecnica azzurra, dall’altra un progetto in piena esplosione che sta rivoluzionando l’idea di calcio africano.

Il Marocco, in particolare, sta raccogliendo i frutti di un lavoro profondo, strutturato e lungimirante, iniziato anni fa e oggi più che mai visibile a tutti. La favola mondiale della nazionale maggiore in Qatar – chiusa con uno storico quarto posto dopo aver eliminato Belgio, Spagna e Portogallo – ha rappresentato un punto di svolta nella percezione globale del calcio marocchino. Ma quella non è stata un’eccezione: è stata la conferma di un movimento che sta cambiando pelle.

E la dimostrazione arriva anche dai nomi. Alcuni giovani marocchini hanno già bruciato le tappe e sono stabilmente nel giro della nazionale A. Basti pensare a Ben Seghirclasse 2005 del Bayer Leverkusen, uno dei profili più interessanti in Bundesliga nel suo ruolo. Oppure a El Khannouss, talento del 2004 oggi allo Stoccarda. Senza dimenticare gli ultimi arrivati: Talbi (2005), in forza al Sunderland, e Akhomach, esterno offensivo del Villareal classe 2004, entrambi con le valigie pronte per entrare definitivamente nel gruppo dei grandi.

E poi, ovviamente, ci sono i senatori. I volti ormai noti di un Marocco che ha imparato a farsi rispettare su ogni campo: Bono, Hakimi, Amrabat, Aguerd, El Kaabi, En-Nesyri. E tra le stelle emergenti anche Brahim Diaz, talento purissimo del Real Madrid che ha scelto di vestire il rosso del Marocco.

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