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Storie di Primavera

La Fiorentina Primavera di Alberto Aquilani viaggia sul binario di destra con il Kayode Express. L'esterno viola classe 2004 sta giocando la stagione di consacrazione con i gigliati tra Primavera 1, Coppa Italia e Supercoppa, ma ora il mirino del nativo di Borgomanero è puntato alla Prima squadra di Vincenzo Italiano.

Il binario 33 viola

Già 23 presenze in stagione e 56 totali con la Primavera viola, Alberto Aquilani sta coltivando un frutto che sembra sempre più maturo per il calcio che conta. Arrivato nell'estate 2021 dopo l'esperienza in Serie D al Gozzano, Kayode è riuscito ad ambientarsi subito nella U19 gigliata da sotto età. Quinto di centrocampo o terzino destro, è il riferimento di una delle due bande laterali della Fiorentina, che con Costantino Favasuli e l'italo-nigeriano forma una delle coppie di esterni migliori del Primavera 1 assieme a quella del Lecce di Federico Coppitelli composta da Munoz e Dorgu. Potente dal punto di vista fisico, instancabile, negli ultimi mesi è migliorato considerevolmente sul piano tecnico: si distingue per la capacità di supportare l'azione assaltando l'area di rigore con inserimenti senza palla o quando viene lanciato in profondità per ribaltare il fronte. Quest'anno sono arrivati anche i primi gol, due in campionato (l'ultimo sabato contro il Sassuolo) e uno in Coppa Italia nel 4-1 contro l'Ascoli agli ottavi, accompagnati da prestazioni di livello assoluto per la categoria nei match cruciali (è stato uno dei migliori in campo nella Supercoppa vinta a Monza contro l'Inter). 

Viola e azzurro

Non è un caso che su di lui abbia messo gli occhi Vincenzo Italiano e tutto lo staff tecnico della Prima squadra viola, ancora in cerca di conferme per quanto riguarda il ruolo di terzino destro: con un Dodo ancora non espressosi al 100% del suo potenziale e un Lorenzo Venuti tra alti e bassi, Kayode sogna di emulare il percorso dei grandi del vivaio viola che hanno fatto il salto in Prima squadra. Stabilmente in gruppo con i grandi durante la settimana, il classe 2004 è stato convocato per cinque volte tra il 4 e il 21 gennaio scorso per gli impegni della Viola tra Serie A e Coppa Italia. Manca l'esordio, che però appare imminente. D'altronde il ragazzo non ammiratori solo nei dintorni del “Franchi”: dopo le 4 presenze con la Nazionale italiana U18 ha fatto il salto nella categoria successiva nel gruppo di mister Alberto Bollini per giocarsi la maglia da titolare con Filippo Missori della Roma.

La nobiltà della gavetta

Poche novità fino a qui per chi lo conosce bene, ma la riflessione sul conto di Michael Kayode la traiamo analizzando il suo percorso: nato a Borgomanero, in provincia di Novara, Kayode vanta una parentesi nel settore giovanile della Juventus. Nel 2018, all'età di 14 anni, fa il percorso inverso rispetto alla media dei ragazzi che si spostano dalla provincia ai grandi vivai e si trasferisce al Gozzano, società dilettantistica del novarese. Di lì in poi inizia la sua avventura tra settore giovanile e Prima squadra, giocando prestissimo nelle categorie che contano: a 16 anni è protagonista della vittoria del campionato del Gozzano nel girone A di Serie D con 34 presenze, in una stagione storica per il club piemontese. Qualche mese dopo il Gozzano rinuncerà ai diritti di partecipare alla Serie C e Kayode si trasferirà alla Fiorentina, ma da questa storia nella storia possiamo trarre due considerazioni: lasciare un settore giovanile importante non preclude la possibilità di crescere ed arrivare ad alti livelli, anzi, può rivelarsi una ghiotta occasione per dimostrare il proprio valore nel calcio dei grandi in tenera età. Grazie a quella esperienza Kayode è un calciatore che sposta gli equilibri tra i pari età, grazie a quella Serie D il ragazzo di Borgomanero sogna la Serie A. Chissà se se lo immaginava a 14 anni, una volta lasciato il settore giovanile della Juventus, di poter toccare il massimo del professionismo calcistico italiano qualche anno dopo. Una lezione per tutti, per i giovani calciatori che pensano di aver chiuso il proprio sogno troppo presto, per i procuratori che preferiscono esporre i propri gioielli con maglie importanti e per tanti direttori sportivi e allenatori, sempre troppo conservativi e scettici nel valorizzare i giovani pronti al grande salto.

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