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RIFORMA CAMPIONATO PRIMAVERA: IL CONFRONTO CON L'ESTERO 

‘Non è un Paese per giovani’. Si potrebbe cambiare così il nome del celebre film dei fratelli Coen per parlare di quanto sta succedendo e cambiando nel campionato Primavera 1. Da qualche giorno, ormai, è uscita la notizia della nuova riforma che andrà in vigore a partire dalla prossima stagione. Ad annunciarla era stato lo stesso Allegri, al termine di una partita di Serie A: “Ho sentito che vogliono alzare l'età della Primavera a 20 anni, a quell'età la gente ha già dei figli”. Una frase semplice e significativa, che a distanza di tempo è diventata conferma. La Lega ha deciso: “Il Primavera 1 passerà da U19 a U20”, oltre al numero di giocatori italiani, 5 il primo anno e via via a salire fino a 10, così come i cosiddetti ‘local’. 

Credit Martina Cutrona

Si vuole avere più ragazzi convocabili per le selezioni azzurre e dare linfa a un movimento che negli ultimi anni ha vissuto più dolori rispetto alle gioie. Ma siamo davvero sicuri che questa possa essere la strada giusta per portare migliorie in tal senso? La verità è che in Italia si guarda solo ai risultati e mai alla crescita dei ragazzi. Basti pensare alla riforma creata con il meccanismo di promozioni e retrocessioni. La vera domanda é: abbiamo le strutture adatte per far crescere i giovani? Abbiamo gli istruttori adatti a insegnare dalle scuole calcio fino alla categoria Primavera? Potremmo andare avanti per ore e faticheremmo a trovare le risposte, o forse le avremmo ma sono sempre state nascoste da risultati ottenuti e qualche sporadico esordio di giovani nel massimo campionato. In questo momento poche sono le società, si possono definire modello, che pensano prima alla crescita dei ragazzi che ai risultati. Si potevano scegliere altre strade e si è optato per alzare l'età della Primavera.

Non sono bastati i due Mondiali guardati davanti al televisore per avere quella voglia di cambiare davvero. Per far crescere i giovani e renderli pronti bisogna mandarli quanto prima a misurarsi coi grandi, solo così potranno fare l'upgrade nella mentalità, nella personalità e nella tenacia. Il passo giusto sarebbe quello di agevolare le seconde squadre, abbattere i costi e dare la possibilità ai tanti giovani di continuare un percorso in ambito professionistico. La Juventus ha raccolto i frutti dell'U23 portando sei ragazzi a essere parte integrante della formazione di Allegri. Questo servirebbe e ci auguriamo che si possa arrivare ad avere più squadre, oltre ai bianconeri, in Lega Pro. Tutti parlano di problemi e pochi di soluzioni, ma alla fine ci chiediamo: c'è davvero voglia di cambiare? 

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