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L'Italia di Paolo Nicolato saluta Euro U21 alla fase a gironi dopo la sconfitta contro la Norvegia. Gli azzurrini lasciano la competizione e dicono addio al sogno Olimpiadi dopo tre gare a luci e ombre con una chiara conclusione: è mancato il gol e l'attacco, un problema azzurro che si ripete in U21 dopo il mancato accesso a Qatar 2022 della Nazionale A del ct Roberto Mancini. 3 punti fatti, 4 gol segnati, 4 subiti e due sconfitti, gli azzurrini salutano la Romania e la Georgia in virtù di un gol segnato in meno della Svizzera nella classifica avulsa del girone D. Ma le statistiche condannano solo la fase offensiva di Carnesecchi e compagni.

La fatica ad arrivare a dama

Metteteci dentro gli errori arbitrali contro la Francia, metteteci dentro la sfortuna nonostante il buon gioco espresso, ma nel day after dell'eliminazione dell'Italia U21 dall'Europeo è opportuno ampliare il ragionamento e considerare quanto abbiamo visto dalla nostra Nazionale under in Romania e Georgia. L'Italia è uscita dalla competizione soprattutto per demeriti suoi. In tante occasioni gli azzurrini hanno raccolto meno di quanto avrebbero potuto ed è tutto da ricondurre ad una fase realizzativa sterile. La formazione di Nicolato ha tirato 15.3 volte in porta a partita, convertendo le conclusioni in gol nell'8.7% dei casi. 10.7 tiri a gara sono arrivati dentro l'area, con una percentuale realizzativa del 12.5% di essi. L'Italia ha tirato tanto, tantissimo, ma solo un terzo delle conclusioni hanno centrato lo specchio (5.3 in media), mentre è ancora più alto il dato dei tiro fuori (6.3). Contro la Norvegia, gli azzurrini hanno sporcato i guanti del portiere una sola volta sui 16 tentativi totali e hanno calciato fuori dai pali in 10 circostanze. E' vero, Tonali e compagni non hanno toccato picchi di gioco eccezionali in fase di rifinitura e costruzione dell'azione, ma il 3-5-2 di Nicolato ha portato i suoi frutti soprattutto dagli esterni e dalle palle inattive: tutti i gol dell'Italia ad Euro U21 sono nati da cross, sia su azione che su calcio da fermo. L'occupazione dell'area è stata positiva in termini numerici, mezzali, punte ed esterni hanno contribuito a creare pericolosità, mancando spesso nella stoccata finale. I numeri degli attaccanti, infatti, contribuiscono a farci comprendere come l'Italia sia mancata tramite gli specialisti degli ultimi 16 metri.

Punte bagnate

“Abbiamo avuto situazioni dove potevamo concludere meglio. In rapporto alle prestazioni abbiamo raccolto troppo poco, gli episodi hanno avuto un peso in una competizione così breve, ma per quanto mostrato nelle tre gare avremmo meritato di più dei 3 punti che leggiamo nella classifica del girone”, ha dichiarato a caldo Paolo Nicolato dopo la sconfitta contro la Norvegia. Il ct non si sbaglia, ma il peso offensivo degli attaccanti è stato insufficiente. Nicolato ha dato minutaggio a tutti i 5 avanti azzurri tra Pellegri, Gnonto, Cambiaghi e Cancellieri, ottenendo solo due reti dalle punte (Pellegri contro la Francia e Gnonto contro la Svizzera). Gli attaccanti hanno sbagliato 1.7 grandi chance a gara, ossia quasi due chiare occasioni da gol in cui sono andati indisturbati alla conclusione da dentro l'area. Non è un caso, dunque, che l'Italia saluti l'Europeo in virtù dei gol segnati nella classifica avulsa delle tre squadre a tre punti e che contro la Norvegia non sia arrivata nemmeno una rete. A questo dato ne va aggiunto un altro, ancora più impietoso: gli attaccanti azzurri hanno calciato 18 volte verso la porta con una percentuale realizzativa dell'11.1%. Lo ripetiamo ancora una volta, troppo poco.

Un salto ancora troppo alto

Italia U21 condannata dagli attaccanti, Nazionale maggiore alla ricerca di un 9, il problema dei centravanti ci perseguita nelle selezioni “da Prima squadra”: se il gruppo Italia riesce a sfoggiare attaccanti centrali di livello nelle nazionali giovanile, lo stesso non lo si può affermare per quanto concerne i più grandi. E' vero, anche i grandi attaccanti maturano in tarda età, ma appare altrettanto chiaro come gli azzurri sfoggino punte non all'altezza delle competizioni rispetto al resto della squadra. Nei nostri campionati gli attaccanti, coloro che dovrebbero incidere nelle partite e nella stagione, non trovano spazio da subito. Il nostro sistema non riesce ad incanalare i grandi prospetti nel calcio che conta, ma per gli attaccanti ciò risulta ancor più deleterio. Prestati qua e là nelle categorie inferiori una volta usciti dal campionato Primavera, i numeri 9 italiani faticano a trovare un ambiente in cui si creda fermamente nelle loro qualità. Ma se negli altri ruoli risulta più facile trovare spazio e minutaggio anche distanti dalla casa madre, per i giocatori offensivi la difficoltà aumenta terribilmente. Pellegri ha giocato poco al Torino a causa dei problemi fisici, Cambiaghi è arrivato in Serie A solo a 22 anni e nella prima parte di stagione ha giocato con il contagocce all'Empoli, Colombo ha alle spalle una sola stagione nel nostro massimo campionato e Cancellieri non trovato un buon feeling con Sarri alla Lazio. Discorso diverso, invece, per Willy Gnonto, che gioca fuori dall'Italia da 3 anni, ma che non è di certo un cannoniere (2 gol in Premier League con il Leeds retrocesso quest'anno).  22 gol stagionali distribuiti fra 5 attaccanti, non può bastare per un Europeo. Ed è così che presentiamo una selezione U21 con un parco di avanti poco abituati a grandi palcoscenici, con un minutaggio stagionale residuo e con un'esperienza ancora da fare ad alti livelli. Per le Olimpiadi ne riparleremo (forse) nel 2028, intanto continuano a suonare i campanelli d'allarme per il nostro calcio.

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