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Storie di Primavera

Una stagione non proprio da buttare, alla fine, per la Roma e per Mourinho. Ma anche per Nicola Zalewski.

La Società riporta nella Capitale un titolo internazionale dopo sessantuno anni, cioè dal lontano 1961, quando trionfarono nella doppia finale della Coppa delle Fiere - antenata della vecchia Coppa U.E.F.A., prima di diventare l'attuale Europa League - contro il Birmingham City, senza tenere conto della Coppa Anglo-Italiana del '72. 

Lo 'Special One' torna a trionfare in Europa e con una squadra italiana - dopo lo storico Triplete con l'Inter che si conclude con la conquista della Champions League, l'ultima vinta da una squadra italiana - diventando l'unico allenatore a vincere tutti i trofei europei. 

Il giovane centrocampista italo-polacco, invece, con le sue ventitré presenze totali - tra cui sei proprio in Conference - chiude la sua prima stagione tra i ‘grandi’ davvero in bellezza. Frutto del duro lavoro, certo, ma anche del mister di Setúbal e che a fine partita, ai microfoni di Sky, ha voluto ringraziare: 

"Ho provato a pensare il meno possibile alla pressione della finale, nonostante i pensieri ovviamente ci fossero. Alla fine quelli positivi e il lavoro di tutto l'anno hanno ripagato.

Sicuramente se prendessi il pallone e giocassi a testa bassa non farei quello che mi chiede il mister il quale, invece, mi chiede di giocare a testa alta e tentare l'uno contro uno in fase offensiva; certamente devo migliorare ancora in fase difensiva, ma penso di aver fatto un buon finale di stagione.

Il mister semplicemente mi ha detto che sarebbe arrivata la mia occasione, di sfruttarla al meglio e così è stato. Il lavoro di tutto quest'anno è stato ripagato.

Se dovessi nominare una sola persona da ringraziare per aver alzato questo trofeo direi il mister, se dovessi nominarne di più direi l'intera squadra, la società e tutte le persone che mi sono accanto dall'inizio.

Non avevo mai visto Mourinho così commosso."

Parole che fanno capire e che danno conferma di quanto Mourinho riesca ad entrare nella testa dei giocatori, se davvero quest'ultimi lo vogliono, e di quanto riesca a tirare il meglio da loro, oltre che a chiederlo, anche dai giovani. Soprattutto loro che spesso, qui in Italia, vengono snobbati perché inesperti e fanno fatica.

Mourinho lo sa bene, come sa di avere un giovane centrocampista di belle speranze e che se continuerà a lavorare come lui pretende, diventerà certamente uno di livello internazionale. E che noi conosciamo bene.

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