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Storie di Primavera

Un'amichevole per non perdere forma e concentrazione, vista la sosta delle Nazionali, quella giocata sabato dall'Udinese contro gli sloveni del Koper e finita 2-2.

Amichevole che ha visto l'esordio, al minuto 75, con la maglia numero 18, rilevando Success, di in figlio d'arte: Riccardo Pinzi

Il centrocampista del 2003, come si intuisce dal cognome è il figlio di Giampiero Pinzi, prodotto del vivaio della Lazio e diventato poi beniamino dei tifosi della squadra friulana.

Ieri sera il ragazzo è stato ospite ad ‘Udinese Tonight’', programma settimanale in prima serata, su Udinese Tv, dedicato ovviamente alla squadra bianconera. 

Per nulla emozionato, ha parlato un po' di sé, sull'esordio con la maglia dei ‘grandi’, seppur in amichevole e sull'andamento della squadra Primavera:

“Per l'esordio, non dico paura ma una forte emozione perché, sinceramente, non pensavo di entrare. Massimo che credevo cinque minuti simbolici. Invece, quando mister Gotti, che mancavano venti minuti… sono ha chiamato emozionato. Infatti, la prima palla che ho toccato l'ho passata subito agli altri. Poi mi sono ripreso - ride - ed ho fatto una buona partita. Gotti mi ha dato delle indicazioni tecniche, poi quando sono in campo, i giocatori più anziani - Zeegelaar e Del Maio - mi hanno aiutato.”

Il co-conduttore sottolinea che i quindici minuti, più il recupero, sono stati da lui giocati con serenità, provando qualche giocata ed avendo quindi un buon impatto sulla gara:

“Ho dato questa sensazione perché, forse, sono proprio così. Non volevo strafare. Non mi sembrava il caso. Ogni tanto la giocata l'ho anche rischiata. Ho anche avuto la possibilità di segnare, però non ho tirato; l'ho portata dietro a Jajalo ed ho sbagliato. Infatti ho subito capito di aver sbagliato. Mi serviva per imparare e fare bene la prossima volta.”

Tra gli ospiti della trasmissione il mister Moras che lo ha allenato lo scorso anno in Primavera prima di tornare quest'anno allo Cjarlins Muzane, squadra di Serie D del Comune di Carlino, in provincia di Udine, dove vi era già stato dal 2019 al 2020; l'ex difensore Felipe, il quale ha giocato con il padre, e Adriano Fedele, udinese doc ed ex giocatore ed allenatore. 

Elogi da tutti e tre, anche se con qualche raccomandazione, come Fedele, il quale dice che bisogna avere iniziativa, rischiando qualcosa, vero, ma fare quello di cui si è capaci perché “Se ti limiti a fare il ‘compitino’…duri poco!”

Alla domanda della presentatrice"Tuo padre cosa ti ha detto?", lui risponde:

“Mio padre non mi ha detto granché. Mi ha detto solo che dovevo calciare in quella situazione. In realtà lui non mi dà tanti consigli. E anche io preferisco così. Mi lascia fare.”

Dopo aver mandato in onda un video del padre, il quale sembrava più emozionato di lui e che si complimentava per l'esordio del figlio, anche se ancora in un'amichevole, augurandogli di togliersi tante soddisfazioni nella sua futura carriera, gli viene chiesto se è difficile essere ‘figlio di…’:

“Secondo me è uguale. Poi, magari, dipende da persona a persona, però per me non fa tanta differenza. E se magari qualcuno pensa che gioco solamente perché sono il figlio di Pinzi, a me non interessa quello che dicono gli altri.”

Poi il discorso si proietta verso l'inizio di stagione con la squadra Primavera, bianconera:

“Siamo partiti bene: cinque vittorie e due pareggi. Peccato per i due punti persi contro il Como, che sulla carta doveva essere una partita semplice, però l'abbiamo sottovalutata. L'errore che non dobbiamo per arrivare alla sosta primi, soprattutto nelle cinque gare prima, dove affronteremo Brescia, Parma e Cremonese, tra le varie. Squadre forti.”

Un prospetto interessante per tutti che riesce a fare fare bene le due fasi e che se rimane umile come sembrerebbe essere, anche davanti le telecamere, allora può fare davvero tanta strada. 

Prima di concludere, un'osservazione fatta dal direttore di Udinese Tv e Sportitalia, nonché Presidente della Folgore Caratese, Michele Criscitiello, dove secondo lui i ragazzi della sua annata - 2003 - dovrebbero già giocare in Serie D. 

Un discorso che abbiamo già affrontato in un'ampia intervista ad uno degli esperti del nostro calcio, Evaristo Cola - LEGGI QUI - e che sembra essere sempre più attuale.

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