Nazionali Giovanili
Borasio, da Kinshasa fino alla maglia azzurra. Una storia di riscatto e sacrifici: “Pogba il mio idolo assoluto”
In conferenza stampa, in casa Italia U17 ha parlato il difensore Benit Borasio a poche ore dall’esordio agli Europei in Albania.

In conferenza stampa, in casa Italia U17 ha parlato il difensore Benit Borasio a poche ore dall’esordio agli Europei in Albania
Da Kinshasa all’Europeo Under 17 in Albania. L’Italia U17 allenata dal commissario tecnico Massimiliano Favo potrà contare su Benit Borasio, difensore classe 2008 della Juventus. In conferenza stampa, il giovane ha espresso la propria emozioni di vestire la maglia azzurra.

Benit Borasio. Credit: Leonardo Bartolini
L’intervista a Borasio
“Indossare la maglia azzurra – confessa emozionato – significa rappresentare il mio Paese. Un’emozione unica, che gratifica tutti i sacrifici e gli sforzi fatti fino a oggi”. In questa stagione Borasio ha già collezionato nove presenze con l’Under 17, per un totale di 655 minuti giocati. Con la Juventus Under 17, allenata da Matteo Cioffi, è diventato un punto fermo: 22 apparizioni in campionato, 1.685 minuti sul campo e la vittoria del Girone A con 57 punti, che ha assicurato l’accesso diretto ai quarti di finale, dove ad attenderli c’è il Cagliari.
Ma prima della Juve, c’è stata una trafila di crescita silenziosa. Dopo il trasferimento in Italia, Borasio ha mosso i primi passi nell’Auxilium Monterosa, realtà della periferia torinese. Un anno e mezzo per ambientarsi, poi il salto al Torino, dove ha trascorso quattro stagioni fondamentali per la sua formazione calcistica. Infine, la chiamata della Juventus. Una parabola che, a dispetto della rivalità cittadina, per lui ha significato solo una cosa: evolversi.
Gli idoli Pogba e Zidane
Cinque anni in bianconero lo hanno forgiato, ispirandolo a modelli precisi. “Mi piace da sempre la cattiveria agonistica di Sergio Ramos”, racconta. Ma accanto alla grinta dello spagnolo, Benit ammira anche l’eleganza e la visione di gioco: “Andrea Pirlo è un professore”. I sogni, però, hanno anche un volto: “Il mio idolo in assoluto è Paul Pogba”. E sebbene non abbia mai avuto l’occasione di vederlo giocare dal vivo, un altro nome campeggia tra i suoi riferimenti: “Zinedine Zidane”.
Il percorso di Borasio ha i tratti di una sceneggiatura da cinema. Da Kinshasa, dove il pallone era un’idea più che un oggetto reale, a Torino, dove ha scoperto cosa significhi davvero giocare. “Avevo poche cose e pochi amici”, racconta della sua infanzia in Congo. Poi, l’arrivo in Italia e l’inizio di un’avventura concreta, fatta di allenamenti, disciplina e sogni che iniziano a prendere forma. La famiglia che lo ha accolto ha avuto un ruolo centrale nel suo cammino. Il padre, Roberto, è avvocato. La madre, Barbara, ex avvocato oggi attiva nell’azienda di famiglia. E una sorella maggiore, Anna. Ma in casa, sorride Benit, “lo sportivo più importante sono io”. Una frase detta senza arroganza, solo con consapevolezza. Perché il talento, da solo, non basta. Serve volontà. E lui, quella, non l’ha mai fatta mancare.
Ora lo attende l’Europeo Under 17. Il debutto è fissato per martedì 20 maggio alle 20:30, allo stadio ‘Niko Dovana’ di Durazzo, contro la Repubblica Ceca. I campioni in carica contro chi sogna di esserlo. E per Benit sarà molto più che una semplice partita. Ogni volta che entra in campo, porta con sé un bagaglio fatto di esperienze e identità: la polvere di Kinshasa, il rigore di Torino, il metodo juventino. Porta con sé le sue radici africane e il suo presente europeo. E quella maglia azzurra che non è solo un simbolo, ma un destino. La storia, la sua storia, è appena cominciata. E forse, un giorno, su quella stessa strada polverosa di Kinshasa, un altro bambino rincorrerà un pallone con lo stesso sogno. Diventare il nuovo Benit Borasio.
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