Nazionali Giovanili
Italia U21, Camarda: “La Nazionale è il sogno di ognuno di noi. Mi ispiro tanto a Ibrahimovic”
Francesco Camarda si confessa: dagli inizi nel Milan, al presente nel Lecce fino ai sogni con l’Italia U21 e la Nazionale maggiore.
Francesco Camarda si racconta dal ritiro dell’Italia U21
Francesco Camarda è un nome che nel calcio italiano riecheggia ormai da anni, nonostante la sua carta d’identità continui a raccontare un’età sorprendentemente giovane. Da quando aveva appena 15 anni ha collezionato record di precocità, etichette, paragoni ingombranti e aspettative che spesso pesano più delle gambe di un ragazzo ancora in crescita. Dietro quell’aura da predestinato c’è però sempre stato un ragazzo normale, educato, riservato, concentrato sul campo e lontano dal rumore che lo circonda.
Oggi, trasferitosi al Lecce per un nuovo capitolo della sua carriera, Camarda sembra aver trovato lo spazio ideale per crescere senza fretta, ritrovando la leggerezza del gioco e il gusto della sfida quotidiana. A pochi mesi dal compimento dei 18 anni, vive questo percorso esattamente per quello che è: un sogno, fatto di lavoro, sacrifici e passione autentica, senza lasciarsi condizionare da ciò che gli altri pensano o pretendono da lui. Ed è proprio con questo spirito che si è raccontato in esclusiva a Generazione Azzurra per Vivo Azzurro TV, parlando con sincerità, maturità e una sorprendente lucidità per la sua età. Di seguito, le parole di Francesco Camarda.
Le parole di Camarda
Sugli inizi calcistici: “Ho iniziato a giocare a quattro anni in una squadra vicina al mio quartiere, la Forese. Quando ci ripenso e guardo a dove sono ora, questo mi dà motivazione e orgoglio. Devo e dovrò tutto alla mia famiglia, hanno fatto grandi sacrifici per me, come il trasferirsi quest’anno a Lecce. Quando ho esordito a San Siro con il Milan contro la Fiorentina mia mamma si è messa a piangere, perché era come se fosse in campo con me e il mio sogno l’avesse esaudito anche lei”.
Sul percorso azzurro: “Ho iniziato in Under 15, la prima convocazione fu con la Slovenia e segnai anche. Capii subito l’importanza della maglia azzurra, fu una bellissima emozione. Sono passato dall’Under 16 con Zoratto, per poi salire quasi subito in Under 17 con mister Favo. Fra noi si è creato un bel rapporto e ancora adesso ci sentiamo. Abbiamo vinto quel bellissimo Europeo: si era creato un clima fantastico di fiducia fra noi e lo staff. Poco dopo ho giocato anche l’Europeo Under 19 con mister Corradi e uscimmo in semifinale con la Spagna, un vero peccato perché anche lì potevamo andare in fondo”.
Sull’Under 21: “Siamo un gruppo molto forte e unito. Ci troviamo proprio bene insieme e in campo si vede: quando c’è da essere seri siamo seri, ma fuori dal campo siamo come una famiglia. I gol arrivano per merito della squadra e del mister: nessun attaccante può segnare se i compagni non lo mettono nelle condizioni di farlo. Nazionale maggiore? Spero un giorno possa arrivare, è il sogno di ognuno di noi”.
Sul calcio dei grandi e l’idolo Ibra: “Quando ti trovi in campo con quelli più grandi devi aumentare forza fisica e mentale. Fin qui sono riuscito sempre ad adattarmi abbastanza bene ai ritmi, ma un conto è farlo quando hai 13 anni e giochi con quelli di 15, un conto è farlo ora a 17 in Serie A con uomini di 30 anni. Serve uno sforzo importante per adeguarsi ai tempi di gioco. Ibrahimovic? Mi ispiro tanto a lui, a ciò che ha vissuto, alla carriera che ha avuto. È stato uno dei più forti al mondo, ha fatto la storia del calcio”.
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