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Storie di Primavera”. La seconda storia raccontata da noi di Mondoprimavera è stata quella di Dany Mota. Un percorso partito dal Lussemburgo per essere precisi. Lontano dalla luce dei riflettori, dai grandi palcoscenici. Lontano dal grande calcio. Nel 2016 arriva la svolta: il trasferimento In Italia. Dove? Alla Primavera della Virtus Entella. Già, a Chiavari avevano già intravisto le potenzialità dell'attaccante portoghese. Trasferirsi all'estero non è mai semplice: “Non ha mai simpatizzato con la lingua italiana”. Con il passare del tempo però, Dany Mota riesce a mostrare tutte le sue qualità, spiccando definitivamente il volo nel calcio dei grandi Di lui e non solo abbiamo parlato non con una persona qualunque ma con Gianpaolo Castorina, suo allenatore ai tempi della Primavera della Virtus Entella.

Castorina vice allenatore Paok Salonicco
Gianpaolo Castorino ospite di Storie di Primavera

Dalla Primavera alla Serie A: Dany Mota raccontato da Castorina

Dany Mota fin dai tempi della Virtus Entella aveva mostrato grandissime qualità in un campionato complicato come la Primavera. Nel mio primo anno ha giocato sotto età, perché era il biennio dei nati nel 1996 e 1997, ma si era comunque fatto apprezzare con diversi gol. Aveva già dimostrato di tener botta a livello fisico. Era un ragazzo che aveva bisogno di maturare e conoscere i ritmi del calcio italiano ed era molto istintivo, aveva problemi di continuità. Era altruista ma al tempo stesso anche anarchico. Ma alla Virtus avevamo grande fiducia nelle sue qualità tant'è che spesso si allenava con la prima squadra. La pazienza che il Monza ha avuto prendendolo già tre anni fa lo ha ripagato. Palladino lo sta completando ma Mota è un giocatore già diverso e molto cresciuto. Aneddoti? Non aveva mai simpatizzato con la lingua italiana, è un intreccio tra Portogallo e Lussemburgo e all'inizio era molto solitario. Nei primi tempi poteva soltanto allenarsi ed era devastante, perché era spensierato. Ogni palla per lui valeva qualcosa di artistico e faceva dei gol incredibili in allenamento. Ed era molto legato alla sua famiglia, era grato ai suoi genitori per l'opportunità che gli avevano dato di venire in Italia per coronare il suo sogno. 

Entella

Ripercorrendo quel biennio mi è venuta la pelle d'oca. Ci chiamavano favola ed effettivamente, il secondo posto del primo anno a due punti di distanza dalla Juventus è stato qualcosa che ci ha fatto pensare di essere sulla strada giusta. Non pensavamo di ripeterci l'anno dopo - dietro a Inter e Atalanta in campionato - ma ci fu un viaggio incredibile in Coppa Italia. La finale ce la giocammo al massimo delle nostre potenzialità, alla fine i singoli della Roma fecero la differenza. Ma è stata una bella esperienza con un grandissimo Zaniolo, con Mota, Puntoriere, Semprini…  Era una bella squadra e abbiamo fatto cose importanti. 

 

Zaniolo

Ancora oggi non capisco quale dinamica abbia portato Zaniolo a Chiavari. So solo che sono stato molto fortunato ad averlo. Quando arrivò all'Entella trovò un ambiente pronto ad accoglierlo, ma che non gli ha regalato nulla. Poche volte ho allenato un ragazzo con questa voglia di pallone. Non voleva mai stare fuori, neanche da infortunato. Era disciplinato, ascoltava e lo faceva anche quando respirava l'aria della prima squadra. Per me Zaniolo è stata una piacevole scoperta. 

Crescita dei giovani e scouting

Non mi nascondo. Sono in un grande club europeo attualmente, ma mi sento dentro la fascia di età del settore giovanile. Non allenavo per me, ma sapevo di avere davanti a me dei ragazzi che avrei dovuto migliorare, per loro. Con me avevo Melucci, che oggi allena la Primavera dell'Entella. I ragazzi capivano che i messaggi che gli davamo non era per la partita della domenica, ma per la loro crescita. Sarei rimasto a vita all'Entella, per reclutare ancora quella tipologia di ragazzi e portarli a crescere. Cerco di trasferire ancora questo agli allenatori più giovani: di farlo per i ragazzi. Sono felice di avere la possibilità di dirlo: il vero obiettivo è farli crescere. Scouting? All'Entella non ci siamo accorti subito delle cose importanti che abbiamo fatto. Con la Berretti vincemmo campionato e Supercoppa. Fermandomi a ripensarci, penso che senza questo tipo di club non ci sarei potuto riuscire. I meriti vanno divisi fra tutti. Grammatica e Montali hanno fatto un lavoro importantissimo portando sempre ottimo materiale all'allenatore, e sia il presidente Gozzi che la dirigenza credono molto nel settore giovanile. E oggi molti di quei ragazzi che allenavo giocano in prima squadra. 

Le mie Primavere avevano sei giocatori che hanno fatto il percorso dai Giovanissimi alla Primavera. I Lipani e i Bonini che oggi sono in prima squadra hanno fatto una trafila importante. Ecco che viene fuori anche l'importanza degli istruttori e nelle categorie negli anni precedenti. Si tratta di una torta da dividere fra tante persone. 

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