Nazionali Giovanili
Gravina: “Le Under sentono di più la maglia azzurra”
Il presidente FIGC Gravina parla del valore della maglia azzurra: Spalletti lascia e le Under mostrano il vero spirito della Nazionale.

Il presidente FIGC Gravina parla del valore della maglia azzurra: Spalletti lascia e le Under mostrano il vero spirito della Nazionale
Nel giorno in cui Luciano Spalletti ha annunciato, visibilmente amareggiato, di essere stato sollevato dall’incarico di commissario tecnico della Nazionale maggiore alla vigilia della sfida contro la Moldavia, l’intervento di Gabriele Gravina dal palco del Festival della Serie A assume un valore quasi simbolico. Un discorso che va oltre le circostanze, toccando le corde profonde dell’identità calcistica italiana. “La maglia azzurra non è un colore, è un’eredità”, ha detto il presidente della FIGC. “E questo dobbiamo far capire ai ragazzi. È un’eredità storica. Quando indossi quella maglia porti addosso il peso, l’orgoglio di milioni di cittadini. Ed è una maglia che non ti appartiene, te la prestano”.

Gabriele Gravina
Gravina e la visione culturale dell’Italia
Parole forti, in un momento in cui l’azzurro della Nazionale sembra scolorire sotto il peso di scelte tecniche discutibili, cicli incompiuti e una generazione di giocatori mai davvero esplosa. L’esonero di Spalletti, figlio di una difficoltà oggettiva (anche se non è tutta colpa sua) e di prestazioni opache, è solo l’ultimo tassello di un mosaico che negli ultimi anni ha alternato gloria e frustrazione, spesso senza una direzione chiara.
Ma Gravina, con quel passaggio, sembra spostare lo sguardo più in là, lontano dal contingente e più vicino a una visione culturale del calcio: la maglia come simbolo, come testimone che passa da generazione a generazione. “Quella maglia te la prestano i bambini che ti guardano perché sognano di indossarla, te la prestano quelle persone che quando cadi vogliono vedere nei tuoi occhi la voglia di volerti rialzare. Quando la indossi sei un popolo. Se noi non facciamo capire questo…”. Quello che Gravina vuole trasmettere è un concetto di responsabilità collettiva. Non solo dei giocatori, ma della federazione, dei dirigenti, dei tecnici, dell’intero movimento. E qui si apre un fronte cruciale: quello del vivaio.
Le Under azzurre sono il simbolo
“Nelle Under si sente molto di più la maglia azzurra”, ha detto con convinzione. Un’osservazione che trova riscontro nei risultati delle Nazionali giovanili italiane, spesso protagoniste a livello internazionale: l’U17 reduce da un ottimo Europeo, l’U19 che da anni produce talenti in rampa di lancio, l’U20 vice campione del mondo, e ora l’U21, attesa alla prova della maturità.
C’è un’Italia giovane che vive la maglia come simbolo, che ancora la desidera, la sogna, la rispetta. Giovani che “vogliono mettersi in mostra”, sì, ma lo fanno attraverso il senso di appartenenza, il sacrificio, la voglia di crescere. È lì che Gravina intravede un barlume di futuro. Non a caso ha insistito: “Hai il dovere di onorarla”.
Dalle scelte alle critiche: ora il flop non è più tollerabile
Tuttavia, queste parole si scontrano con la realtà delle scelte federali degli ultimi anni, spesso al centro delle critiche. In molti, dopo il flop della Nazionale maggiore, iniziano a chiedere conto anche a Gravina: dalla gestione del post-Mancini al mancato ricambio generazionale, fino alla fiducia a tempo determinato data a Spalletti. Un progetto senza continuità e senza vera identità. Ma il presidente FIGC si difende spostando l’attenzione sull’aspetto valoriale.
È come se volesse dire: se falliamo nei risultati, non possiamo permetterci di fallire nella trasmissione del senso di ciò che rappresentiamo. In questo senso, le Under sono forse l’ultimo baluardo. Non solo per la qualità dei giocatori, ma per l’intensità con cui vivono la maglia. Il problema, però, è capire perché questo spirito si disperda nel passaggio all’età adulta. Perché quella fiamma si affievolisca nel professionismo, nella Serie A delle bandiere svanite, nei club che raramente danno spazio ai giovani italiani.

Gabriele Gravina
L’appello di Gravina
Il discorso di Gravina non è una difesa. È, semmai, un appello. A rimettere al centro la maglia. A renderla di nuovo un premio, non un diritto. Un simbolo, non un accessorio. E forse, in quel passaggio sulle Under, c’è anche una proposta implicita: guardare a loro, ai ragazzi, non solo come riserva tecnica, ma come risorsa culturale. Perché là dove si sente di più l’azzurro, forse c’è ancora un’Italia che può rialzarsi.
In fondo, lo aveva detto anche lui: “Quando cadi, la gente vuole vedere nei tuoi occhi la voglia di volerti rialzare”. Ora è il momento. E stavolta, rialzarsi significa ripartire dai fondamentali: identità, senso di appartenenza, formazione. E, soprattutto, quella maglia che “non ti appartiene, ma ti viene prestata”. Una maglia che, per troppo tempo, è sembrata solo un colore.
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