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Davide Quironi
Davide Quironi

Si preannuncia un estate intensa per la nazionale italiana. Gli azzurri di Spalletti saranno impegnati in Germania, dove sono chiamati a difendere il titolo europeo conquistato tre anni fa. Non solo la Nazionale dei “grandi”. Tra giugno e luglio infatti scenderanno in campo anche l'Italia U17 e U19, impegnate nei rispettivi europei di categoria. Davide Quironi, preparatore dei portieri delle nazionali giovanili, ha parlato ai microfoni di gazzettalucchese. Ecco le sue parole. 

Quironi, l'Europeo e l'Italia U17

La scorsa estate, Quironi ha partecipato alla spedizione dell'Italia U19 a Malta: “É stata un'esperienza molto formativa. Vincere l'Europeo, rappresentando l'Italia è qualcosa di unico. Oltre alla qualità, la forza mentale ha un peso specifico incredibile all'interno di questo sport. Il segreto di quella vittoria è stata l'intesa che si è creata sia dentro che fuori dal campo tra i singoli giocatori”. L'ex estremo difensore di Empoli e Lucchese, ricopre adesso il ruolo di preparatore dei portieri dell'Italia U17:Tra i pali, abbiamo la fortuna di avere due ragazzi molto interessanti. Pessina rispecchia l'identikit del portiere moderno. Longoni, classe 2008 e quindi sta giocando da sotto età, ha delle qualità importanti. Ne sentiremo parlare”. 

Davide Quironi
Davide Quironi - Credit: GAZZETTA LUCCHESE

Quironi, talento e l'importanza della gavetta

Secondo Quironi, sono due i motivi per cui in Italia i giovani non riescono a sfondare ad alti livelli: “Innanzitutto, i ragazzi non giocano più per strada o nelle parrocchie, ovvero quei luoghi in cui la fantasia e il talento possono essere espressi a 360 gradi.  Poi, va detto che oggi molte società non sanno aspettare i ragazzi del proprio vivaio”. Per un giovane è più utile giocare in Primavera o in un campionato minore? “A mio parere, per un giovane giocare in Serie C è molto più formativo di un'esperienza in Primavera. A 18 anni, un ragazzo ha la possibilità di sperimentare il calcio dei grandi e di maturare prima”. L'esempio proposto non è casuale: “Basti pensare a Carnesecchi, portiere che ho allenato durante la mia esperienza con l'Italia U18. Un ragazzo che ha fatto la gavetta e che poi anno dopo anno è riuscito ad imporsi, conquistando poi un posto da titolare nell'Atalanta. In Italia abbiamo la fortuna di avere una delle scuole di portieri tra le più interessanti in assoluto. Dall'altra parte, la presenza nelle prime squadre di tanti stranieri limita in parte la loro crescita". 

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