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Tommaso Masi in azione (Foto A. Benaglia)Vestire la maglia della propria squadra del cuore, indossandone anche la fascia da capitano, è un privilegio per pochi. Tommaso Masi lo sa bene, quando prima di entrare in campo si mette al braccio il simbolo della sua Fiorentina, che quest’anno ha portato con orgoglio nel campionato Under 18. Una stagione cominciata coi migliori auspici sul piano personale, con due reti nelle prime cinque gare disputate: un bottino degno di nota per chi di mestiere fa il difensore, un ruolino che si è però interrotto a novembre a causa di un infortunio che lo ha tenuto ai box per qualche mese, seguito poi da quel coronavirus che ha imposto lo stop a tutto il calcio giovanile. Adessom Masi guarda al futuro: con diciotto anni appena compiuti attende di firmare il primo contratto da maggiorenne, col sogno di rappresentare la Fiorentina ancora a lungo ma con tanti attestati di stima che sono arrivati anche da altri club.  

Ciao Tommaso! Intanto dicci subito come stai dopo l’infortunio che ti ha tenuto ai box nei mesi scorsi.
Mi sono ripreso alla grande dopo il problema fisico di novembre. Adesso sono tornato al cento per cento, ero pronto a rientrare in campo ma purtroppo è scoppiata la pandemia e ci siamo dovuti fermare di nuovo tutti quanti. Anche durante il lockdown ho continuato ad allenarmi tutti i giorni, seguendo le schede settimanali che ci ha inviato il preparatore atletico”.

In queste settimane c’è stato tanto tempo per riflettere. Con quale pensiero esci da questo periodo di “clausura”?
I due mesi di isolamento mi hanno insegnato l’importanza di farsi trovare pronti, perché il treno giusto può partire da un momento all’altro. Essere al posto giusto nel momento giusto è fondamentale, ed è con questo spirito che ho lavorato duramente ogni giorno, sfruttando anche la fortuna di avere a disposizione il giardino di casa per fare un po’ di attività fisica. È stato un po’ come tornare bambino, e sicuramente sono stato un privilegiato in questa situazione complicata per tutti”.

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Un periodo complicato, a maggior ragione per chi come te è abituato a vivere ogni giorno con i propri compagni di squadra.
Vero, non è stato semplice stare così tanto tempo, tra infortunio e coronavirus, senza poter fare la cosa che amo e che mi diverte di più, ovvero giocare a calcio. Mi mancano il campo e il pallone, quell’adrenalina che solo la partita riesce a darti. Mi manca andare tutti i giorni al campo di allenamento, soffrire insieme ai miei compagni e abbracciarli dopo un gol. Non vedo l’ora che tutto possa tornare alla normalità, per poter vivere di nuovo tutte queste emozioni”.

Prima dell’infortunio eri diventato capitano dell’Under 18. Cosa significa per te vestire la maglia viola, portando anche la fascia al braccio?
Questa è la mia decima stagione con la Fiorentina, e nel corso della mia trafila in viola ho avuto spesso il privilegio di indossare la fascia da capitano e di rappresentare la mia squadra, in campo e in alcuni eventi pubblici. Che dire, vestire la maglia del club per cui tifo fin da bambino e sapere di esserne il capitano è un onore e un onere, perché so cosa significa rappresentare una città come Firenze, che ha alle spalle una storia straordinaria. Al tempo stesso, però, so che la strada è ancora lunga per arrivare a raggiungere il mio sogno: quello di giocare in Serie A con la Fiorentina, con quella maglia che ormai per me è come una seconda pelle”.

Sei un difensore col vizio del gol: dove nasce questo tuo feeling con la porta avversaria?
Il fiuto del gol è un po’ nel Dna di famiglia: mio zio è stato calciatore professionista giocando proprio da attaccante, e segnando tante reti nel corso della sua carriera. Forse è proprio da lui che ho imparato ad essere efficace sotto porta, e non a caso anche la mia carriera era iniziata giocando in attacco nel vivaio del Prato, la squadra della mia città. Quando sono andato alla Fiorentina, però, Stefano Cappelletti mi ha schierato come difensore centrale: una intuizione azzeccata, che però non mi ha fatto perdere quel vizietto del gol che mi torna utile quando mi spingo in avanti sui calci piazzati”.

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Una dote che ricorda un po’ quella del tuo idolo, Diego Godin.
Il difensore dell’Inter e dell’Uruguay è il profilo al quale mi ispiro, non lo nascondo. Fortissimo in fase difensiva, con un carisma e una leadership che lo hanno reso un monumento con la Celeste e con l’Atletico Madrid, segnando appunto anche gol importanti sia in nazionale che col club. Lo osservo attentamente in tv, è una fonte di ispirazione e cerco di rubargli alcuni trucchi del mestiere”.

Il tuo percorso giovanile è ormai in dirittura d’arrivo. Ti senti pronto per il prossimo step della carriera?
La mia ambizione è quella di misurarmi, appena sarà possibile, col calcio professionistico. Un salto per il quale mi sento pronto e col quale potrò continuare il mio percorso di crescita personale e professionale. Aspetto un segnale dalla Fiorentina, per potermi legare ancora per tante stagioni al club del mio cuore, anche se gli attestati di stima arrivati da altre società sia italiane che straniere mi hanno riempito di orgoglio e mi hanno confermato la bontà del percorso fatto fino a questo momento. Spero di poter definire al più presto il mio futuro, con l’obiettivo primario di vestire la maglia viola anche in Primavera e dare il mio contributo al progetto di crescita pensato dal presidente Commisso, persona che ammiro per la voglia e la determinazione che sta facendo vedere in questa avventura alla guida della Fiorentina”.

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