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Italia U17 alla prova… Mondiale: tutti gli “azzurrini” pronti ad alzare il livello

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Italia U17

Italia U17, cosa ci ha detto la prima uscita ai Mondiali

Prendiamo in prestito una delle massime più famose nel linguaggio cinematografico: all’esordio nel Mondiale di categoria, Massimiliano Favo ha potuto esclamare un sonoro “buona la prima”, riferendosi alla sua Italia U17. Un successo non scontato come poteva sembrare alla vigilia, contro i padroni di casa (nonché organizzatori del torneo) e con un risultato nella sostanza aperto fino alle battute finali. Questo primo tassello però, ci restituisce l’ambizione da parte degli “azzurrini” di costruire un mosaico vincente, in cui tutti i pezzi siano al proprio posto. Ecco tutte le indicazioni da raccogliere dopo la sfida contro il Qatar, nei princìpi di gioco e soprattutto negli interpreti chiamati ad alzare il livello.

Un sistema di gioco coraggioso

La prima chiave di lettura riguarda la ricerca, da parte di Favo, di un undici che assomigli da vicino ad una sua creatura, plasmata dalle sue idee e in funzione di esse. Propensione offensiva, voglia di riaggredire andando fortissimo sul portatore di palla; infine, l’inclinazione verso la fantasia al potere, con tanti creativi in campo a convivere e dividersi compiti e spazi. Nel 4-3-1-2 dell’Italia all’esordio Mondiale, Luongo parte come interno di centrocampo, mentre sulla trequarti galleggia Inacio, con due punte leggere e straordinariamente diverse tra loro. Lontani, con la sua andatura dinoccolata e quelle giocate capaci di illuminare in un attimo; infine, Elimoghale, potenza ed esuberanza atletica per cercare anche gli spazi dietro la linea difensiva. Una rilettura del tipico “albero di natale”, struttura entrata nell’immaginario collettivo del nostro calcio nel primo decennio degli anni duemila.

Pensiero che può in ogni caso essere modellato a seconda dei momenti della partita: infatti, nell’ultima mezz’ora entrano Campaniello per dare sostanza e centimetri, e Maccaroni come aggiustamento tattico a centrocampo. Concetti chiari, forti e interessanti anche come possibile riproposizione con interpreti diversi. Dalla panchina scalpitano le seconde linee, per una Nazionale che ha tanto talento ancora da mostrare al mondo.

Italia U17, gli “azzurrini” chiamati al salto di qualità

I primi segnali dei leader carismatici e tecnici

Se la prima tappa è stata un antipasto corposo e deciso, quasi un’anticipazione di quei temi che potremmo rivedere nei prossimi incroci, è ancora in via di definizione l’impatto che i leader di questo gruppo avranno sul Mondiale. Per ora, l’ago della bilancia è stato Samuele Inacio: ce lo aspettavamo, ma il fantasista del Dortmund ha bussato subito alle porte della competizione, con il primo timbro dopo soli 19 minuti. Movimento in profondità dettato coi tempi giusti, e quella capacità di aprire il piattone sentendo la porta ma non avendo mai il contatto visivo diretto con i pali: un concetto tecnico da “9” nel corpo di un “10” che sa vivere la trequarti come pochi altri in questo torneo (forse, concedeteci un po’ di sfacciataggine, come nessuno).

Menzione d’onore anche per chi quel passaggio glielo ha recapitato: un invito a nozze, un pallone confezionato da Benit Borasio, che ha messo anche il fiocco su un regalo soltanto da scartare. Per il capitano anche tante buone letture difensive e un clean sheet come iniezione di fiducia.

Chi deve ancora brillare

Deve invece salire in cattedra Alessio Baralla: è il nostro metronomo, l’indicatore della temperatura della prima costruzione, ma nella prima uscita si è limitato ad un lavoro ordinato ma fin troppo scolastico per un giocatore con quella profondità di campo e con quella gestione dei tempi. Luongo invece ha dato qualche sgasata qua e là, vivendo di strappi in una prima partita che gli serviva come rodaggio per mettersi in moto.

In avanti invece c’è ancora tanto potenziale inespresso: Lontani ed Elimoghale devono ancora prendersi le contromisure, lasciandosi i giusti riferimenti nell’attacco alla profondità e nella partecipazione alla manovra offensiva. Occhio invece ad Antonio Arena, variabile impazzita che può incendiare la proposta di gioco anche a partita in corso: il 2009 ha giocato soltanto una decina di minuti all’esordio, ma la sensazione è che con le sue fiammate possa essere utile anche in una finestra temporale più consistente.

Il nostro centesimo invece va su due nomi che al momento scaldano meno, ma che potrebbero travestirsi da underdog preziosissimi nell’economia del torneo. Mambuku sarà fondamentale coi suoi strappi sulla catena di sinistra, mentre Campaniello offre un opzione più di presenza fisica, per un attacco chiamato ad attaccare quelle difese più rocciose che sicuramente gli azzurrini incroceranno nella propria strada.

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