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Kayode - LEONARDO BARTOLINI
Kayode - LEONARDO BARTOLINI

La Fiorentina è volata nei giorni scorsi a Riyad, in Arabia Saudita, per iniziare a preparare la semifinale della Supercoppa Italiana contro il Napoli. La gara si giocherà la sera di giovedì, alle ore 20 italiane, con i viola e gli azzurri a caccia del pass per la finalissima dove affronteranno la vincente tra Inter e Lazio. In questi due giorni in terra araba la squadra di Vincenzo Italiano sta preparando la gara tra allenamenti e parole extra campo dei possibili protagonisti della competizione. Tra di loro anche quelle di Michael Kayode che ha Radio Serie A ha parlato delle sue prime impressioni alla vigilia del Trofeo. 

Kayode, le dichiarazioni

Michael Kayode, terzino della Fiorentina, ha rilasciato le sue prime dichiarazioni dall'Arabia Saudita: “C'è grande aspettativa e faremo il massimo per alzare questo trofeo attraverso le nostre idee di gioco”. Sul fatto di dover marcare Kvaratskhelia: “È un top player, l'ho già studiato in campionato, sarà un bel duello”. A chiudere l'intervista ha parlato del segreto della squadra: "Il gruppo, la coesione. Non me l'aspettavo neanche io di iniziare così bene, ho sentito la fiducia di compagni e staff tecnico. Compreso il mister. Ringrazio tutti".

Kayode Italia U19
Michael Kayode in azione con la maglia dell'Italia U19

Kayode tra Bolt e il passato alla Juve

Un talento cristallino che grazie alla tecnica e alla sua velocità può fare quello che vuole. Eppure il primo idolo di Kayode non era un calciatore: “Non ero un grande appassionato di calcio da bambino, ho iniziato con l’atletica. Mi piaceva correre: che fossero 100, 200, 400 metri. Imitavo Bolt, sarebbe stato bello diventare come lui”. Un giorno però una persona a lui cara gli fece cambiare idea: "Perché non ho continuato? Mio padre è sempre stato un grande amante del calcio. Guardavamo insieme le partite e mi sono innamorato anche io”. 

ECCO LE PAROLE COMPLETE A LA REPPUBLICA

Il classe 2004 ha mosso i primi passi nel settore giovanile della Juventus: “Non era facile. Uscivo di casa la mattina, andavo a scuola, poi dopo pranzo prendevo il pullman, due ore di viaggio per andare all’allenamento a Vinovo. 140 km. Tornavo la sera e andavo subito a letto. Già a sei anni c’era grande competizione. Tutti avevano una mentalità quasi da professionisti. Volevano essere migliori, superiori all’altro. È stato stimolante ma alcune volte avvertivo il peso di tutto ciò, magari volevo pensare a divertirmi e invece già da piccolo era un lavoro vero e proprio". A 14 anni Kayode è stato scartato dal club bianconero, ecco il motivo: “Mi hanno detto che fisicamente non ero ancora pronto. Non ero impostato come adesso, ma non ero neanche così male sinceramente”. 

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