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A fronte dei numerosi casi  emersi a causa della variante Omicron , si è acceso un dibattito tra i club di Serie A sull'ipotesi di rinviare o meno le partite di squadre ridotte ai minimi termini per via delle positività dei vari giocatori. Nella giornata del 5 gennaio, era intervenuta in maniera decisa la Lega di Serie A la quale, rispetto a due anni fa, ha optato per non fermare il campionato obbligando quindi le squadre a presentarsi in campo se hanno a disposizione 13 giocatori non contagiati tra cui almeno un portiere compresi i nati entro il 31 dicembre 2003. 

Ai microfoni dell'Ansa è intervenuto il presidente del Torino Urbano Cairo il quale si è espresso contrariamente alla decisione di non rinviare le partite in caso di positività al Coronavirus. Inoltre il numero 1 dei granata ha affermato che per la tutela del campionato e del merito sportivo di ogni singola società, non ha senso dire che una squadra deve giocare per forza se non ha giocatori e soprattutto non ha senso dire che devono giocare i Primavera nati entro il 2003.

In base a queste dichiarazioni nasce un importante dibattito: è giusto rinviare delle partite della massima serie anche se le singole società hanno a disposizione giocatori che militano nella Primavera? Partiamo da un presupposto: lo scopo del campionato Primavera dovrebbe essere esclusivamente quello della crescita dei singoli giocatori sia da un punto di vista calcistico che da un punto di vista umano. Perchè non sfruttare questa situazione emergenziale per  testare il processo di crescita dei giovani più talentuosi attraverso l'esordio o un maggior minutaggio nella massima serie

 

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