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UFFICIO STAMPA FOGGIA
UFFICIO STAMPA FOGGIA

Gianfranco Mancini è il responsabile del settore giovanile del Foggia da agosto 2021. Il suo arrivo nella squadra pugliese ha portata una ventata di novità e aria fresca per tutto il movimento del settore giovanile. Ha creato e sta portando avanti due progetti che riguardano le neuroscienze applicate al calcio, cercando di affiliare più società possibili alle sue idee e progetti. Il direttore ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni riguardo a queste cose, parlando anche di calcio giovanile in generale dalla Primavera al ‘problema’ stranieri e crescita dei nostri giovani. Ecco le sue parole:

Buongiorno Direttore, ci può parlare dei progetti che sta portando avanti con il Foggia?

“Abbiamo presentato in questi giorni due progetti che riteniamo importanti per la crescita e lo sviluppo del calcio nel settore giovanile. Da cinque mesi a questa parte stiamo sviluppando un metodo chiamato ‘il calciatore pensante’. Riteniamo che in questo momento il calcio va ad una velocità diversa e quindi i calciatori hanno bisogno di pensare velocemente e non solo di correre. Il primo metodo riguarda le neuroscienze applicate al calcio, creando un software che si chiama Responsive.”

Cosa è Responsive e cosa serve?

“Responsive non è altro che un software che ci fornisce dei dati sulla velocità di pensiero dei ragazzi. Ci permette di avere una valutazione mentale, oltre a quella tecnica. In campo serve risolvere i problemi più velocemente possibile. L'altro metodo è un progetto di affiliazione legato a Responsive".

La sua idea riguardo a questo progetto di affiliazione?

“Vogliamo portare a tutte le società dilettantistiche del nostro territorio, non solo in Puglia, ma anche estenderlo fuori, questo metodo di lavoro. Questo ci faciliterebbe a noi in primis nella scelta dei calciatori avendo già una valutazione del 20/30% di base oltre a quello che poi faremo noi. Questo progetto sta avendo grande risonanza e se ne sta parlando tantissimo".

Quante società hanno aderito per il momento?

“Abbiamo già 14 società affiliate a questo progetto, ma puntiamo ad allargarle nel breve periodo e vogliamo estenderlo anche ad altre regioni. L'obiettivo è quello di alzare il livello qualitativo dei giocatori che poi un domani potrebbero essere inseriti nel nostro settore giovanile. Non può essere un progetto a breve termine, perché bisogna svilupparlo sul campo. Mi aspetto di condividere questo tipo di idee e progetto con tantissime società".

L'obiettivo?

“Vogliamo lavorare per portare più qualità nella nostra Primavera, anche perché in prima squadra abbiamo mister Zeman che non ha paura a far giocare giovani talenti. Nel mercato di gennaio studieremo qualche profilo da inserire nella nostra Primavera per iniziare questo percorso insieme a noi”.

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Il campionato Primavera come strutturato ora è formativo?

“La mia idea è che la Primavera può avere uno sviluppo se si obbligano le società a far giocare 2004-2005. Mi spiego. Siccome vedo tante squadre con calciatori 2002-03 questo credo non abbia logica, perché questi ragazzi dovrebbero essere già nel calcio dei grandi anche in Serie D. Sono d'accordo sul fatto che non formi i giocatori per come è organizzata adesso. La nostra idea è questa e la porteremo avanti".

Le faccio una provocazione, come mai tutti gli addetti la pensano in questo modo ma non si fa nulla per cambiare le cose?

“Siamo in pochi quelli che hanno veramente voglia di cambiare questo sistema. Magari ai vertici non c'è gente che comprende questa necessità del calcio giovanile. Soprattutto, e ti faccio una provocazione a mia volta, se non limitiamo gli stranieri in Italia, i nostri giovani non cresceranno mai. Dobbiamo mettere da parte il business e lavorare sul territorio. Se continuiamo così tra dieci anni non avremo più calciatori per la Nazionale. E' normale che fuori la crescita di un giovane arriva prima. Inizia a fare sport già nelle scuole, in Italia forse riusciremo a metterlo quest'anno, ed è normale che gli stranieri in questi situazioni arrivano prima alla maturazione. Si vede la differenza. Ma tutto questo non aiuta la crescita del nostro calcio”.

In chiusura…

“Bisogna tornare a costruire i giocatori in casa. Cambiando metodologia e modo di fare calcio, non possiamo lavorare con metodi tradizionali quando il Mondo si sta evolvendo con tecnologie e altro. Dobbiamo adeguarci ad un Mondo che cambia e la parte più complicata è proprio perché è più facile copiare che iniziare qualcosa di proprio”.

Si ringrazia la società Foggia per la foto.

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